- Carlos Tavares ha rassegnato le dimissioni da ceo di Stellantis con effetto immediato dal 1° dicembre 2024. La nomina del nuovo amministratore delegato è prevista entro la prima metà del 2025
- Diodovich: “Il nuovo partner sarà fondamentale per la sopravvivenza del gruppo. Tuttavia, il nuovo ceo che sarà scelto dal cda avrà tante altre sfide particolarmente ardue da fronteggiare”
Le dimissioni di Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis, hanno sollevato un’ombra di incertezza sul futuro della casa automobilistica. I riflessi sono stati immediatamente visibili in Borsa: il titolo ha chiuso lunedì in calo del 6,3%, dopo aver ceduto fino al 10% nel corso della seduta. Da inizio anno a oggi perde oltre il 43%. Secondo Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia, ad alimentare le tensioni con il consiglio di amministrazione del colosso dell’automotive sono state soprattutto le scelte strategiche del ceo oltreoceano.
Stellantis: le scelte di Carlos Tavares
“La gestione inefficace dei marchi storici statunitensi come Jeep, Dodge e Ram ha contribuito alla marcata flessione dei ricavi”, aggiunge Diodovich. “Questi brand hanno sofferto di un calo dell’appeal, con strategie di prezzo, prodotto e marketing che non hanno risposto efficacemente alle richieste del mercato. Inoltre, Stellantis è rimasta indietro rispetto ai concorrenti nell’elettrificazione della gamma per il mercato statunitense, un segmento cruciale. L’assenza di un piano chiaro ha limitato la capacità di competere con aziende più innovative”, continua l’esperto. In più, nel terzo trimestre le consegne della causa automobilistica in Nord America sono scivolate del 36% e i ricavi del 42%. I numeri, dice insomma Diodovich, parlano chiaro. “È stato il crollo del mercato statunitense a determinare la fine dell’era Tavares in Stellantis”.
Stellantis, verso una fusione con Renault?
Guardando al futuro della holding, Diodovich si focalizza su una possibile fusione. “Tra i partner europei, Renault sembra quello più compatibile per Stellantis, nonostante la complessità dell’operazione e l’eventuale vendita di numerosi marchi per soddisfare l’Antitrust”, sostiene lo strategist. “Non è un caso che più volte nel corso dell’anno ci siano state molte indiscrezioni su una possibile unione dei due big per poter creare un colosso”. Secondo l’esperto, il nuovo partner sarà fondamentale per la sopravvivenza del gruppo. Tuttavia, il futuro amministratore delegato avrà una serie di sfide “particolarmente ardue da fronteggiare nel medio/breve periodo, in particolare il riposizionamento nel mercato statunitense, le nuove strategie per l’elettrificazione e la difficile gestione delle relazioni con i sindacati dei lavoratori”, fa presente Diodovich.
Barclays: giù Mercedes, ottimismo su Porsche
In questo contesto, Barclays ha tuttavia confermato la sua raccomandazione “neutral” su Stellantis, con un prezzo obiettivo di 12,50 euro per azione. Passando agli altri colossi dell’automotive, gli analisti della banca internazionale britannica hanno invece parallelamente modificato le loro posizioni su due realtà tedesche. Il rating su Mercedes-Benz è stato infatti rivisto al ribasso da “equal weight” a “underweight”, con una limatura del prezzo obiettivo a 48,50 euro dai precedenti 65 euro. Il tutto dopo che la casa automobilistica ha subito una battuta d’arresto nel terzo trimestre dell’anno: il margine operativo rettificato, un indicatore chiave della redditività, è sceso al 4,7%, al di sotto dell’obiettivo minimo dell’azienda dell’8% e ancor più al di sotto del 12,4% registrato nello stesso periodo del 2023.
Barclays prevede una contrazione del margine operativo del 6-7% nel 2025-2026, sostenendo come i venti contrari che hanno travolto il mercato – tra cui il calo delle vendite di veicoli di fascia alta tra Usa e Cina – aumentino le difficoltà dell’azienda. Diverso il caso di Porsche Ag, il cui rating è stato rivisto al rialzo da “equal weight” a “overweight”. Gli analisti intravedono infatti un’opportunità di recupero per il titolo, descrivendo la traiettoria degli utili dell’azienda per il prossimo biennio come “ribilanciata” ed evidenziando il suo potere di determinazione dei prezzi e un solido mix di prodotti sostenuto dal recente lancio di nuovi modelli. In un report dedicato al settore europeo delle autovetture nella sua totalità, Barclays ha evidenziato inoltre una prospettiva più costruttiva per le aziende del Vecchio Continente.
Le prospettive per l’automotive europeo
Gli analisti continuano a ritenere che il comparto sia influenzato da rischi strutturali (come l’erosione dei profitti cinesi, i costi di conformità alle emissioni di Co2 e la potenziale escalation della guerra commerciale tra Usa e Cina) e da rischi ciclici (come la normalizzazione dei prezzi a livello di mercato, le perturbazioni della catena di approvvigionamento e l’inflazione). Tuttavia, dopo la forte sottoperformance degli ultimi mesi, hanno aggiornato la loro view da “negativa” a “neutrale”. Analizzando i singoli titoli, Barclays afferma di continuare a preferire produttori di ricambi originali (citando Ferrari e Porsche) o con un “forte potenziale di miglioramento” (come Renault, Volkswagen Group e Aston Martin Lagonda Global Holdings). Al contrario, evidenzia timori per la Cina e la sua esposizione ai dazi e per i casi in cui il percorso verso quella che definisce come “una nuova normalità” rimane meno chiaro (indicando Bmw, Stellantis e Mercedes-Benz Group).