Un seminario di Step Lugano fa il punto sulle caratteristiche dei non fungible token con le raccomandazioni degli esperti e la best practice, valutando anche le implicazioni legali
Il nodo delle successioni degli asset virtuali
Occorre premettere che lo sviluppo vertiginoso del mercato degli Nft attira grande attenzione: se agli inizi del 2021 erano conosciuti praticamente solo all’interno del mondo degli investitori pionieri del mondo delle criptovalute alla fine dell’anno appena trascorso questo mercato è stato stimato dagli esperti pari a circa 41 miliardi di dollari. Alcuni numeri, relativi al mercato dell’arte digitale, aiutano a tratteggiare un primo contesto: The first 5000 day di Beeple’s è stato venduto per 69,3 milioni di dollari da Christie’s nel marzo 2021 e The merge di Pak è stato venduto nel dicembre 2021 sulla piattaforma Nifty Gateway per 91,8 milioni di dollari e 266.445 unità di massa. Ma è possibile spiegare la crescita di questo fenomeno solo con elementi come una nuova generazione di collezionisti, la democratizzazione delle criptovalute, l’affermarsi del metaverso o il ruolo delle normative Amlper l’antiriciclaggio? Quello che è certo è che lo strumento si diffonde sempre di più in molti settori, come assicurazioni e sanità.
- un Nft è un’unità unica e non intercambiabile di dati memorizzati su una blockchain, una sorta di libro mastro digitale;
- gli Nft possono essere associati a file digitali riproducibili come foto, video e audio, così come a oggetti fisici;
- ogni Nft ha un hashtag unico (o impronta digitale) che rende ogni Nft diverso da ogni altro;
- questo rende gli Nft diversi dalle criptovalute blockchain, come i Bitcoin, che sono tutte intercambiabili tra di loro.
Sono due le questioni da considerare quando si pensa di acquistare Nft: l’Nft in quanto tale e il contenuto sottostante (arte digitale, video, immagini…) al quale è linkato. Quello che è in vendita è solamente l’Nft: cioè un token con caratteristiche uniche che è conservato in un “wallet” digitale. Possedere un Nft dà quindi la capacità di decidere dove e a chi trasferire l’Nft. Tuttavia l’Nft non dovrebbe essere confuso con il contenuto sottostante. Come risultato, vendere l’Nft non crea automaticamente diritti di proprietà o esclusivi al contenuto sottostante. Quello che si ottiene sarà molto specifico e dipenderà molto dalla proprietà legale del sottostante all’Nft da parte di chi lo ha creato (minter) e dalla scelta di incorporare tali diritti nell’Nft.
Una volta creato l’Nft può essere venduto utilizzando la valuta digitale contenuta in un wallet digitale e tale transazione viene registrata con la tecnologia blockchain. Inoltre gli Nft possono essere trattati su vari marketplace (come Open Sea) e anche queste transazioni secondarie vengono registrate su blockchain. È anche possibile creare una fonte di ulteriore reddito per il proprietario originario dell’Nft usando i cosiddetti smart contract.
Con queste premesse i principali temi a cui fare attenzione quando si decide di puntare su questo strumento sono:
1. Chi possiede il contenuto sottostante?
2. Quali diritti sul contenuto sottostante si acquistano quando si compra un Nft?
3. Che cosa prevede lo smart contract?
4. Cosa prevedono i termini del mercato su cui viene trattato?
5. Chi ha la responsabilità se qualcosa va storto?
Poi ci sono altre riflessioni da fare: dal riconoscimento di un Nft da parte dei tribunali come prova del titolo legale di una versione digitale di un bene; alla natura di questi dati e relativa archiviazione; dal rischio di contenzioso ai costi ambientali legati al fatto che la tecnologia blockchain è energivora.
Un’altra evidenza è che al momento non esiste alcun quadro normativo specifico ma solo regolamenti che possono essere applicati a seconda delle caratteristiche e delle attività svolte in relazione a tale token e all’ambito territoriale del particolare quadro normativo. Ad esempio in Uk esiste una serie di quadri normativi (come cryptoasset as regulated investment, cryptoasset as electronic money, converting cryptoasset to other cryptoasset or cash into cryptoasset) nessuno dei quali specificamente adattato agli Nft, almeno per ora.
A questo punto occorre chiedersi quale deve essere l’atteggiamento dei fiduciari/trustee nei confronti degli oggetti digitali da collezione. La natura speculativa e volatile degli Nft costringe a prestare attenzione ai limiti di questo strumento come investimento e diversificazione. In particolare, è stato sottolineato, quando i trust sono utilizzati per detenere tali beni, si dovrebbe anche considerare di includere disposizioni aggiuntive relative agli Nft (ad es. riguardanti la responsabilità, la gestione o la delega).
L’indeterminatezza sugli Nft riguarda anche il tema fiscale: in Europa, ad esempio, la direttiva in materia di cooperazione amministrativa (Dac8) per un’adeguata tassazione dei proventi derivanti dai nuovi mezzi di pagamento e di investimento non ha (per ora) una sezione espressamente dedicata agli Nft e anche la Svizzera non ha ancora obblighi specifici di segnalazione su questo tema. Le transazioni di beni digitali rappresentano una sfida per le autorità fiscali a causa dell’anonimato con cui le transazioni in molte criptovalute possono essere eseguite. Quale può essere allora la best practice da seguire in una situazione così fluida?
Per quanto riguarda, in particolare, la successione legata a tali beni digitali il punto chiave è l’accesso agli Nft alla morte che può avvenire solo con una chiave personale unica e password. Ci sono rischi reali che questi beni possano andare persi per sempre: per questo è importante far conoscere ai consulenti i dettagli necessari, oltre a concedere loro un’autorizzazione/procura chiara per accedervi (per evitare, ad esempio, rischi legati alle leggi sulla sicurezza informatica).
Un’altra indicazione è quella di preparare un inventario che fornisca i dettagli dei beni, come accedervi, assicurandosi che sia regolarmente aggiornato e conservato in modo sicuro. Se gli Nft non fanno parte di un piano di successione c’è, infatti, la possibilità che vengano venduti o liquidati, il che potrebbe non essere tra le intenzioni del proprietario.
I piani di eredità digitali, inoltre, possono essere salvati utilizzando fornitori di archiviazione dati in cloud. Esistono anche prodotti creati specificamente per crypto asset, come i “portafogli multi-sig” che permettono agli utenti di assegnare a una terza parte una “chiave di riserva” in caso di emergenza e questa tecnologia ha lo scopo di permettere ai rappresentanti personali del proprietario di recuperare i fondi alla sua morte per conto dei beneficiari.
Quali sono, infine, i punti a cui fare attenzione quando si crea un piano di eredità relativo a beni digitali? Ecco alcune considerazioni:
– permettere agli eredi di prendere possesso dei cripto asset quando arriva il momento, non prima;
– minimizzare il rischio e l’opportunità per chiunque di rubare criptovalute;
– fornire un’opportunità agli eredi di detenere quei beni in modo sicuro;
– prevenire le dispute tra gli eredi ed evitare problemi legali dove possibile.
– l’esecutore testamentario o gli eredi dovrebbero avere indicazioni per recuperare la “seed phrase” (cioè la chiave unica di accesso) che potrebbe essere depositata in una cassetta di sicurezza o altro luogo sicuro e a prova di manomissione;
– un’altra opzione è il “backup Shamir” cioè la suddivisione della chiave di accesso in più parti indicando all’utente dove trovare ciascuna di esse;
– documentare qualsiasi sistema di attivazione a due fattori richiesto per accedere alle password sui dispositivi, o alle informazioni che si trovano sui dispositivi stessi;
-usare sempre un linguaggio semplice e completo per qualsiasi eredità crittografica in modo che il processo passo dopo passo sia chiaro.