Ogni anno l’Italia spende 47,1 miliardi per consumi termici ed elettrici negli edifici
Intervenendo sul 20% delle costruzioni sarebbe possibile abbattere il 10% di questi costi
Intervista a Lorenzo Tavazzi, partner e responsabile area scenari e intelligence presso The European House – Ambrosetti
L’Italia, come si sa, è ben lontana dagli obiettivi di decarbonizzazione fissati al 2030. La chiave per raggiungerli potrebbe essere quella di investire nello smart building, o, per dirlo in un linguaggio più vicino a noi, nell’edificio intelligente: una struttura che pone al centro il benessere dell’individuo, perseguito con tecnologie, prodotti e impianti interamente smart e realizzato secondo paradigmi di sostenibilità economica, sociale e ambientale, che vanno all’efficienza dei materiali all’assenza delle barriere architettoniche.
La situazione immobiliare italiana
In Italia, il settore immobiliare è attualmente responsabile del 18% delle emissioni di Co2.
“La decarbonizzazione è al centro delle policy europee, che – con il Next generation Eu, il pacchetto «Fit for 55» e il recente piano RePowerEu – hanno rivisto al rialzo gli obiettivi fissati al 2030. Il raggiungimento di questi obiettivi passa necessariamente da un forte investimento nell’edificio intelligente e nel rinnovamento del parco edilizio esistente, che oggi in Italia è molto antiquato (il 72% delle abitazioni ha più di 40 anni) ed è quindi responsabile del 45% dei consumi energetici del paese”, ha commentato Lorenzo Tavazzi, partner e responsabile area scenari e intelligence presso The European House – Ambrosetti, think tank che recentemente ha lanciato la Community smart building, una piattaforma di confronto di alto livello e di produzione di conoscenza sui temi più rilevanti in tema di edificio intelligente.
Inoltre, in Italia il tasso di rinnovamento degli immobili esistenti è molto basso (0,85% all’anno).
Il nostro Paese è quindi lontano dagli obiettivi di emissioni di gas serra, penetrazione di rinnovabili ed efficienza energetica.
A rendere particolarmente urgente la conversione al paradigma di edificio intelligente è – come indicato più volte – l’obsolescenza del patrimonio immobiliare italiano: ogni anno, infatti, il nostro Paese spende 47,1 miliardi per consumi termici ed elettrici negli edifici, mentre intervenendo sul 20% delle costruzioni sarebbe possibile abbattere il 10% di questi costi.
Ad ora il Pnrr alloca 13,9 miliardi di euro per efficienza energetica e riqualificazione degli edifici, con cui sarebbe possibile raggiungere un tasso di rinnovo dell’1,2%, tuttavia ancora lontano dall’obiettivo del 2,1% necessario per allinearsi al target europeo: per raggiungere gli obiettivi servirebbero infatti 14 miliardi in più.
Cos’è l’edificio intelligente?
Ecco la necessità di investire sull’edificio intelligente. Con questo termine (o in inglese smart building) si intende una costruzione o una struttura produttiva in cui le varie informazioni e operazioni di gestione e utilizzo di tutti gli asset contenuti nell’edificio sono economicamente efficienti e forniscono servizi ottimali e dove le varie funzionalità possono essere controllate tramite la tecnologia. Inoltre, i consumi energetici sono ottimizzati e sostenibili.
I benefici degli edifici smart o intelligenti e la rivalutazione del valore immobiliare
“Gli edifici a zero o quasi zero consumo energetico (Nzeb) oggi sono una minoranza (1.400 circa, lo 0,03% dell’esistente)”, ha proseguito Tavazzi, che ha aggiunto che investire in nuovi edifici smart o nel rendere smart quelli esistenti garantisce un ritorno molto positivo. “Grazie agli investimenti in tecnologie (come, per fare alcuni esempi, domotica, elettrodomestici e sistemi di efficientamento idrico), nell’integrazione delle tecnologie stesse e nei sistemi basati sulla circolarità delle risorse, i cittadini potranno essere in grado di ottenere benefici nel breve, medio e lungo termine, come godere di maggiori vivibilità degli spazi e qualità della vita, consumare meno e meglio (in particolare energia e acqua), risparmiare sulle utenze e ottenere una rivalutazione del proprio immobile che – secondo alcuni studi – può arrivare fino al 30% del valore. Inoltre, molti di questi interventi sono oggi già coperti da incentivi e il governo deve continuare su questa strada”.