- Il costo del riscatto della laurea agevolato è passato da 6.077 euro per ogni anno da riscattare a 6.123 euro, per via della rivalutazione annua per l’inflazione
- Carbone: “Il riscatto di laurea non sempre conviene. L’articolatezza delle regole richiede un’attenta analisi di obiettivi, profilo contributivo e normativa”
Riscattare la laurea non sempre paga. La prima domanda da porsi, quando si valuta questa opzione, è qual è l’obiettivo. Se la risposta è “per andare prima in pensione”, occorre essere consapevoli che l’effetto può essere triplice: anticipare effettivamente l’uscita dal mondo del lavoro, restare nella stessa situazione o addirittura andare in pensione più tardi. Per provare a definire a chi conviene, in particolare nel 2025, We Wealth ha chiesto a smileconomy di elaborare una simulazione sugli effetti di un riscatto di laurea quinquennale sull’età di pensionamento. Ma prima di osservare i risultati, partiamo dai costi.
Quanto costa il riscatto della laurea nel 2025
Innanzitutto, com’è noto, esistono due tipi di riscatto della laurea: quello ordinario e quello agevolato. “Quello che è cambiato nel 2025 è il costo del riscatto di laurea agevolato, che è passato da 6.077 euro per ogni anno da riscattare a 6.123 euro, per via della rivalutazione annua per l’inflazione”, spiega Andrea Carbone, divulgatore, economista, formatore e ideatore di smileconomy, società indipendente di ricerca e consulenza finanziaria, assicurativa e previdenziale. Si tratta di un aumento di circa 46 euro, pari a 230 euro per un riscatto quinquennale. “Quello che invece non è cambiato è la logica da adottare: per prima cosa bisogna chiedersi perché si sia interessati al riscatto di laurea. Anche le regole di base sono rimaste le stesse: bisogna essersi laureati, valgono gli anni del corso legale di studi e non bisognava contribuire durante gli anni di studi da riscattare”, aggiunge l’esperto.
Quando andrai in pensione? La simulazione
Nella tabella sottostante, smileconomy ha innanzitutto calcolato l’età alla pensione senza ricorrere al riscatto della laurea. Per una donna che ha iniziato a versare i contributi a 24 anni, l’età alla pensione oscilla tra 64 anni e 9 mesi e 66 anni e 4 mesi. Per un uomo che ha iniziato a versare i contributi a sua volta a 24 anni, si va da un minimo di 64 anni e 9 mesi a un massimo di 67 anni e 6 mesi. Se invece l’età di inizio di contribuzione è di 27 anni, che si tratti di una donna o di un uomo, l’età alla pensione senza riscatto varia tra 64 anni e 5 mesi e 67 anni e quattro mesi.
Riscatto della laurea: a chi conviene davvero?
A questo punto, smileconomy ha evidenziato chi avrebbe un pieno beneficio dal riscatto di laurea quinquennale, con un anticipo perfino superiore ai cinque anni, grazie agli incrementi dei requisiti per l’attesa di vita biennali che verranno evitati. “Per il resto, c’è qualche beneficio di 2-3 anni solamente per chi ha iniziato a contribuire subito dopo il termine degli studi, intorno ai 24 anni”, sottolinea Carbone. Con il salire dell’età, il beneficio tende a sparire. Fino ad arrivare ai casi paradossali di chi addirittura, oggi 50enne o 55enne, rischierebbe di andare in pensione più tardi: si tratta di chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996, ma ha studiato entro il 1995. Con il riscatto di laurea si perderebbe il requisito per la pensione anticipata contributiva (oggi pari a 64 anni) riservato a chi ha contributi esclusivamente a partire dal 1996 in poi.
“A proposito di pensione anticipata contributiva, le elaborazioni considerano che le lavoratrici e i lavoratori superino le soglie necessarie per poterne beneficiare, pari a 3 volte l’assegno sociale fino al 2029 e poi 3,2 volte dal 2030 in poi (con una riduzione a 2,8 volte per le lavoratrici con un figlio e 2,6 volte in caso di due o più figli). Si tratta di un’ipotesi auspicabile e ragionevole sul reddito medio di un laureato”, prosegue l’esperto. “In caso contrario, il riscatto di laurea potrebbe rivelarsi un po’ più utile, perché verrebbe meno il requisito di pensione anticipata contributiva (64 anni), passando invece al requisito di vecchiaia (67 anni)”. Per tutti i laureati dopo il 1996, ricordiamo che da quest’anno le soglie saranno più facili da raggiungere, grazie al “ponte” tra previdenza pubblica e complementare che consente di sommare sia i contributi Inps che il montante maturato in un fondo pensione.