Improvvisamente, le Borse cinesi hanno preso il largo. Proprio quando la fiducia dei gestori di fondi verso la Cina aveva raggiunto il suo punto più basso da tre anni, nel giro di poco più di una settimana Hong Kong è diventata la quinta Borsa più performante al mondo da inizio anno, con una performance del 22,9%. L’indice più importante per valutare l’interesse degli investitori internazionali sul mercato azionario cinese ha scavalcato l’indice S&P 500, avendo davanti solo Turchia, Taiwan, Ungheria e Nasdaq. Nella mattinata italiana del 27 settembre, la Borsa ha registrato una crescita notevole. Solo nell’ultima settimana l’Hang Seng ha guadagnato il 13%, mentre il Csi 300, l’indice che include anche le maggiori società della Cina continentale, ha segnato un +15%, riportando questo indice ai massimi da circa un anno, con una performance superiore al 9% nel 2024.
La settimana degli stimoli cinesi, in breve
A guidare questa sterzata sono stati i nuovi stimoli monetari adottati dalla banca centrale cinese (Pboc) e nuovi interventi governativi. Nell’ultima settimana, la Pboc ha dichiarato che taglierà i tassi di interesse e ridurrà la riserva obbligatoria per le banche. Al pacchetto si aggiungono riduzioni dei tassi di interesse sui mutui esistenti e un abbassamento della quota di anticipo per l’acquisto di seconde case. Sul fronte politico, i leader cinesi hanno espresso la volontà di utilizzare “la spesa fiscale necessaria” per riportare l’economia verso l’obiettivo di crescita annuale del 5% e stabilizzare il settore immobiliare. Un’ultima indiscrezione, pubblicata da Reuters giovedì sera, ha anticipato un piano in lavorazione attraverso il quale la Cina intende emettere titoli sovrani speciali per circa 2mila miliardi di yuan (284,43 miliardi di dollari) quest’anno, il che rappresenterebbe un nuovo stimolo di spesa pubblica per incrementare i consumi e aiutare i governi locali a gestire i loro problemi di debito.
Analisti ancora freddi sulla Cina
Non era la prima volta che nuovi stimoli imprimono un rimbalzo alle azioni cinesi nel corso del 2024, e una prima “resurrezione” dell’Hang Seng pareva di averla già vista a maggio – una fiammata che si è poi spenta nei mesi successivi. Fino a pochi giorni fa. La gran parte degli analisti continua ad avere dubbi sulla capacità che questi stimoli possano porre le basi di un recupero economico in grado di far davvero ritornare denaro a lungo termine sui mercati azionari cinesi. “Sebbene l’ampio pacchetto a sostegno dell’economia, del comparto immobiliare e del mercato azionario sia un passo nella giusta direzione, potrebbe non essere ancora all’altezza dello stimolo ‘bazooka’ necessario per invertire la tendenza”, ha dichiarato a We Wealth il market analyst di eToro, Gabriel Debach. “In questa fase, ciò che conta di più per l’economia è la domanda, e ritengo che misure fiscali più incisive sarebbero molto più efficaci della sola politica monetaria nel rilanciarla”, ha aggiunto l’analista di eToro. “Mi aspetto che il governo cinese introduca nuove politiche fiscali mirate a sostenere ulteriormente la domanda. Rafforzare la spesa pubblica in settori strategici e incentivare il consumo interno potrebbero essere chiavi per una ripresa più robusta e sostenibile”.
Il taglio di 50 punti base ai costi di finanziamento dei mutui in essere messo in campo da Pechino è “la cosa più vicina a un trasferimento fiscale per le famiglie” che abbiano finora adottato le autorità cinesi, ha affermato Robert Gilhooly, Senior Emerging Markets Economist di abrdn, per il quale non sembrano all’orizzonte altre misure “per affrontare il problema degli appartamenti non completati, per cui è necessario che qualcuno (governo locale o centrale) si faccia carico di un costo fiscale sostanziale”. Nel complesso, è probabile che la spesa delle famiglie rimanga limitata, dal momento che il valore delle loro abitazioni, comunque, è crollato.
Anche per Mark Dowding, Fixed Income Cio di RBC BlueBay AM, l’allentamento della politica monetaria e delle restrizioni per l’acquisto di immobili è stato “ben accolto” grazie alla “sensazione che lo stesso Xi [Jinping] stia cercando di dare priorità alle misure per stimolare l’economia”. Tuttavia, ha aggiunto: “Riteniamo che sia giusto rimanere più pessimisti sulla Cina in una prospettiva di medio termine”.
La quantità di stimoli che ha colpito positivamente i mercati “segnala un crescente malessere a Pechino dopo una serie di numeri deludenti sull’andamento del mercato azionario, situazione del lavoro, crescita economica e inflazione”, ha commentato il senior market strategist di IG Italia, Filippo Diodovich. “Riteniamo che le misure di sostegno senza radicali riforme strutturali non siano in grado di rilanciare nel lungo periodo l’economia cinese, caratterizzata dalla grave crisi del mercato immobiliare, dal peggioramento dei rapporti commerciali, dalla dipendenza dalle esportazioni e dalla domanda esterna, dalla debolezza del mercato interno, dal rallentamento della crescita demografica e dall’elevato indebitamento”, ha concluso l’analista di IG Italia, “un pacchetto una tantum può portare rialzi significativi nel breve periodo sui mercati azionari, ma non di lungo termine”.