In Oltrepò Pavese si producono eccellenti Pinot Nero e tra questi il Pernice Conte Vistarino ci ha entusiasmato per la sua bontà e per la storia del suo produttore.
Partendo da Broni, passando da Pietra de’ Giorgi e Cigognola, si arriva a Rocca de’ Giorgi, un piccolo comune nel cuore dell’Oltrepò Pavese, situato alla fine della valle Scuropasso. Qui troviamo uno di questi tesori, la Tenuta Giorgi Vistarino, le cui radici risalgono alla metà del XV secolo. La tenuta si estende per 826 ettari, di cui 200 coltivati a vigneto. I cambi generazionali non hanno mai messo in discussione la biodiversità della tenuta, tanto che l’azienda vanta ampie zone adibite a bosco e ricche aree faunistiche.
Proprio qui, nel 1850, il Conte Augusto Carlo Giorgi di Vistarino pianta le prime barbatelle di Pinot Nero importate dalla Borgogna gettando le basi per la diffusione di questo vitigno in tutto il territorio dell’Oltrepò Pavese, i cui suoli e microclima consentono la produzione di vini a base di questo difficile vitigno, sia vinificato in bianco per la spumantizzazione sia vinificato in rosso, dando luogo a vini caratterizzati da grande struttura e forte identità territoriale.
Alla Tenuta Conte Vistarino la produzione di Pinot Nero è proseguita fino all’attuale generazione rappresentata da Ottavia Giorgi Vistarino, che guida l’azienda con carattere e personalità da oltre 10 anni, e che, nel rispetto della tradizione, ha individuato nella ricerca della qualità dei vini la chiave della crescita aziendale. Attraverso un approfondito lavoro di zonazione sono stati individuati gli appezzamenti più adatti per i vitigni del territorio, Riesling, Bonarda, Croatina e Pinot Nero, e proprio al Pinot Nero sono stati destinati ben 140 ettari, di cui una parte dedicata alla produzione di vini rossi.
Nei terreni più vocati l’azienda produce tre Cru, i Pinot Nero Pernice, Bertone e Tavernetto, tre vini complessi e di carattere dove il Pinot Nero insieme a un un bouquet ampio, floreale e fruttato si esprime con grande finezza ed eleganza.
Dicevamo del Pinot Nero Pernice che può essere considerato il vino di punta dell’azienda. Il vigneto, reimpiantato nel 1995, cresce su un suolo prevalentemente calcareo, con parti di argilla, sabbia e, in misura minore, pietrisco. Si estende su una superficie di tre ettari e mezzo a 350-400 metri di altitudine con esposizione a sud, per una produzione annuale di meno di 7.000 bottiglie. Le rese, grazie a una selezione maniacale delle uve, sono bassissime, per un vino che, come lo definiscono in azienda “è un cru selvatico, dal carattere ribelle e dalla personalità inconfondibile che non ha paura di mostrare i suoi pregi e i suoi difetti”.
E un vino che ho bevuto varie volte, delle annate 2013, 2015 e recentemente della 2017 che mi è piaciuta particolarmente.
Il Pinot Nero Pernice 2017 ha un colore intenso e luminoso, rosso rubino chiaro che vira al granato. Dietro un profumo di rosa appassita emergono sentori fruttati di marasca e ribes rosso insieme a note di cuoio e tostate di caffè. In bocca il vino è complesso, l’attacco è morbido, il sorso è avvolgente, sapido e dotato di piacevole freschezza con tannini ben levigati e un finale lungo e persistente con un piacevole retrogusto di cacao. È un vino già molto piacevole, ma che mostra un ottimo potenziale di invecchiamento. Chi volesse tenerlo qualche anno in cantina non se ne pentirà.