Piero Manzoni è una delle figure più importanti dell’arte italiana del dopoguerra. Insieme ad Alberto Burri e Lucio Fontana, è uno dei pochi artisti italiani che ha raggiunto un riconoscimento internazionale non solo a livello di critica, ma anche di mercato. Per rendersene conto è sufficiente dare una scorsa ai record d’asta ottenuti dalle sue opere: ci sono almeno 3 quadri, tutti di dimensioni ragguardevoli, che hanno superato i 10 milioni di dollari.
Gli autori italiani che hanno oltrepassato questo limite sono davvero pochi. Tralasciando i grandi maestri del passato e limitandosi al XX secolo, oltre a quelli citati mi vengono in mente solo
Giorgio De Chirico,
Amedeo Modigliani ed
Umberto Boccioni, di cui un esemplare postumo della famosa scultura “
Forme uniche della continuità nello spazio” è stata di recente aggiudicato a 16 milioni di dollari (Christie’s, New York, 11 Novembre 2019).
Credo che il mercato rispecchi fedelmente il ruolo e l’importanza storica di Manzoni. Va tuttavia precisato che risultati così significativi sono stati ottenuti solo ed esclusivamente dalle cosiddette “tele grinzate”, ovvero da tele rigorosamente bianche, intitolate Achrome, la cui superficie è solcata da pieghe arricciate e fissate mediante l’applicazione di caolino. È questa una tecnica introdotta da Manzoni alla fine degli anni cinquanta e utilizzata solo per pochi anni. Nei primi anni sessanta, infatti, l’artista si muove in una direzione che prescinde da ogni interesse estetico e vira decisamente verso il concettuale. A questo periodo risalgono i cotoni, i cloruri di cobalto, i polistiroli, le fibre sintetiche, tutti materiali nuovi, scelti dall’artista perché caratterizzati dal colore bianco che non viene più aggiunto in un secondo tempo dall’artista, ma che fa parte integrante dell’opera.
Per chi fosse interessato ad acquistare un Manzoni, ma non disponesse di un budget milionario, è possibile indirizzarsi verso queste tipologie, reperibili a prezzi decisamente più accessibili, ma sempre nell’ordine di alcune centinaia di migliaia di euro. La produzione concettuale, ovvero le Linee, i Fiati d’artista, le Impronte, si possono invece acquistare con un budget inferiore a 100.000 euro. Fa eccezione la celebre e discussa Merda d’artista che ha superato in asta la soglia di 300.000 euro (Il Ponte, Milano, 6 dicembre 2016). Come è noto, si tratta di una serie di 90 scatolette, in tutto simili a quelle usate per conservare la carne in scatola, ma il cui contenuto dichiarato dovrebbe essere costituito dalle feci dell’artista. L’aspetto a cui teneva particolarmente Manzoni, al di là dell’effetto volutamente provocatorio, è che il listino della Merda d’artista fosse basato su quello dell’oro.
Piero Manzoni
Merda d’artista, 1961
scatoletta di latta e carta stampata
4.8 x diametro 6 cm
N. 017 di un’edizione di 90 esemplari
La carta è stampata con il nome e cognome dell’artista e la seguente scritta a caratteri tipografici: Merda d’artista/CONTENUTO NETTO GR.30/ CONSERVATA AL NATURALE /PRODOTTA ED INSCATOLATA/ NEL MAGGIO 1961/ PRODUCED BY Piero Manzoni/ N./ MADE IN ITALY”. La scritta è anche in francese, inglese e tedesco.
Evidentemente lo scopo dell’artista era
stabilire un’equivalenza fra un’opera puramente concettuale, priva di qualsiasi contenuto artistico in sé e per sé, e il materiale più pregiato che si possa rinvenire in natura e che costituisce – o almeno costituiva – il punto di riferimento per stabilire il valore della moneta. E’ questo un aspetto non ancora abbastanza capito e conosciuto. L’operazione di Manzoni vuole ribaltare radicalmente la scala di valori con cui si giudica l’arte. Non conta la qualità esecutiva, la perizia di un artista, neppure l’eleganza e la raffinatezza ancora riscontrabile nelle tele grinzate, ma solo l’idea, il concetto, quel potere magico che ha solo l’arte di trasformare un oggetto comune, oppure addirittura gli scarti del corpo umano, in una creazione artistica.
E’ chiaro che Manzoni si pone qui sulla stessa lunghezza d’onda di Marcel Duchamp. Per chi si occupa di investimenti, sarebbe interessante capire quanto si è rivalutata in sessant’anni la Merda d’artista di Manzoni rispetto al prezzo di 100 grammi di oro spesi per acquistarla. Credo che dovremmo dare ragione a Manzoni: la sua arte vale più dell’oro.
Piero Mazoni,
Achrome, 1961 c.
fibra artificiale, cm 22 x 19,5
Piero Manzoni
Achrome, 1958
caolino su tela grinzata, 60 x 70 cm
Provenienza:
Malabarba, Milano
Galleria Forma, Genova
Collezione Privata Milano
Piero Manzoni è una delle figure più importanti dell’arte italiana del dopoguerra. Insieme ad Alberto Burri e Lucio Fontana, è uno dei pochi artisti italiani che ha raggiunto un riconoscimento internazionale non solo a livello di critica, ma anche di mercato. Per rendersene conto è sufficiente…