L’impatto dei cambiamenti climatici potrebbe compromettere la capacità produttiva dell’intero sistema economico e minare le sue potenzialità di generare occupazione, reddito e opportunità
“L’escalation degli eventi metereologici pone sfide significative per il nostro sistema finanziario”, commenta Rostin Benham
Un’arma a doppio taglio dato che “lo stress del mercato finanziario” a sua volta potrebbe ulteriormente esacerbare le interruzioni dell’attività economica, limitando le disponibilità di credito o rendendo più complesso l’accesso a determinati prodotti finanziari, tra cui quelli assicurativi. “Ciò è particolarmente preoccupante nel breve e nel medio termine – continua lo studio – poiché è probabile che la pandemia lasci dietro di sé bilanci aziendali stressati, budget pubblici tesi e famiglie impoverite che, presi insieme, finiscono per minare la resilienza del sistema finanziario nel suo complesso a un futuro shock”.
I regolatori finanziari statunitensi, dunque, secondo la Commodity futures trading commission dovrebbero riconoscere la problematica, rafforzando “competenze, dati e strumenti” per “monitorare, analizzare e quantificare meglio i rischi climatici”. Allo stesso tempo, concludono i ricercatori, la comunità finanziaria dovrebbe non solo “essere reattiva” ma “fornire delle soluzioni”, con prodotti, servizi e tecnologie in grado di sostenere l’economia statunitense nella gestione del rischio climatico e di convogliare capitali sulle tecnologie necessarie alla transizione verso un futuro a zero emissioni.
“La pubblicazione di questo report rappresenta un nuovo, incoraggiante, segnale sulla crescita di consapevolezza da parte di banche centrali, autorità di vigilanza e di regolamentazione sulla rilevanza dei rischi climatici per la stabilità finanziaria – commenta Francesco Bicciato, segretario generale del Forum per la finanza sostenibile – È importante che questa tendenza sia sempre più diffusa, pur con l’eterogeneità che caratterizza i diversi mercati nazionali, perché può generare iniziative di collaborazione internazionale, come il Network for greening the financial system, di cui fanno parte anche la Banca centrale europea e la Banca d’Italia”. Secondo l’esperto, questi gruppi possono svolgere un ruolo cruciale nello sviluppo di metodologie efficaci per comprendere meglio, misurare e analizzare i rischi climatici delle attività finanziarie.
“Oggi – aggiunge – l’Unione Europea è uno degli attori principali nello sviluppo di cornici normative e di policy per incoraggiare una maggiore integrazione dei rischi ambientali e climatici nelle attività finanziarie, grazie al programma avviato dalla Commissione Europea nel 2018 con l’Action plan sulla finanza sostenibile”. “Questo processo, che sta diventando uno dei perni del programma di rilancio dell’economia a seguito della pandemia covid-19, coinvolge un’ampia base di attori, tra cui le autorità di vigilanza (Eba, Eiopa, Esma), la Bce e le associazioni di categoria”, continua Bicciato, poi conclude: “Dal dialogo con la nostra base associativa multi-stakeholder osserviamo che anche in Italia il mercato e le autorità di vigilanza sono parte attiva di questo processo”.