Arriva l’istituto della mediazione assistita, attivabile ad iniziativa di qualunque debitore e finalizzata a trovare un accordo con i creditori per rimediare a ogni squilibrio economico-finanziario o patrimoniale o comunque di insolvenza reversibile
La platea dei destinatari della riforma è pertanto estremamente amplia: si va dal piccolo imprenditore, anche agricolo, alla media e grande impresa. Cambia la prospettiva e, conseguentemente, l’atteggiamento del ceto creditorio: la norma prevede espressamente che le banche ed i creditori finanziari siano obbligati a partecipare a tale mediazione in modo propositivo e informato ed a interagire prontamente con l’esperto in merito alle proposte del debitore. La nuova normativa, entrata in vigore il 15 novembre 2021, è destinata, qualora trovasse un’applicazione massiva, ad incidere in modo sostanziale sulla tempistica delle procedure riducendola drammaticamente.
La mediazione durerà ragionevolmente non oltre sei mesi e, in caso di mancato accordo, il debitore potrà presentare domanda di concordato liquidatorio “coattivo” semplificato.
È importante considerare al riguardo che questo concordato non prevede la votazione dei creditori, né una percentuale minima di recupero garantita ai creditori e, pertanto, dovrebbe essere ragionevolmente omologato in pochi mesi. Lo scenario introdotto impone alle banche di essere pronte alla sfida ed al cambio di passo nei rapporti con i propri clienti valutando con rapidità i piani di risanamento e negoziando in modo efficiente e rapido gli accordi di ristrutturazione con i debitori meritevoli.
Il sistema bancario è chiamato pertanto ad assumere un ruolo guida nel mondo della gestione della crisi di impresa e, per tal motivo, sarà sempre più necessaria una forte interconnessione tra la struttura commerciale e quella di monitoraggio finanziario dell’impresa. Nel nuovo scenario per le banche sarà necessario procedere a ritmi serrati per evitare che il mancato accordo nella mediazione le esponga al rischio di liquidazioni “coattive” in cui non avrebbero alcuna voce in capitolo con procedure che potrebbero portare a drastiche svalutazioni del valore dei crediti verso le imprese nel giro di un solo esercizio.
Se pensiamo che il valore complessivo dei crediti deteriorati in seno alle banche attive in Italia è stimabile a fine 2021 in circa €345 miliardi capiamo bene quanto sia importante la posta in gioco. Resta fermo che non è possibile al momento stimare il reale impatto di questa riforma considerato che sarà direttamente proporzionale al suo effettivo utilizzo e quindi alla sua concreta applicazione su scala. Naturalmente la sfida non riguarda solo le banche, ma anche coloro che forniscono consulenza professionale agli enti creditizi ed agli intermediari finanziari che sono i creditori istituzionali per definizione.
È ragionevole ritenere che questo profondo cambiamento finisca inevitabilmente per incidere anche sull’attività consulenziale e sul supporto professionale mutandone la natura e la considerazione del vero valore aggiunto. Anch’essi dovranno essere ripensati e reinterpretati per essere di vero ausilio e valido supporto agli operatori creditizi per affrontare in modo competitivo questo mutamento di prospettiva.