Sostenibilità: il calendario delle nuove regole sugli investimenti

Rita Annunziata
18.11.2022
Tempo di lettura: 5'
Con il supporto di Alessandro Asmundo del Forum per la finanza sostenibile e di Ludovica D’Ostuni di Zitiello Associati Studio Legale, We Wealth ha elaborato il calendario 2023-2027 della normativa Esg, sempre più stratificata e complessa. Analizzando e cercando di spiegare tutte le ultime novità di policy per l’industria del wealth e dell’asset management

Tassonomia sociale, Sustainable finance disclosure regulation, Corporate sustainability due diligence directive. Il panorama normativo sulla finanza sostenibile continua a evolvere (e a complicarsi)

Le pmi quotate dovranno pubblicare report integrati che contengano informazioni di sostenibilità a partire dal 2027, con la possibilità di posticipare ancora di due anni. Le aziende finanziarie dovranno fare disclosure rispetto alla Tassonomia già a partire dal 1° gennaio 2024

Non è ancora chiaro come classificare correttamente i prodotti ai sensi degli artt. 8 e 9 della Sfdr. Lo spauracchio del greenwashing ha portato molti operatori al green bleaching, ossia a non classificare i loro prodotti come sostenibili pur avendone le caratteristiche

Tassonomia sociale, Sustainable finance disclosure regulation, Corporate sustainability due diligence directive. Ma non solo. Il panorama normativo sulla finanza sostenibile continua a evolvere (e a complicarsi), non solo in termini di nuovi interventi legislativi ma anche interpretativi. Arricchendo di date il calendario sulle novità di policy. We Wealth, con il supporto di Alessandro Asmundo (research and policy officer del Forum per la finanza sostenibile) e Ludovica D’Ostuni (salary partner di Zitiello Associati Studio Legale), ne ha mappato le principali. 


“Le novità più rilevanti si vanno a innestare sulla struttura portante della cornice della finanza sostenibile e riguardano Tassonomia, Sfdr, Corporate sustainability reporting directive (Csrd) e Corporate sustainability due diligence directive (Csddd)”, racconta Asmundo. “Nel caso della Tassonomia ambientale, sono stati pubblicati i technical screening criteria dei primi due obiettivi ambientali (contrasto e adattamento ai cambiamenti climatici) mentre restano da definire quelli relativi ai restanti quattro obiettivi (uso sostenibile e protezione delle acque e delle risorse marine; transizione verso un’economia circolare; prevenzione e controllo dell’inquinamento; tutela e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi). Questa lacuna indebolisce il pacchetto complessivo". Anche perché a partire dal 1° gennaio 2023 per il primo cluster di imprese e a partire dal 1° gennaio 2024 per il secondo cluster, queste dovranno infatti comunicare quale quota delle proprie attività economiche o portafogli sia allineata alla Tassonomia. 


In attesa della Tassonomia sociale, le cui fondamenta sono state gettate lo scorso febbraio con la pubblicazione del Final report on social taxonomy della Platform on sustainable finance, a sollevare ulteriori dubbi interpretativi è la Sfdr, la normativa europea sull’informativa di sostenibilità nel settore dei servizi finanziari. Lo scorso luglio è stata pubblicata la versione finale delle norme tecniche di regolamentazione con i relativi template che gli investitori dovranno applicare a partire dal prossimo anno per raccontare la sostenibilità a livello di azienda e a livello di prodotto nei documenti precontrattuali, nelle relazioni periodiche e sui siti web. Su questo fronte, ricorda Asmundo, è stato pubblicato recentemente anche il primo rapporto annuale delle ESAs (le autorità europee di vigilanza) che analizza la disclosure su base volontaria dei Principal adverse impact.


“Sono emersi alcuni dati interessanti: spesso, si evidenzia una certa difficoltà da parte delle aziende nel dettagliare in modo efficace come sono stati identificati e affrontati i principali effetti negativi, specie quando si parla di pmi. Le ESAs hanno contattato a tal proposito la Commissione chiedendo una revisione del regolamento delegato della Sfdr, nello specifico per andare a valutare se i requisiti di disclosure sui prodotti d’investimento che ricadono sotto l’ombrello degli artt. 8 e 9 della normativa siano sufficienti”. Un secondo mandato ricevuto dalla Commissione da parte delle ESAs riguarda una proposta di emendamento in relazione a gas e nucleare, affinché anche tali tipologie di investimenti risultino trasparenti nelle informative. “La risposta delle ESAs è stata chiara: sempre a partire dal 1° gennaio 2023, si richiede una rappresentazione grafica separata, che offra agli investitori un quadro chiaro”, spiega Asmundo. 


Restando sulla Sfdr, nel mese di ottobre le ESAs hanno sollevato una serie di ulteriori quesiti alla Commissione. “Si chiede di chiarire come debba essere classificato l’investimento in azioni o obbligazioni emesse da un soggetto che svolge più attività delle quali nessuna è nociva per gli obiettivi ambientali e sociali ma solo una li persegue attivamente”, interviene D’Ostuni. “Sempre sullo stesso argomento viene richiesto un chiarimento su quali caratteristiche debba avere un’attività economica per dire che contribuisce a obiettivi sociali o ambientali”. Un altro nodo da sciogliere, continua l’esperta, riguarda la corretta classificazione dei prodotti ai sensi degli artt. 8 e 9 della Sfdr. “A fronte di soggetti che hanno scelto di attribuire questa etichetta anche solo avendo adottato i criteri di esclusione nelle scelte di investimento, lo spauracchio del greenwashing ha invece portato altri al green bleaching, ossia a non classificare i loro prodotti come sostenibili pur avendone le caratteristiche”, spiega D’Ostuni. 


Quanto alla Csrd, è attesa una versione definitiva entro novembre. “Manca solo l’approvazione ufficiale del Parlamento e poi partirà il percorso di recepimento a livello nazionale, anche in Italia”, osserva Asmundo. Al di là dell’ampliamento del parterre di aziende che ricadranno nel perimetro della direttiva rispetto all’attuale Non-financial reporting directive, c'è anche un tema di tempistiche. “Le pmi quotate dovranno infatti pubblicare report integrati che contengano informazioni di sostenibilità a partire dal 2027, con la possibilità di un'ulteriore deroga di due anni. Un aspetto rilevante se si considera che le aziende finanziarie dovranno fare disclosure rispetto all’allineamento alla Tassonomia già a partire dal 2024”. In fase di discussione infine la Csddd, che punta a garantire un comportamento aziendale sostenibile lungo tutta la catena del valore. “Con l’approvazione della proposta da parte della Commissione lo scorso 23 febbraio, è iniziato il periodo di scrutinio di Parlamento e Consiglio”, conclude Asmundo. “È probabile che le nuove regole non vengano adottate prima della metà del 2023”.


(Articolo tratto dal magazine We Wealth di novembre 2022)

Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.
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