5000 morti e 3000 edifici distrutti. Il bilancio (provvisorio) del terremoto in Turchia di lunedì 6 febbraio da incubo. Non solo in termini di vite umane, ma anche di patrimonio culturale andato in frantumi. Chiese, mosche e castelli sono rovinati al suolo, scossi da un terremoto di magnitudo 7,8 verificatosi nelle prime ore del 6 febbraio, vicino alla città turca di Gaziantep. La perdita più grande a livello storico è stata il Castello della città, patrimonio mondiale dell’Unesco.
Alla prima scossa di magnitudo 7,8, sono seguite più di 40 scosse di assestamento che sono state avvertite fino a Cipro, Egitto, Israele e Libano. L’incidente catastrofico giunge in un momento particolarmente vulnerabile per la Turchia e la Siria, entrambe già alle prese con turbolenze economiche e crisi dei rifugiati.
Si tratta di una struttura storica costruita come torre di avvistamento nel secondo e terzo secolo, durante il periodo romano, e successivamente ampliata nel quinto secolo dall’imperatore bizantino Giustiniano primo. Da allora, il sito, risalente a 1.700 anni fa, ha svolto numerose funzioni. Proprio l’anno scorso, una parte del castello è stata trasformata nel Museo panoramico della difesa e dell’eroismo di Gaziantep, un luogo che onora la lotta della città contro l’occupazione francese e inglese durante la guerra d’indipendenza turca di un secolo fa.
“Alcuni dei bastioni nelle parti est, sud e sud-est dello storico castello di Gaziantep, nel quartiere centrale di Şahinbey, sono stati distrutti dal terremoto”, ha riferito l’agenzia di stampa statale turca Anadolu. “I detriti erano sparsi sulla strada. Le ringhiere di ferro intorno al castello erano sparse sui marciapiedi circostanti. Anche il muro di sostegno accanto al castello è crollato. In alcuni bastioni sono state osservate ampie crepe”.
Secondo i rapporti locali, è crollata anche una moschea Şirvani del XVII secolo situata vicino alla capitale.