Se per decenni il mantra è stato “comprare America e dimenticare il resto”, volatilità, asimmetrie monetarie e tensioni geopolitiche hanno cambiato le carte in tavola, accelerando la trasformazione dell’asset allocation e imponendo una riflessione strategica profonda. In questo scenario l’Europa, per a lungo tempo considerata un mercato secondario torna a reclamare attenzione, trainata da valutazioni più attraenti, stimoli fiscali concreti e un mutato profilo di rischio-rendimento. In parallelo, si rafforza il ruolo dei mercati privati e degli asset reali, in grado di offrire decorrelazione, visibilità dei flussi e capacità di adattamento ai trend secolari. Una roadmap alternativa, ma sempre più centrale, che chiama i wealth manager a un cambio di paradigma.
Di questo nuovo equilibrio strategico hanno discusso Alessio Rizzi e Giacomo Cristofori, rispettivamente Research Analyst, Active Multi-Assete e Head of Southern Europe & Real Assets Investment Sales Specialist di UBS Asset Management, durante l’evento Real asset 2025: strategie per navigare l’incertezza, organizzato a Milano il primo luglio 2025 dalla branch italiana dell’asset manager elvetico.
L’Europa torna strategica: crescita e catalizzatori
“L’Europa ha cambiato passo”, osserva Alessio Rizzi. “Dopo anni di underperformance rispetto agli Stati Uniti, oggi offre valutazioni più interessanti, un profilo di rischio-rendimento in miglioramento e alcuni catalizzatori macroeconomici reali“. Tra questi, spiccano l’aumento delle spese fiscali tedesche e l’ipotesi di una risoluzione del conflitto russo-ucraino nel medio termine. Anche le tensioni commerciali indotte dalle politiche statunitensi, come le tariffe, agiscono da incentivo per rafforzare l’economia domestica europea.
Rizzi sottolinea inoltre come “la crescita nominale degli Stati Uniti sia in rallentamento e il gap con l’Europa si sta restringendo, portando a un nuovo equilibrio nelle scelte di asset allocation”.
Valutazioni e settori: l’azionario europeo si rivaluta
Il differenziale storico tra le valutazioni di mercato USA-Europa è oggi particolarmente marcato. “In media l’Europa scambia con uno sconto del 30% rispetto agli Stati Uniti, contro un differenziale storico del 20%“, spiega Rizzi. “Ma ciò che rende questo momento diverso è che finalmente abbiamo anche dei catalyst“.
Tra i settori in evidenza, le banche europee hanno dimostrato una robustezza inaspettata: “Dopo anni di difficoltà legati ai crediti deteriorati, oggi mostrano ritorni sul capitale comparabili a quelli delle controparti americane, ma con valutazioni molto più basse. Le banche europee sono un comparto che presenta multipli molto bassi e una buona qualità fondamentale. Rispetto ad altri attualmente scontati, come auto ed energia, il settore bancario è oggi in una posizione di forza, anche grazie all’attuale livello dei tassi“.
Correlazioni in calo e diversificazione efficace
Un altro elemento chiave è il drastico calo delle correlazioni tra i principali mercati azionari globali. “Questa tendenza è fondamentale”, sottolinea Rizzi. “Una minore correlazione tra regioni consente un’effettiva diversificazione e riduce la volatilità complessiva del portafoglio. In un contesto di disallineamento ciclico – Europa alla fine del ciclo di taglio tassi, Stati Uniti forse all’inizio – i portafogli multi-regionali diventano più resilienti“.
Mostrando l’impatto diretto sullo Sharpe Ratio, Rizzi ha spiegato come una maggiore allocazione all’azionario europeo, anche a discapito di quello statunitense, migliori la performance aggiustata per il rischio di un portafoglio 60-40 tradizionale. “È un esempio concreto di come la diversificazione geografica sia tornata a fare la differenza”, aggiunge.
Private market e alternativi: un approccio strutturato
In un contesto segnato dall’incertezza, è sempre più evidente il bisogno di rafforzare i portafogli attraverso asset decorrelati. “Gli investimenti alternativi sono uno strumento potente”, spiega Giacomo Cristofori. “Non sono quotati, hanno bassa correlazione con i mercati pubblici e intercettano trend strutturali indipendenti dal ciclo macro“.
Cristofori cita dati concreti: “I family office globali allocano in media il 40% in alternativi, e il nostro CIO suggerisce un target iniziale del 20%. Ma la vera sfida non è solo la percentuale, bensì la modalità con cui si propone questo tipo di investimento”.
UBS ha creato una piattaforma, Unified Global Alternatives, che seleziona i migliori General Partner internazionali e costruisce relazioni su base di lungo periodo. “Con oltre 500 analisti globali dedicati al monitoraggio e alla due diligence, offriamo accesso istituzionale anche alla clientela private, beneficiando di sconti sulle fee, accesso a board consultivi e informazioni dettagliate”.
Real estate: il ciclo è ripartito
Dopo una fase di correzione globale tra il 2022 e il 2024, il settore immobiliare sta mostrando segnali di ripresa. “Il peggio è alle spalle“, dichiara Cristofori. “Nel 2025 stiamo entrando in un ciclo espansivo atteso da quindici anni. E a differenza del post-Lehman, non siamo in recessione”.
Il rialzo dei tassi ha impattato i prezzi, ma ora che l’adeguamento dei cap rate è avvenuto, le opportunità di ingresso si moltiplicano. “Non tutti i segmenti sono uguali“, precisa Cristofori. “Gli uffici periferici restano sotto pressione, mentre logistica e residenziale – soprattutto all’estero – sono trainati da dinamiche strutturali come l’e-commerce e l’urbanizzazione“.
In particolare, il residenziale internazionale risponde bene all’inflazione grazie alla breve durata dei contratti di locazione, che permette un rapido aggiornamento dei canoni. “In Italia, invece – spiega Cristofori – l’80% dello stock è in mano alle famiglie e fuori mercato, con normative poco favorevoli per l’investitore e proprio la frammentazione immobiliare e l’assenza di asset di scala impediscono ancora la piena istituzionalizzazione del settore”. Tuttavia, il grande fenomeno di passaggio generazionale che investirà Europa e Italia nei prossimi 10-15 anni, può essere un ulteriore driver di cambiamento. “Quando un immobile diventa un peso per la nuova generazione, si crea un’opportunità di liquidità, disinvestimento e riallocazione, soprattutto attraverso operatori professionali”.
Le infrastrutture, l’asset class perfetta per questo ciclo
Il vero protagonista del nuovo scenario, però, sono le infrastrutture. “Si tratta dell’asset class ideale in un contesto di bassa crescita e alta inflazione“, afferma Cristofori. “Operano in regime di monopolio o semi-monopolio, con flussi visibili, domanda rigida e una capacità unica di scaricare l’inflazione al utente finale“.
Durante l’evento, è stato evidenziato come le infrastrutture abbiano performato anche nei momenti in cui tutte le altre asset class correggevano, grazie alla loro resilienza. Cristofori aggiunge: “Sono correlate poco o nulla con equity, real estate o private debt. E sono anche in continua espansione: dal battery storage alla logistica digitale, fino al life science“.
Un tema particolarmente attuale è quello degli investimenti “dual use”, ovvero infrastrutture civili con potenziale impiego militare. “A livello NATO – ricorda Cristofori – sono già in corso investimenti in ponti, strade e strutture logistiche che rispondono sia a esigenze civili sia militari”.
Anche il nucleare, pur con resistenze politiche, è ormai presente nei fondi infrastrutturali di diversi gestori, segno di un progressivo cambiamento di paradigma.
Quanto alla selezione geografica, l’approccio UBS è chiaro: “Bisogna essere locali. L’investimento reale si fa con la presenza fisica sul territorio. Non esiste una dashboard che sostituisca la competenza sul campo. Per questo utilizziamo un modello top-down e bottom-up, ma con forte radicamento operativo nelle aree target”.
Domande frequenti su Portafogli resilienti, UBS AM punta su Europa e real asset
L'Europa sta tornando strategica grazie a valutazioni più attraenti, stimoli fiscali concreti e un mutato profilo di rischio-rendimento, fattori che la rendono nuovamente interessante per gli investitori dopo un periodo in cui l'attenzione era focalizzata principalmente sull'America.
L'articolo menziona i private market e gli alternativi come parte di un approccio strutturato, suggerendo un interesse verso asset class meno tradizionali per diversificare il portafoglio e cercare rendimenti superiori.
L'articolo indica che il ciclo del real estate è ripartito, suggerendo un'opportunità di investimento in questo settore, probabilmente grazie a condizioni di mercato favorevoli o a una ripresa economica.
Le infrastrutture sono considerate perfette per questo ciclo perché offrono stabilità e rendimenti prevedibili, caratteristiche particolarmente attraenti in un contesto di volatilità e incertezza economica.
Volatilità, asimmetrie monetarie e tensioni geopolitiche hanno accelerato la trasformazione dell'asset allocation, imponendo una riflessione strategica profonda e spingendo gli investitori a considerare nuove aree geografiche e asset class.