Un tesoro da 1290 monete romane, risalenti al regno di Costantino il Grande, è stato trovato da un archeologo dilettante. Lo scorso settembre Daniel Lüdin, munito di metal detector e di una buona dose di speranza di trovare preziose antichità, mentre setacciava il terreno in una foresta vicino al castello di Wildenstein a Bubendorf, in Svizzera, si è imbattuto in un vaso di argilla. Al suo interno c’erano le preziose monete, che secondo gli esperti risalgono al 332-355 d.C., un periodo di pace e prosperità nell’Impero Romano. Pochissime monete di quel periodo sono state riportate alla luce.
L’archeologo, dopo essersi reso conto dell’entità del ritrovamento, ha informato gli esperti locali di Archäologie Baselland, società che gestisce varie iniziative dedicate all’archeologia nella regione svizzera di Basilea Campagna. Utilizzando la tomografia computerizzata dei Laboratori Federali Svizzeri per la Prova dei Materiali e la Ricerca, gli esperti hanno scansionato il vaso alto 9 pollici scoprendo resti di cuoio incastrati tra le monete. Le monete composte principalmente da una lega di rame e tracce d’argento sono l’equivalente di una piccola ciotola di spiccioli. Pesando molto meno di un’oncia, corrispondono a circa due mesi di stipendio per un soldato in quel periodo. Quale scopo invece avesse la pelle rimane ancora un mistero.
“Del periodo in cui il vaso di Bubendorf è stato nascosto, non è stato mai trovato nessun accumulo di monete comparabile in tutto l’Impero Romano” si legge nel comunicato. “Questi anni sono caratterizzati più dalla loro stabilità politica e da una certa ripresa economica. Da un lato, questo rende il ritrovamento molto speciale, ma dall’altro pone ulteriori misteri. Per quali ragioni le monete sono state sepolte e perché non sono state recuperate?”. Gli esperti sono dell’avviso che, data la posizione del vaso in un punto dove si incontravano tre confini romani, si potrebbe trattare di un’offerta fatta agli dei per chiedere la protezione di quella regione.