In un contesto di crescenti disuguaglianze economiche a livello globale, la necessità di esplorare forme innovative di tassazione della ricchezza diventa sempre più pressante.
La Spagna, con la sua imposta patrimoniale sui grandi patrimoni, emerge quale esempio di come politiche fiscali audaci possano effettivamente promuovere l’equità senza ostacolare la crescita economica.
Tale misura ha catalizzato (e catalizza da sempre) un ampio dibattito in Italia, stimolando riflessioni sul potenziale adattamento di un simile sistema nel contesto fiscale nazionale, come riportato da FiscoOggi, rivista online dell’Agenzia delle entrate.
La tassazione della ricchezza: il successo del modello spagnolo
Introdotta nel 2022, l’imposta temporanea di solidarietà sulle grandi fortune è stata progettata per colpire esclusivamente il patrimonio netto dei residenti con più di 3 milioni di euro. Con aliquote che vanno dall’1,7% al 3,5%, questa imposta – corrisposta il 31 dicembre di ogni anno in tutto il territorio spagnolo, a eccezione di alcuni regimi fiscali regionali in vigore nei Paesi Baschi e in Navarra – ha dimostrato che è possibile tassare efficacemente la popolazione più ricca senza indurre un esodo fiscale.
Confronto con altre forme di tassazione europee
In Europa, solo Norvegia e Svizzera (oltre alla Spagna) attuano una tassazione sulla ricchezza netta complessiva.
In Norvegia, la tassa patrimoniale è stata avviata per la prima volta nel 1892 e si applica su tutta la ricchezza netta globale degli individui che superano una soglia di Nok 1,7 milioni (circa 170.000 Usd). La tassa patrimoniale norvegese è progressiva, con una tassa base dell’1% che aumenta all’1,1% per le ricchezze che eccedono i Nok 20 milioni. Questa imposta è suddivisa tra il governo centrale, che riceve lo 0,3%, e i comuni, che ricevono lo 0,7% del gettito.
In Svizzera, l’imposta sulla ricchezza è amministrata a livello cantonale e copre gli asset globali: i tassi e le franchigie fiscali variano notevolmente da cantone a cantone. L’introduzione di questa tassa risale al 1840, e ha lo scopo di tassare la ricchezza complessiva degli individui piuttosto che specifici asset.
In sostanza, tutti questi sistemi riflettono le diverse filosofie fiscali e approcci alla redistribuzione della ricchezza attraverso la tassazione patrimoniale in Europa, evidenziando come ciascun Paese si adatta alle proprie esigenze economiche e sociali.
Potenziale di applicazione di una tassazione della ricchezza globale e nazionale
Analizzando i dati del Tax Justice Network (Tjn), si evince che l’applicazione di un’imposta simile in 172 Paesi potrebbe incrementare le entrate fiscali globali di circa 2.100 miliardi di dollari annui, con un aumento medio del gettito del 7%.
Tale report, basandosi proprio sull’applicazione dell’imposta temporanea di solidarietà spagnola, ipotizza l’introduzione di un’imposta moderata e progressiva sui patrimoni netti dei contribuenti più ricchi con lo scopo di arginare la disparità di trattamento fiscale tra i super-ricchi e il resto dei cittadini.
Secondo l’analisi condotta, l’introduzione di un’imposta simile andrebbe a colpire solo lo 0,5% più ricco della popolazione consentendo a ogni Stato di raccogliere notevoli entrate aggiuntive e di evitare al contempo un occultamento di ricchezza da parte dei super ricchi nei paradisi fiscali, tassando tutti i tipi di beni facenti parte del patrimonio.
Il dibattito sull’applicazione in Italia di una tassa patrimoniale sulla ricchezza
Per l’Italia, una simile strategia potrebbe generare fino a 24 miliardi di euro all’anno, fornendo risorse preziose per affrontare sfide nazionali quali la crisi climatica e il sostegno allo sviluppo infrastrutturale.
Invero, le esperienze di Norvegia, Svizzera e Spagna mostrano che è possibile implementare una tassazione patrimoniale della ricchezza efficace ed equa: la patrimoniale offre una leva per ridurre le disuguaglianze e stabilizzare le entrate senza necessariamente causare fuga di capitali, come dimostrato dalla bassa percentuale di trasferimenti all’estero post-imposizione.
La discussione nel nostro Paese riflette un interesse crescente verso politiche fiscali che garantiscano equità e sostegno sociale, inserendosi in un dibattito globale su come i super-ricchi possano contribuire equamente alle casse statali.