Le famiglie italiane, nonostante gli aiuti pubblici introdotti dallo Stato per fronteggiare le contrazioni pandemiche, rimangono penalizzate dall’aumento della pressione fiscale
Solo un’efficace riforma fiscale può permettere di ridurre gli squilibri generati a seguito della pandemia, incidere in senso positivo sulla ricchezza delle famiglie e aiutare i nuclei che vivono al di sotto della soglia di povertà a migliorare la propria condizione
Infatti, come rileva un approfondito studio rilasciato dall’Osservatorio sulle famiglie italiane della Fondazione Nazionale dei Commercialisti, benché le agevolazioni, gli aiuti, i sussidi, erogati a favore delle famiglie italiane per rispondere agli effetti della crisi sanitaria siano stati molteplici, non si sono dimostrati però sufficienti per impedire l’aumento della povertà.
In questi termini, i dati restituiti dall’analisi in esame aprono a uno scenario diverso rispetto alla tendenza che, negli ultimi anni, si era registrata come reazione alla crisi del 2009 e, anzi, evidenziano un indebolimento della ricchezza accumulata dalle famiglie più povere. Accumulata con fatica tanto per l’innata propensione al risparmio degli italiani, quanto per le misure – come il reddito di cittadinanza – poste a sostegno delle fasce più deboli.
A voler andare a individuare le cause di questo fenomeno paradossale, e per certi versi inaspettato, si scopre che l’aumento della pressione fiscale (che ha inciso sulla ricchezza delle famiglie) è avvenuto a causa della rigidità del gettito delle imposte dirette in rapporto al calo del Pil. In particolare, come si apprende dal report, ad aver inciso in maniera determinante su tale aumento è stato il gettito erariale dell’Irpef, dell’Imu e della Tasi, cresciuto rispettivamente di 11,7 miliardi (+7,2%), e di 11,1 miliardi di euro.
A partire da marzo 2020, infatti, per un verso, il calo dei consumi registrato nelle fasi di lockdown, ha permesso alle famiglie abbienti di incrementare il risparmio privato (sotto forma di depositi bancari), consolidando la loro ricchezza; per un altro, gli aiuti pubblici erogati dallo Stato e destinati ai nuclei meno ricchi non sono stati sufficienti per compensare le perdite economiche subite dai diretti interessati.
Altrimenti detto, la condizione di isolamento ha favorito i ricchi che hanno maggiormente risparmiato, ma non i poveri: la rinuncia alle entrate a cui è andata incontro la fascia sociale più debole non è stata compensata dagli aiuti messi in campo dallo Stato.
E per il futuro? La tendenza sembra non cambiare.
Come si apprende dal documento dell’Osservatorio sulle famiglie, infatti, anche se a partire da gennaio 2021 si è registrato un aumento della spesa da parte delle famiglie, il gap ormai creatosi da marzo 2020 è talmente marcato che non potrà essere ridotto a stretto giro. Al contrario, con ogni probabilità nel corso del 2021 gli squilibri (già presenti in precedenza, ma approfonditi dal momento pandemico) sono destinati a crescere.