- Analizzando i 10 titoli con la maggiore capitalizzazione dell’S&P 500, in due casi i ribassi giornalieri superano il -10%
- Zanni: “La diversificazione è una strategia chiave per ridurre il rischio complessivo di un portafoglio di investimenti”
Quando si pensa ai peggiori crolli in Borsa della storia, la mente corre subito a Lehman Brothers. Ma tutti i giorni ci sono “inciampi” sui listini, anche importanti. È recentemente salito agli onori della cronaca il caso di Novo Nordisk, per esempio, il colosso del settore farmaceutico finito nel mirino di uno studio della Massachusetts Eye and Ear che indica una possibile correlazione tra due farmaci di punta della società danese e la perdita improvvisa della vista; una notizia che ha condizionato l’andamento del titolo, innescando un calo di prezzo di circa il 4%. Se poi si guarda a Wall Street, la situazione appare ancora più chiara.
I peggiori crolli in Borsa, da Wall Street a Piazza Affari
“Il 2024 è un anno caratterizzato da bassa volatilità”, racconta a We Wealth Danilo Zanni, ceo e fondatore di IoInvesto Scf, rete italiana di consulenti finanziari indipendenti fondata nel 2020. “Basti pensare che uno degli indici più importanti al mondo, l’S&P 500 che comprende le 500 aziende più grandi negli Stati Uniti, non ha mai fatto registrare fino a oggi una performance inferiore al -2%”. Nonostante questo, se si analizzano i titoli con la maggiore capitalizzazione dell’indice a stelle e strisce, i risultati cambiano. Come evidenziato nella tabella sottostante, in due casi, quello di Meta e Nvidia, i ribassi giornalieri superano il 10%.
Anche spostandoci su Piazza Affari, risulta evidente come i crolli improvvisi non manchino. Limitandoci ad analizzare i 10 maggiori titoli per capitalizzazione di mercato, si va dal -8,80% incassato da Stellantis lo scorso 2 maggio al -2,50% di Generali del 14 giugno.
Le cause dei movimenti repentini dei titoli
“I movimenti repentini dei singoli titoli possono essere causati da vari fattori”, spiega Zanni. Per esempio, risultati finanziari trimestrali deludenti o eccellenti rispetto alle attese possono provocare oscillazioni significative nei prezzi delle azioni, osserva il ceo. Ma anche cambiamenti nella leadership aziendale, come l’annuncio delle dimissioni di un ceo, possono influenzare negativamente o positivamente il valore di un’azione. E ancora eventi macroeconomici, come modifiche nei tassi di interesse, tensioni geopolitiche o cambiamenti nelle politiche governative; notizie aziendali specifiche, come nuove scoperte tecnologiche o problemi di produzione; valutazioni degli analisti e cambiamenti di rating; e infine dinamiche del mercato, inclusi gli ordini di acquisto e vendita di grandi investitori istituzionali. Senza dimenticare che la speculazione e il trading algoritmico possono contribuire alla volatilità, soprattutto quando si verificano movimenti significativi in brevi periodi.
Perché evitare di acquistare singoli titoli
“Insomma, le motivazioni possono essere davvero molteplici ed è proprio per questo motivo che cercare di prevedere l’andamento futuro dei singoli titoli finanziari è praticamente impossibile”, afferma Zanni. Per cui, suggerisce l’esperto, evitare di acquistare singoli titoli e affidarsi a un professionista è cruciale per vari motivi. “La mancanza di conoscenza approfondita del mercato e delle specifiche aziendali può portare a decisioni di investimento sbagliate. I professionisti hanno accesso a ricerche dettagliate, dati di mercato e strumenti di analisi avanzati che un investitore individuale potrebbe non avere”, dice Zanni.
“Inoltre, un professionista può aiutare a gestire il rischio diversificando il portafoglio e applicando strategie di investimento adeguate alle esigenze e agli obiettivi finanziari individuali”, continua. La gestione emotiva è un altro aspetto critico: i professionisti possono mantenere la calma durante periodi di volatilità, evitando decisioni impulsive dettate dalla paura. In più, affidarsi a un professionista garantisce una gestione continua e monitorata del portafoglio, con aggiustamenti periodici in base alle condizioni di mercato e agli obiettivi del cliente. “Infine, i professionisti possono offrire consulenza fiscale per ottimizzare il carico degli investimenti, aspetto spesso trascurato dagli investitori fai-da-te”, aggiunge l’amministratore delegato.
I vantaggi della diversificazione
La diversificazione, in più, rappresenta una strategia per ridurre il rischio complessivo del portafoglio. “Investendo in un’ampia gamma di asset, settori e aree geografiche, si possono minimizzare le perdite derivanti dalle cattive performance di un singolo titolo o settore”, specifica Zanni. Questo approccio permette infatti di compensare le perdite di alcuni investimenti con i guadagni di altri, stabilizzando così il rendimento del portafoglio. “La diversificazione può anche migliorare le opportunità di rendimento, sfruttando le performance positive di vari segmenti di mercato. Inoltre, aiuta a proteggersi dalle incertezze del mercato, poiché non tutti gli asset reagiscono allo stesso modo agli eventi economici o geopolitici”, afferma il ceo.
Diversificando, si può poi ridurre la volatilità del portafoglio, rendendo gli investimenti meno suscettibili a fluttuazioni drastiche. Infine, la diversificazione consente di accedere a opportunità di crescita globale, investendo in mercati emergenti e in diverse classi di asset, come azioni, obbligazioni, immobili e materie prime, offrendo un equilibrio tra crescita e stabilità. Insomma, conclude Zanni, tramite la diversificazione si riesce a costruire un portafoglio efficiente che non è basato sulla previsione del mercato ma sulla scelta di una serie di strumenti finanziari che – a prescindere dall’andamento del mercato – offriranno un rapporto ottimale tra rischio e rendimento.