- La domanda di riscatto dei buchi contributivi può essere presentata all’Inps fino al 31 dicembre 2025
- Carbone: “Qualora la data di pensionamento restasse la stessa, si potrebbe valutare di investire quelle somme in una forma di previdenza integrativa”
C’è ancora tempo per ottenere la pace contributiva. L’Inps torna a comunicare i requisiti per riscattare i cosiddetti “buchi contributivi”, ovvero fino a cinque anni della propria carriera lavorativa non coperti da contribuzione. La domanda può essere presentata fino al 31 dicembre 2025 attraverso modalità diverse a seconda che se ne occupino lavoratori e lavoratrici o datori e datrici di lavoro. Ma come funziona tecnicamente e chi può beneficiarne, per anticipare il momento della pensione e incrementare l’assegno?
Come visualizzare l’estratto conto contributivo
Partiamo da una premessa. Ogni individuo dovrebbe periodicamente controllare il proprio estratto conto contributivo, in modo tale da verificare se la propria storia lavorativa è correttamente rappresentata. Si tratta di un documento che, anno per anno, riepiloga redditi e anzianità contributiva maturata. Più precisamente, elenca tutti i contributi da lavoro, figurativi, volontari e da riscatto. Per consultarlo è sufficiente accedere al sito ufficiale dell’Inps, entrare nella propria area riservata e scaricarlo, oppure richiederlo tramite il contact center o gli enti di patronato e intermediari dell’Istituto di previdenza.
Ma cosa fare se emerge un’anomalia? “La legge prevede cinque anni entro i quali va sanato un contributo non versato per errore, che salgono a 10 anni in caso di omissione contributiva: oltre queste date si va in prescrizione”, racconta a We Wealth Andrea Carbone, ideatore di smileconomy, società indipendente di ricerca e consulenza finanziaria, assicurativa e previdenziale. “Da quest’anno l’Inps ha però aperto alla possibilità, a carico del lavoratore, di chiedere una rendita vitalizia anche quando siano trascorsi più di 10 anni”, aggiunge l’esperto.
Pensione: come recuperare i buchi contributivi
Se invece non c’è stato alcun errore e si tratta di un puro e semplice buco contributivo dovuto alla pausa tra un lavoro e un altro, i metodi per poterlo “chiudere” sono due: il riscatto di laurea, se si tratta di un periodo di studi, oppure la cosiddetta pace contributiva. Quest’ultima consente di riscattare fino a cinque anni di periodi non coperti da contribuzione, utili ad anticipare il momento del pensionamento e incrementare l’assegno. La Legge di Bilancio 2024 ha reintrodotto l’istituto della pace contributiva per il biennio 2024-2025, estendendo quindi la possibilità per lavoratori e lavoratrici di fare richiesta fino alla fine dell’anno in corso.
Pace contributiva: chi può beneficiarne
Con la pace contributiva è possibile riscattare, in tutto o in parte, i periodi successivi al 31 dicembre 1995 e precedenti al 1° gennaio 2024. Si tratta infatti di una possibilità riservata unicamente ai “contributivi puri”, ovvero a chi non ha contributi precedenti al 1° gennaio 1996. Inoltre, i periodi da riscattare non devono essere coperti da contribuzione (obbligatoria, figurativa, volontaria o da riscatto) non solo nella cassa specifica ma in qualsiasi fondo previdenziale. Possono essere riscattati solo i buchi contributivi che si trovano tra due periodi di lavoro. In altre parole, non si può beneficiare della pace contributiva per periodi precedenti alla prima occupazione.
Quanto costa riscattare i “vuoti” contributivi
“L’onere è proporzionale al reddito degli ultimi 12 mesi e all’aliquota contributiva (il 33% per i dipendenti e circa il 24% per gli autonomi, per esempio)”, precisa Carbone. “Il costo è rateizzabile e deducibile, al pari del riscatto di laurea”, prosegue l’esperto. L’onere di riscatto può essere infatti versato in un’unica soluzione o in 120 rate mensili al massimo, ciascuna di importo non inferiore a 30 euro. La rateizzazione non prevede l’applicazione di interessi ma non può essere concessa “se i contributi da riscatto devono essere utilizzati per l’immediata liquidazione di una pensione diretta o indiretta o nel caso in cui gli stessi siano determinanti per l’accoglimento di una domanda di autorizzazione ai versamenti volontari”, si legge sul sito dell’Inps.
Come presentare la domanda all’Inps
Come anticipato, il termine della domanda per fruire della pace contributiva cade il 31 dicembre 2025. Nel caso dei lavoratori, la richiesta può essere presentata tramite:
- sito web dell’Inps, accedendo alla pagina “Portale dei servizi per la gestione della posizione assicurativa” e selezionando la voce “Riscatti”;
- contact center, al numero 803164 da rete fissa o al numero 06164164 da rete mobile;
- servizi telematici offerti da patronati e intermediari dell’Inps.
I datori di lavoro possono invece presentare la domanda attraverso il modulo “AP135” disponibile sul sito dell’Istituto.
Perché considerare il riscatto dei buchi contributivi
Ma come si fa a valutare se convenga o meno aggiungere anni alla propria storia contributiva attraverso un riscatto di laurea, una pace contributiva o la chiusura di un errore contributivo? “La risposta sta nel proprio percorso professionale”, osserva Carbone. “Chi ha iniziato a lavorare presto avrà probabilmente interesse ad aumentare gli anni di anzianità contributiva, per poter andare in pensione prima. Chi invece ha iniziato a lavorare tardi andrà comunque in pensione per età, con i requisiti di vecchiaia”. Caso per caso, insomma, è necessario valutare se i contributi in più servano effettivamente o meno per anticipare il momento della pensione.
Un’alternativa alla pace contributiva: la previdenza integrativa
In alternativa, qualora la data di pensionamento restasse la stessa, si potrebbe valutare di investire i propri risparmi in una forma di previdenza integrativa. “È parimenti deducibile e consente di diversificare le fonti di reddito grazie alle quali vivremo gli anni della pensione”, afferma Carbone. “Ricordiamo infatti che i contributi versati all’Inps si rivalutano in funzione della media quinquennale del Pil nominale, mentre i versamenti in previdenza integrativa beneficiano delle rivalutazioni dei mercati obbligazionari o azionari prescelti”, conclude l’esperto.