Gestione logistica della collezione
Le soluzioni di collection management sono tra le prime soluzioni digitali ad essere state sviluppate. Esse hanno l’obiettivo di supportare il gestore della collezione, pubblica o privata che sia, nella gestione operativa della collezione stessa con soluzioni sempre più sofisticate e complete, che vanno dalla semplice archiviazione delle opere, con la possibilità di aggregazione/selezione secondo i diversi parametri (luogo di conservazione, artista, tipologia dell’opera…), alla possibilità di allegare i documenti ed i certificati relativi alle singole opere. Questi sistemi hanno un costo sicuramente accessibile sia per un collezionista privato che, a maggior ragione, per organizzazioni più complesse, ma un fattore che sta limitando l’adozione di questi strumenti è l’impegno necessario per “caricare“ le informazioni sul sistema; per ovviare a questo aspetto alcune aziende che stanno sviluppando queste applicazioni offrono un servizio che si occupa di organizzare l’archivio iniziale.
Certificazione, autenticazione e provenienza
La tecnologia blockchain viene utilizzata per registrare e certificare transazioni informatiche e metterle al sicuro in modo che non possano essere alterate nel tempo. Tale metodologia risulta quindi efficace quando il “certificatore“ è l’artista stesso e diverse sono le soluzioni sul mercato che consentono agli artisti di “firmare digitalmente” la propria opera, e da quel momento in poi poterne (volendo) tracciare la propria storia (proprietari, esposizioni…).
La tecnologia blockchain, sebbene sia sicuramente quella che più appassiona, in particolare il mondo legato al “business dell’arte”, in quanto questa tecnica è sempre più utilizzata dal mondo della finanza (fintech), non è la sola tecnologia che può e potrà cambiare il modo in cui il mondo dell’arte viene gestito.
Le recenti ricerche ci dicono anche che mentre più dell’80% delle start-up dedicate al mondo dell’arte dichiarano di utilizzare la tecnologia blockchain, solo una piccola percentuale di esse la definisce come tecnologia “core” all’interno della propria soluzione. Questi dati da un lato riflettono l’esigenza di trasparenza e tracciabilità, dall’altro evidenziano anche la difficoltà di adottare tale metodologia come standard.
Identità digitale
Tra le iniziative più interessanti che potranno accelerare ed incentivare l’utilizzo di queste piattaforme, c’è l’innovazione legata “all’identità digitale” dell’opera, al di là della documentazione certificata con blockchain, che porta con sé tutte le certezze ed i dubbi legati a “chi certifica il certificatore“. Per identità digitale, si intende la possibilità di avere la certezza di accoppiare le informazioni digitali (magari registrate con blockchain) e la specifica opera fisica, consentendo di identificare univocamente la fotografia in alta definizione all’opera stessa, analogamente a quanto avviene con i passaporti digitali. Questa tecnologia infatti, abbinando la fotografia in alta definizione, ormai disponibile anche su smartphone, con sistemi di intelligenza artificiale (AI), consente di identificare, al tempo t°, la singola opera, per poterla confrontare con una foto analoga scattata al tempo t1 e verificarne quindi la conformità. Questa tecnologia in grado di cogliere differenze non visibili ad occhio nudo, oltre ad identificare potenziali falsi, può permettere di verificare anche eventuali “evoluzioni” dell’opera dovute a danni accidentali, variazioni microclimatiche o evoluzioni della materia stessa, aprendo così nuove frontiere per supportare l’attività di “condition report”, oggi eseguita attraverso metodologie quanto meno differenti e articolate. Su questo tema esistono soluzioni digitali (ad esempio la svizzera 4ART e l’italiana SPEAKART), ma esistono anche soluzioni basate sull’utilizzo di sequenze di DNA (DNArt) che hanno sviluppato soluzioni molto interessanti in tal senso.
Sistemi predittivi
L’ultima frontiera che si sta delineando è quella legata all’utilizzo di sistemi basati sull’intelligenza artificiale che, grazie alle reti neurali e alle grandi capacità di computazione, potrebbero essere di grande aiuto per orientare un collezionista o un “investimento” in opere d’arte. Tuttavia è bene considerare e riflettere sulla fonte dei dati di cui l’AI si nutre e si basa per i suoi calcoli. Utilizzare strumenti in grado di valutare le performance economiche delle opere tramite l’analisi dei dati derivanti dalle “repeat sales” risulta essere in parte limitante, perché oggi si ha a disposizione un bacino reperibile solo ed esclusivamente da dati statistici e dalle vendite pubbliche registrate prevalentemente in asta, da cui restano escluse in parte le vendite private, così come gli scambi presso gallerie d’arte o tra privati.
Oltre alla difficoltà di reperire i dati in un mercato che probabilmente “non vuole” essere completamente trasparente, la componente più importante che guida l’acquisto di opere d’arte è intrinsecamente emotiva, personale, culturale e sociale, ove l’investimento “razionale” è il più delle volte una giustificazione per soddisfare un’esigenza o una passione dell’individuo/ investitore. Le più avanzate soluzioni riescono pertanto a tenere conto anche di altri fattori che influenzano il gradimento tendenziale dell’artista o delle opere tracciando altri parametri oggettivi quali ad esempio l’esposizione dell’artista in mostre o gallerie.
Art tech e Covid
La pandemia ha generato una corsa al digitale in tutti i settori e il mondo dell’arte ha cercato di correre ai ripari per recuperare un ritardo importante; gallerie e fiere si sono trovate a dover utilizzare sistemi e tecnologie per affrontare le restrizioni imposte dalla pandemia, così come tutti gli operatori di mercato hanno dovuto cercare di adeguare la propria situazione al contesto. C’è il forte rischio di rimanere delusi dalle soluzioni tecnologiche se non accompagnate da un ripensamento del modo di operare ove le soluzioni sono un “mezzo” differente per seguire o anticipare le inevitabili evoluzioni che anche il mondo dell’arte si troverà ad affrontare. L’adozione di una strategia digitale, implica una visione a medio-lungo termine ed il riposizionamento e l’evoluzione dei processi utilizzando le tecnologie digitali; in altri termini, non è e non sarà sufficiente adottare qualche tool digitale o investire sui canali social, se ciò non è e non sarà accompagnato da approcci e processi coerenti, utilizzando questi strumenti come tali, lasciando sempre spazio alla capacità di dare contenuti personali ricchi di competenza e di passione che rendono unico questo mondo. Non a caso, si parla sempre più, nel mondo del business e oltre, del concetto di “nuovo umanesimo”, una corrente che aspira ad una tecnologia al servizio dell’essere umano ed inutile in sua assenza; in assenza delle sue conoscenze, esperienze, predisposizioni, creatività ed emozioni.