Sempre più startup tecnologiche europee stanno puntando sull’acquisizione di realtà più piccole come parte della propria strategia di crescita. Occhi anche sul fenomeno Usa
Sono 13 le startup sostenute da fondi di venture capital che hanno effettuato almeno due acquisizioni da inizio anno, rispetto alle 8 del 2020
Tra le ragioni vi sono quelle di guadagnare quote di altri mercati e acquisire nuove offerte o talenti, con un occhio soprattutto agli sviluppatori di software
Puntare sull’acquisizione di realtà più piccole per crescere. Parliamo di grandi imprese? No. Le protagoniste questa volta sono le startup tecnologiche europee. Secondo i dati Dealroom raccolti da Sifted, sito di analisi e informazione sulle startup del Financial Times, sono 13 le neo-aziende sostenute dai fondi di venture capital che hanno effettuato almeno due acquisizioni da inizio anno, rispetto alle sole 8 del 2020. Per un valore totale che supera il miliardo di euro (grazie anche all’acquisizione da 600 milioni di dollari della società statunitense SparkPost da parte di MessageBird). Ben oltre 10 volte l’importo dello scorso anno. Ma quali sono le ragioni dietro queste operazioni?
Si parla di guadagnare quote di altri mercati e acquisire nuove offerte o talenti, con un occhio soprattutto agli sviluppatori di software. “Un aspetto importante di una strategia di acquisizione è definire ciò che si punta a raggiungere e come questo si inserisce all’interno della strategia aziendale complessiva”, spiega Milda Jasaite, M&A director di Vinted. “Potrebbe sembrare semplice, ma è fondamentale per essere efficaci ai fini del processo decisionale relativo a un’acquisizione e alla struttura dell’operazione”. L’unicorno della moda di seconda mano ha effettuato diverse acquisizioni, tra cui quelle dei competitor Chicfy in Spagna e United Wardrobe nei Paesi Bassi. Jasaite ricorda infatti che sebbene “la crescita dell’azienda sia principalmente organica”, Vinted è “assolutamente aperta” a fusioni e acquisizioni, quando si presentano le “giuste opportunità”.
Per la startup britannica di consegna di fiori Bloom & Wild (che quest’anno ha acquisito la rivale olandese Bloomon e la francese Bergamotte), invece, le operazioni sono state un mezzo per accelerare l’espansione nei principali mercati europei e acquisire nuovi prodotti. E nelle parole di Avi Meir, ceo e co-fondatore della startup spagnola TravelPerk, la pandemia ha dato un ulteriore spinta all’avvio di acquisizioni di questo tipo. Dalla metà del 2020, la società ha inglobato Albatross (startup che offre un’Api per informazioni strutturate sulle restrizioni di viaggio e linee guida locali sugli spostamenti), ma anche NextTravel negli Stati Uniti e Click Travel nel Regno Unito.
“Per le startup europee che non hanno mai effettuato acquisizioni prima, lo sviluppo di una strategia M&A può essere scoraggiante”, spiega Sifted. “È per questo che i fondatori affermano che essere sostenuti da società di venture capital può essere utile, perché possono fare affidamento sull’esperienza degli investitori e delle loro reti”. Ma le piccole europee non sono le uniche a caccia di interessanti opportunità nella regione. A puntare gli occhi sul tema sono anche le aziende tecnologiche private statunitensi. Basti pensare all’ultimissima acquisizione da parte di Gopuff (servizio di consegna di beni di consumo e cibo che opera in oltre 650 città degli Stati Uniti attraverso circa 250 centri logistici a partire da marzo 2021) del concorrente britannico Dija (fondata appena otto mesi fa da ex dipendenti di Deliveroo), con l’obiettivo di espandersi in Europa. Un aspetto che, secondo Sifted, i player europei non potranno non attenzionare.
Sono 13 le startup sostenute da fondi di venture capital che hanno effettuato almeno due acquisizioni da inizio anno, rispetto alle 8 del 2020Tra le ragioni vi sono quelle di guadagnare quote di altri mercati e acquisire nuove offerte o talenti, con un occhio soprattutto agli sviluppatori di softwar…
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