È noto fra gli addetti ai lavori che Ethereum, la blockchain più utilizzata per coniare e scambiare nft, da metà settembre 2022 sia diventata green in seguito a un’operazione denominata The Merge, La Fusione. Lo aveva annunciato lo stesso fondatore di Ethereum Vitalik Buterin via Twitter.
Grazie alla fusione, il consumo di elettricità della blockchain è diminuito del 99,988%, con le emissioni di carbonio in calo del 99,988% (dati Crypto Carbon Ratings Institute – CCRI). Prima di “The Merge”, si stima che Ethereum consumasse 23 milioni di megawattora (MWh) all’anno – valore al consumo di elettricità di paesi come l’Olanda, le Filippine o il Pakistan. D’ora in poi il consumo scenderà a 2.600.
Ma che cos’è stata The Merge? Il passaggio da un sistema che per validare ogni transazione richiedeva la soluzione di problemi matematici particolarmente complicati a un altro più snello. La vecchia metodologia comportava un estremo dispendio di energia e prendeva il nome di proof of work. Il nuovo sistema si chiama proof of stake: in questo ambiente è un gruppo di individui a convalidare le transazioni, grazie ai propri token, messi in garanzia per la sicurezza della rete. La semplice riduzione dei soggetti validatori comporta una consistente riduzione dell’energia consumata.
In occasione del Merge, il ceo (Josh Crain) di SuperRare aveva parlato di “punto di svolta” e di “vantaggio per la criptoarte”. L’attesa della Fusione aveva fatto salire le quotazioni di Ether, la criptovaluta scritta su Ethereum, del 75% rispetto al suo minimo storico del mese di giugno 2022. Un chiaro segnale di fiducia del mercato nei confronti di una blockchain finalmente più sostenibile. Ma, come dichiarato sempre da Crain, molta strada resta ancora da fare per rendere più green le transazioni di non fungible token.