La crisi russo-ucraina innesca un cambio di marcia dei ceo italiani. Che, alla luce della congiuntura attuale, si trovano a riformulare le proprie strategie di business. Puntando sulle fusioni e acquisizioni, ma in un’ottica sempre più green.
L’impatto (zero) della pandemia
Secondo una nuova ricerca di EY, che ha coinvolto oltre 2mila amministratori delegati a livello globale (di cui più di 70 solo in Italia), il 13% ritiene che la crisi pandemica non abbia avuto un impatto sul proprio business ma l’87% riconosce gli effetti che potrebbe avere nel medio e nel lungo termine. L’83%, in particolare, ha già iniziato a riorganizzare la propria catena di approvvigionamento. E la maggior parte di essi vede negli investimenti in tecnologie “la chiave per ottimizzare costi, migliorare l’interazione con i clienti e perseguire percorsi di sostenibilità”, dichiara Massimo Antonelli, chief executive officer di EY in Italia e chief operating officer di EY Europe West. “Questo scenario ci porta a dover essere pragmatici, puntando al miglior uso possibile delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, per dare la giusta prospettiva di crescita alle persone, alle aziende e al Paese del futuro”, aggiunge.
L’M&A per accelerare le strategie green
In questo contesto, il 44% dei ceo coinvolti nell’analisi si attende che le proprie aziende punteranno sulle acquisizioni nei prossimi mesi, un dato in rialzo rispetto al 35% di inizio 2021 sebbene circa tre quarti di essi ammettano che preferiscono focalizzare gli investimenti sul mercato domestico o sulle regioni immediatamente circostanti. “Le strategie di sostenibilità, nel senso ampio del termine, diventano un elemento chiave per le aziende: solo il 24% degli intervistati, infatti, dichiara di perseguire simili iniziative per rispondere a esigenze normative o regolatorie, mentre circa il 50% afferma di percepirle non solo come un elemento differenziante nel proprio posizionamento con i clienti ma anche come un’opportunità per stabilire una nuova relazione con i propri stakeholder”, interviene Marco Daviddi, strategy & transactions markets leader Europe West di EY. “Non è dunque un caso che i ceo italiani mettano al primo posto tra le motivazioni per effettuare acquisizioni, con oltre il 36% delle risposte, la possibilità di accelerare la propria strategia di sostenibilità”.
Certo, non mancano alcuni rischi esterni che potrebbero turbare i piani d’investimento così delineati. Il 90% degli amministratori delegati interpellati rivela preoccupazione in merito ai rincari dei prezzi dei fattori di produzione e la maggior parte resta focalizzata sulla tutela e la valorizzazione del proprio core business. Solo il 18% degli italiani (a fronte del 25% a livello globale), di conseguenza, dedica risorse a nuove iniziative di sviluppo. Quanto infine ai principali trend del mercato delle fusioni e acquisizioni, il 63% dei ceo si attende un incremento delle acquisizioni cross-industry e il 62% un forte ruolo del private equity. Ricordiamo che già nel 2021 le attività d’investimento in tal senso avevano raggiunto gli 85,5 miliardi di euro ma i primi mesi dell’anno hanno conosciuto un rallentamento del -35% in termini di volumi e del -13% in termini di operazioni sulla scia proprio delle tensioni tra Russia e Ucraina.