L’esposizione di UniCredit su Commerzbank potrebbe non fermarsi alla quota del 9%, annunciata a sorpresa l’11 settembre, ma diventare una vera e propria scalata. Lo ha confermato l’ad della seconda banca italiana, Andrea Orcel, a Bloomberg: “Le conversazioni su una fusione e acquisizione o un’ulteriore combinazione sono in cima” alle attuali discussioni riguardanti la partecipazione, “possiamo impegnarci in modo costruttivo per vedere se tutti vogliamo creare qualcosa di più del semplice valore che può essere creato da Commerzbank da sola“.
Il timore non è tardato a serpeggiare in Germania, perché la creazione di valore in seguito a un controllo estero di Commerzbank potrebbe passare da decisi tagli al personale, in quella che è sempre stata una grande banca in termini di presenza sul territorio, con circa 11 milioni di clienti – fra cui molti piccoli risparmiatori e piccole e medie imprese.
Dopo la vendita di una quota del 4,5%, lo Stato tedesco detiene ancora una quota più significativa rispetto a quella di Unicredit in Commerzbank, salvata dalla mano pubblica in seguito alla crisi del 2008. I sindacati si sono già mossi per invitare il governo a non cedere ulteriori quote – cosa che comunque non potrebbe avvenire, per legge, prima dei prossimi tre mesi.
“Potremmo aumentare la partecipazione, potremmo diminuirla e potremmo combinare,” ha detto Orcel nell’intervista, aggiungendo: “Siamo molto pazienti“. Orcel ha anche fatto chiaramente capire che la mossa non dovrebbe aver colto il governo tedesco di sorpresa: “Abbiamo sempre intrattenuto un dialogo con regolatori, istituzioni e controparti in Germania. Avrei pensato che tutti gli stakeholder rilevanti fossero ben consapevoli di ciò che stavamo facendo e non ci saremmo mossi altrimenti”.
Commerzbank, per Unicredit non dovrebbe finire qui
Che l’acquisizione di una quota di minoranza del 9% non fosse molto sensata per Unicredit è apparso chiaro già nelle prime ore seguite all’annuncio: la redditività di Commerzbank, misurata dal Rote, è dell’8,9% nel primo semestre – un dato che si confronta con un ben più forte 17% del gruppo Unicredit. L’espansione in Germania delle attività, in particolare grazie alla numerosità dei clienti di Commerzbank, potrebbe essere più ragionevole se alla base ci fosse la prospettiva di incidere direttamente su una maggiore spinta alla redditività. Ed è proprio per questo che i sindacati in Germania si sono già messi sulla difensiva, prevedendo possibili tagli ai costi.
“La decisione strategica di Unicredit di acquisire una quota significativa in Commerzbank è rilevante se considerata come un primo passo verso il controllo della banca tedesca, con l’intento di fonderla eventualmente con le operazioni già esistenti di Unicredit in Germania (HVB)”, hanno commentato gli analisti di S&P Global Ratings sulla vicenda, “è troppo presto per valutare quale potrebbe essere l’impatto di una potenziale combinazione delle due banche sui nostri rating di Unicredit e delle sue controllate. Inoltre, non si può escludere che, in questa fase del processo, altre istituzioni possano manifestare interesse a prendere il controllo di Commerzbank”.
La combinazione degli asset di Commerzbank e Unicredit toccherebbe i 1.400 miliardi di euro, mettendo il gruppo risultante al quinto posto fra i maggiori istituti Ue, dietro a BNP Paribas, Crédit Agricole, Santander e Société Générale, scavalcando Intesa, ING e Deutsche Bank.
Attualmente Commerzbank è ancora in una fase iniziale dell’evoluzione del suo modello di business, ampliando la tradizionale attività commerciale con attività di wealth management su cui da tempo il gruppo guidato da Orcel sta ponendo un forte accento. All’interno delle presentazioni finanziarie di Commerzbank i ricavi derivanti da attività di consulenza finanziaria non sono disponibili nel dettaglio, anche se il piano strategico della banca indicava la volontà di “espandere il proprio portafoglio con un focus su titoli e prestiti” e “in particolare, opportunità nel settore dell’Asset e Wealth Management… Qui, le attività saranno ampliate con offerte su misura e olistiche per i clienti premium, ad esempio attraverso la sua nuova società di asset management, Yellowfin”.
Quanto può valere, ad oggi, l’operazione Commerzbank
Secondo i calcoli preliminari di Equita, grazie a sinergie e ad una buona integrazione, l’operazione Commerzbank fin qui portata avanti potrebbe incrementare l’Eps di UniCredit di oltre il 15% senza compromettere il Cet1 di UniCredit, ossia la solidità patrimoniale, che rimarrebbe sopra il 13,5%-14%. In particolare Unicredit, che è già presente in Germania con HVB, potrebbe creare sinergie redditizie, che però potrebbero essere più facilmente sbloccate con una quota di maggiore controllo in Commerzbank.
“Pensiamo che ci sia spazio, data la frammentazione del mercato, per aggiungere ulteriore valore attraverso il consolidamento”, ha detto l’ad di Unicredit, “se c’è la base per farlo in modo costruttivo e rafforzare ciò che possiamo fornire all’economia tedesca e all’Europa, allora questa è una grande mossa per Unicredit”.