Economia in accelerazione e America più attraente nelle scelte di investimento: dopo le elezioni USA, queste sono le principali reazioni dei gestori di fondi globali, sondati da Bank of America tra l’1 e il 7 novembre. Se a ottobre il 10% netto dei gestori intervistati (179 con 503 miliardi in gestione) prevedeva un indebolimento dell’economia globale, nel post-elezioni il risultato si è ribaltato, con un 23% netto che ora si aspetta una crescita più sostenuta. Il dato è ancora più evidente se si considera la sola economia statunitense: ad anticipare un’accelerazione economica è ora il 28% netto dei gestori, mentre a ottobre il 22% netto riteneva che avrebbe rallentato. Contestualmente, le aspettative di un’inflazione più alta aumentano drasticamente, raggiungendo i massimi dall’agosto 2021. Nella visione dei gestori di fondi, l’effetto-Donald Trump dovrebbe quindi rispettare il copione che prevede un surriscaldamento economico, sostenuto da un maggiore deficit pubblico e politiche favorevoli agli affari delle grandi imprese.
Questo spiega il più deciso sovrappeso in portafoglio per le azioni americane, dichiarato ora dal 29% netto dei gestori globali: un livello di fiducia tanto alto nel potenziale di Wall Street non si vedeva dall'agosto 2013.
Tra le tendenze emerse dalle interviste condotte dopo le elezioni americane, spicca anche la percezione che le società a piccola capitalizzazione supereranno le performance di Borsa dei colossi large cap: lo afferma una maggioranza netta di gestori, passata dal 6% di ottobre al 35% attuale.
Coerentemente, la maggioranza relativa dei gestori crede che l'indice vincente in termini di performance sarà il Russell 2000 (35%), seguito dal Nasdaq (28%) e dall'MSCI Emergenti (15%).
Per quanto riguarda il fronte obbligazionario, le aspettative più ottimistiche sull'andamento dell'economia spingono i gestori ad aumentare la fiducia sugli emittenti a basso rating: i bond high yield sono preferiti rispetto a quelli investment grade dal 41% dei gestori, contrariamente a quanto emerso dal sondaggio BofA di ottobre.
Con l'ipotesi di tassi d'interesse elevati più a lungo, strettamente collegata a un'economia in espansione e inflazione in crescita, cala l'interesse per il settore immobiliare: l'allocazione netta dei gestori globali ha aumentato il sottopeso dal -3% al -12%.
Il quadro generalmente ottimista che attualmente caratterizza le opinioni degli investitori potrebbe essere vulnerabile ai seguenti rischi, in ordine di priorità: un aumento disordinato dei rendimenti obbligazionari (identificato come il principale rischio dal 50% dei gestori), seguito da una possibile guerra commerciale globale (35%).
Gestori europei, più ottimisti sull'economia
I gestori europei condividono parzialmente l'esuberanza dei loro colleghi di altre regioni. Lo scenario economico più ottimista, che prevede un'assenza di rallentamenti della crescita (“no landing”), è considerato il più probabile dal 25% degli intervistati (contro il 14% di settembre), con una crescita stabile, anche se stagnante, prevista dal 59% (rispetto al 10% di settembre). Si tratta di un netto miglioramento rispetto all'ipotesi predominante di due mesi fa, che vedeva un'economia europea in via di indebolimento (13% rispetto al 65% di settembre).
Sale dal 76% all'84% la quota di gestori europei che prevede un rialzo delle azioni del Vecchio Continente nei prossimi 12 mesi, e un 25% netto dei gestori preferisce le azioni a piccola capitalizzazione rispetto alle large cap.
Per quanto riguarda i settori, nonostante l'automotive rimanga il comparto più sottopesato in portafoglio, è stato inserito con maggiore convinzione. Tuttavia, l'esposizione più elevata si registra nel settore healthcare, seguito dal comparto assicurativo.
Infine, la Borsa italiana guadagna apprezzamento nell'orizzonte a 12 mesi, classificandosi come la terza più apprezzata dai gestori europei, dopo Madrid e Londra, mentre Parigi si trova in coda.