Materie prime strategiche come rame, argento e uranio sono al centro delle dinamiche economiche e geopolitiche globali. Dalla transizione energetica alla rivoluzione tecnologica, passando per le tensioni sui mercati, questi metalli sono oggi più che mai protagonisti. Con Roberta Caselli, Commodities investment strategist di Global X, esploriamo i fattori chiave che stanno ridisegnando il settore, tra domanda in crescita, vincoli di fornitura e impatti della politica internazionale.
Qual è l’impatto dei conflitti geopolitici sulle materie prime?
I rischi geopolitici hanno tipicamente effetti positivi sui metalli preziosi a causa del loro status di safe haeven, di riserva di valore e della loro bassa correlazione con altre classi di attività.
Ad esempio, il prezzo dell’oro è recentemente salito oltre la soglia psicologica di $3.000 l’oncia e, sebbene stia acquistando valore grazie al contesto più ampio, i driver attuali includono le tensioni in Medio Oriente.
Inoltre, i conflitti geopolitici possono anche avere un impatto sulle catene di approvvigionamento. Ad esempio, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2022 è stata un punto di svolta per l’energia europea. Quando a settembre la Russia ha interrotto la fornitura di gas all’Europa tramite il gasdotto Nord Stream, i governi hanno dato priorità alla sicurezza energetica, anche tramite l’energia nucleare. Il nucleare è una delle fonti energetiche più affidabili perché ha uno dei maggiori fattori di capacità.
Negli ultimi anni la domanda di materie prima è tornata a crescere rapidamente, da un lato per tenere il passo con la transizione sostenibile e, più recentemente, con la rivoluzione tecnologica. È un trend destinato a continuare?
La transizione energetica sembrerebbe destinata a continuare con il rame e l’uranio fra le materie prime più esposte. Il rame è considerato uno dei principali elementi costitutivi dell’energia pulita perché ha la conduttività più elevata tra tutti i metalli non preziosi. Le caratteristiche principali del rame, ovvero conduttività, duttilità, efficienza e riciclabilità, lo rendono onnipresente nelle tecnologie pulite. Ad esempio, le auto elettriche utilizzano più del doppio del rame rispetto alle auto con motori a combustione interna. Gli impianti solari fotovoltaici richiedono una quantità maggiore di rame rispetto ai sistemi energetici tradizionali.
L’energia nucleare, in quanto opzione energetica a basse emissioni di carbonio, è la principale fonte di domanda di uranio a livello globale. L’energia nucleare emette molta meno anidride carbonica rispetto ai combustibili fossili tradizionali, con emissioni di soli 12 grammi di CO2 per kW/h, le stesse dell’energia eolica offshore.
Alcune materie prime strategiche, come il rame e l’uranio, sono caratterizzate da filiere produttive lunghe e da un’offerta limitata. Stiamo assistendo a un nuovo super-ciclo delle materie prime o l’aumento della domanda troverà un equilibrio con nuove capacità produttive?
L’offerta sta aumentando a fronte delle nuove stime di domanda, ma quest’ultima sembra ancora prevalere sia per l’uranio che per il rame. Il mercato dell’uranio sembra destinato a trarre vantaggio dalla crescente capacità di energia nucleare, dal supporto legislativo e dai cambiamenti della catena di fornitura guidati dalle incertezze geopolitiche.
I risultati del Cop29 hanno rafforzato gli impegni per espandere l’energia nucleare, con gli Stati Uniti che si sono impegnati ad aumentare la capacità di 35 gigawatt nel prossimo decennio e triplicarla entro il 2050. Il sostegno legislativo, incluso il bipartisan Advance Act, accelera ulteriormente la costruzione di nuovi reattori negli States.
La domanda di rame, invece, rimane resiliente grazie al suo ruolo fondamentale nelle energie rinnovabili e nelle infrastrutture AI. I vincoli di fornitura e le carenze di concentrati potrebbero portare a deficit di mercato già quest’anno. Dal lato della domanda, il sostegno politico della Cina potrebbe svolgere un ruolo fondamentale nella stabilizzazione del mercato, a seconda del livello e della tempistica del suo stimolo.
L’argento ha un doppio ruolo: da un lato è un metallo prezioso correlato all’andamento dell’oro, dall’altro è sempre più usato in tecnologie green come il fotovoltaico. Quale di questi due fattori guiderà di più la domanda nei prossimi anni?
Nel breve periodo la domanda di argento appare influenzata particolarmente dalla situazione macroeconomica, ma nel lungo periodo dovrebbe essere sempre di più guidata dai fondamentali. Per secoli, l’argento è stato utilizzato in una varietà di beni di lusso, come gioielli e belle arti; ma oggi, è principalmente un materiale fondamentale per usi industriali grazie alla sua conduttività termo-elettrica e all’elevata sensibilità alla luce.
L’argento è ampiamente utilizzato in una varietà di segmenti elettronici in rapida crescita, come i pannelli solari. Si stima che per ogni gigawatt di energia solare installata, siano necessarie 80tonnellate di argento. Il suo uso nei pannelli solari si traduce in un tasso più rapido di crescita della domanda. Il Silver Institute ha previsto un quinto anno consecutivo di deficit di mercato nel 2025, guidato dalla forte domanda industriale.
Al momento la trade war di Trump sta influenzando i mercati globali, qual è l’impatto sulle materie prime?
Sebbene le prospettive generali di quest’anno per il rame sembrino positive grazie ad uno stimato deficit di mercato, le tariffe statunitensi presentano alcuni rischi. L’ultima minaccia di tariffe statunitensi sul rame sembra essere parte dello sforzo di Trump per sfidare l’egemonia della Cina in questo mercato. L’aumento dei dazi potrebbe anche ridurre il potere d’acquisto cinese per le importazioni di materie prime metalliche denominate in dollari.
I dazi stanno influenzando anche l’argento. L’incertezza che circonda il commercio ha creato una fuga verso beni rifugio. Storicamente, gli Stati Uniti hanno fatto affidamento sulle importazioni di oro e argento da Canada e Messico e, anche se i flussi commerciali potrebbero spostarsi da altre nazioni come la Svizzera, l’incertezza dei dazi dovrebbe continuare a sostenere i prezzi dei metalli preziosi.
Articolo tratto dal numero di aprile 2025 del magazine We Wealth. Abbonati qui.