La finanza di investimento negli ultimi anni sta ricoprendo un ruolo sempre più centrale nel mondo vitivinicolo, posizionandosi come volano delle operazioni di M&A eseguite con l’obiettivo di creare valore per le aziende del
vino made in Italy. Anche negli ultimi mesi sono arrivati diversi indizi in tal senso, che lasciano ben sperare per un ulteriore sviluppo del settore finanziato da società di private equity. Molti i nomi delle società di investimento protagoniste del newsflow collegabile al mondo wine tricolore, sia di natura puramente finanziaria sia con una forte anima imprenditoriale: Clessidra Private Equity, Saibot, che è il veicolo di investimenti dell’imprenditore Alessandro Benetton, Red Circle Investments dell’imprenditore Renzo Rosso, White Bridge Investments, LBO France, Bc Partners e Bain Capital, tanto per citare i più attivi. Una fotografia delle operazioni dell’ultimo anno può aiutare a comprendere la grandezza del fenomeno.
Il prodotto pregiato seduce gli investitori professionali
Che sempre più società di investimento si interessino al business vino non sorprende di certo di fronte ai numeri robusti che il settore esibisce nel mondo e in particolare in Italia. Soprattutto per quanto riguarda il vino pregiato, oggetto negli ultimi anni di una sorta di boom, ormai primo asset di investimento per crescita da parte dei “super ricchi”, a loro volta anche spesso investitori dei fondi di private equity più attivi nel vino. Secondo il Knight Frank Luxury Investment Index il vino pregiato ha segnato +16% sul 2021 e +137% in 10 anni. E se si guarda all’indice Liv-ex 100, misura dell’andamento dei vini pregiati in Europa, si osserva un rally del +23% nel 2021. Un successo così commentato da Luigi Sangermano, imprenditore del lusso e ad di Laurent-Perrier Italia: “Stiamo parlando di un mercato sicuro, poco volatile e con un grande potenziale di rendimento che non risentirà delle problematiche legate al tragico conflitto tra Russia e Ucraina”. Il tutto potrà poi trovare nuovo potenziale di crescita con un nuovo impulso agli investimenti rivolto al mercato delle bottiglie e degli asset vitivinicoli in forma di Nft su blockchain.
La regia dei private equity
Uno dei protagonisti dell’attivismo dei fondi di private equity in Italia nel 2022 in questo settore è stato Clessidra Capital Partners 3 tramite il gruppo Argea, polo del vino creato dallo stesso fondo di private equity con l’integrazione di Botter e Mondodelvino. Proprio con la supervisione di Clessidra, Argea lo scorso ottobre ha siglato un accordo per l’acquisizione dell’azienda vitivinicola abruzzese Cantina Zaccagnini, confermando così la propria strategia di avere l’ambizione di creare un acceleratore che possa portare il vino italiano nel mondo. Nel comunicare questa operazione, Andrea Ottaviano, amministratore delegato di Clessidra, aveva commentato: “Poco più di un anno fa Clessidra ha lanciato il progetto “Vino Italiano nel Mondo. Oggi non è più solo un progetto ma il più grande esportatore di vino italiano. Il nuovo nome Argea serve per raccogliere in una casa unica tutti i nostri prodotti. Argea è professionalità, ricerca della qualità e dell’innovazione”.
Sempre a Clessidra negli scorsi mesi era stato associata una trattativa per acquisire Cdz Vini, azienda del Monferrato, nota per la produzione di Moscato d’Asti e Barolo.
Capitali privati di storici imprenditori
A fianco degli operatori di private equity come Clessidra sono ri- sultati molto attivi alcuni veicoli di investimento associati a grandi imprenditori. Un primo esempio è firmato Alessandro Benetton che con la sua srl personale Salbot ha rivolto l’attenzione nel corso del 2022 all’enogastronomia. Prima, a maggio, ha creato la propria società agricola, Luceb, poi ad agosto ha dato vita tramite The Street, partecipata al 51% sempre con Saibot, alla srl Vite Boutique Gastronomica. Luceb ha come missione la produzione di vino, mentre la seconda società lanciata da Alessandro Benetton si concentrerà sull’attività di ristorazione del Treviso Arts District (Tad), distretto polifunzionale posizionato all’interno di un’ex area industriale dedicato alla creatività contemporanea e al food di cui sono soci sempre la Saibot di Benetton e l’imprenditore Davide Vanin. Il 5% è di proprietà di Simone Selva, lo chef stellato che guida il ristorante gourmet Vite all’interno di Tad, e il restante 34% fa capo a Mauro Benetton, fratello di Alessandro che ha investito tramite la propria srl Mb.
Capitali privati sono stati investiti nel settore enoico durante gli ultimi 12 mesi anche dall’imprenditore Francesco Illy. Uscito dalla holding di famiglia cedendo il proprio 20% ai fratelli Anna, Riccardo e Andrea in un’operazione che ha poi visto il fondo di private equity Rhone Capital diventare azionista di minoranza di Illycaffe, Francesco ha scelto di concentrarsi sul mondo del vino, comprando da Polo del Gusto, la subholding del gruppo triestino Illy nata nel 2019 per raggruppare tutte le attività extra caffè, la cantina Mastrojanni di Montalcino.
Il vino è sempre più Rosso
Nell’ultimo trimestre del 2022 è stato protagonista della finanza di investimento “private” anche Red Circle Investments, il veicolo di investimento dell’imprenditore Renzo Rosso. Secondo il Sole24Ore, la società di investimento ha sottoscritto un accordo vincolante per l’ingresso nella storica cantina della Doc Etna Benanti Viticoltori. Si è di fatto aggiudicata una partecipazione di minoranza qualificata nella società capofila del Gruppo Benanti, intorno al 40%. Come riportato anche da Aifi, questa nuova acquisizione è la più recente tra quelle già perfezionate da Red Circle Investments nel settore vinicolo d’alta gamma, tra cui nel 2020 quella che ha visto l’acquisto di una partecipazione rilevante in Masi agricola.
Nuovi investitori offresi
Nel corso del 2022 ci sono stati anche diversi nomi di fondi di investimento private che hanno provato ad affacciarsi sul mondo italiano delle aziende vitivinicole. Uno di questi è White Bridge Investments, nuovo a investimenti nel settore wine in Italia, a cui è stata associata la notizia di un suo interesse per una quota di controllo in Tenuta Ulisse, cantina abruzzese in provincia ei Chieti che sarebbe stata valutata dal fondo 43 milioni di euro. Il 60% dei ricavi della cantina arriva dai mercati esteri. È stato riportato che il moltiplicatore applicato per determi- nare il valore dell’azienda sarebbe di circa 10 volte l’ebitda.
Operazioni di buyout da premiare
Gli investitori private che puntano sul vino sono stati tra i protagonisti persino al Premio Claudio Dematté Private Equity of the Year, dove sono arrivati in finale 20 operazioni, da cui sono stati poi selezionati a metà dello scorso dicembre i nomi dei vincitori. Un palcoscenico di tutto rispetto visto che nella diciannovesima edizione del premio, quella di fine 2022, sono stati coinvolti AIFI, insieme al main partner Intesa Sanpaolo, con il supporto di EY e con la partecipazione di Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore, SDA Bocconi e Borsa Italiana. Ebbene, tra le 20 operazioni selezionate come finaliste dalla giuria presieduta da Innocenzo Cipolletta e realizzate da 19 investitori di private equity e venture capital, è rientrata anche quella firmata dal fondo di private equity LBO France per l’operazione Vetroelite. Quest’ultima è una società che progetta e distribuisce packaging in vetro speciale innovativo e di alta gamma a cominciare dai comparti spirits e vino. Si è trattato di un’operazione di Buy Out, definizione che indica operazioni di acquisto di una quota di maggioranza o totalitaria dell’impresa da parte dei fondi di private equity in affiancamento con il management e operazioni di replacement.
Focus sui business alternativi: etichette e tappi
Ma non tutto quello che gira attorno agli investimenti nel vino ha come oggetto il vino stesso. I settori coinvolti nel wineinvesting sono molti. Come quello dei fornitori delle aziende agrivinicole tra cui gli etichettatori. E se i numeri ci dicono che il settore vino in Italia gode di ottima salute e evidenzia una crescita nonostante il retrogusto amaro lasciato – ma ormai sempre più sfumato – della pandemia, non stupisce il gran fermento di M&A anche in questo comparto specifico, anche a livello transnazionale. Una delle notizie più importanti in questo ambito allargato del vino ha visto protagonista il gruppo Fedrigoni, che vede tra gli azionisti il private equity Bc Partners a fianco di Bain Capital. Nel 2022
ha infatti firmato un accordo con Papeterie Zuber Rieder, azienda specializzata nelle carte premium per etichette di vini e liquori.
Un altro esempio di M&A transnazionale nel settore vino in senso allargato ha visto sotto i riflettori l’italiana Guala Closures, società specializzata in tappi e chiusure controllata da Investindustrial, fondo di private equity e società d’investimento guidata da Andrea Bonomi. Guala ha raggiunto un accordo per acquisire Labrenta rafforzando la propria presenza nel segmento delle chiusure luxury. Questa è un produttore storico di chiusure personalizzabili per liquori, vino, olio, aceto e birra. L’azienda, nata come produttrice di sughero naturale per il mercato vinicolo italiano, con 30 milioni di euro di fatturato attesi nel 2022, ha prodotto e venduto chiusure a circa 800 clienti in 70 Paesi e ha stabilimenti in Italia, Brasile e Messico oltre a una presenza commerciale negli Stati Uniti.
(articolo tratto dal magazine We Wealth di febbraio)