Mostre storiche nell’arte europea, parte seconda
Le mostre d’arte sono uno dei principali veicoli per la diffusione della cultura artistica contemporanea e per la comprensione delle tendenze e della storia. Mostre personali, collettive, retrospettive: esse creano dialogo, riflessione, contemplazione sul passato e sul presente, diventando un riferimento per gli sviluppi futuri. A partire dai grandi Salon dell’Ottocento (ufficiali o provocatori), le mostre hanno infatti sempre costituito un momento di ricapitolazione e selezione di quanto stava accadendo sulla scena artistica, producendo talvolta importanti rotture con la tradizione.
Gli eventi da ricordare sono moltissimi, motivo per cui abbiamo circoscritto l’interesse ad alcuni episodi significativi della scena europea a partire dagli anni Cinquanta a oggi, dividendoli in due articoli. Nello scorso contributo abbiamo analizzato cinque tappe dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta, partendo da Le Vide di Yves Klein del 1958 e arrivando a Les magiciens de la terre del 1989.
In questo articolo continueremo il nostro viaggio arrivando fino ai nostri giorni.
Joseph Beuys, 7000 Eichen, Documenta VII, Kassel, 1982
L’azione ecologica di Beuys, da lui stesso denominata «Scultura Sociale» voleva essere l’espressione più concreta della sua poetica di interrelazione e superamento di arte e politica. L’atto di Beuys era un primo emblematico esempio per un’arte concepita come impegno quotidiano, azione universale e responsabilità sociale, dove ogni uomo agisse come artista, plasmando attivamente la propria società. La formula di Beuys «ARTE=CAPITALE» (KUNST=KAPITAL) identificava la cultura come capitale primario di una società, dove l’istruzione è alla base della crescita del corpo sociale di una nazione, strumento essenziale per la sua maturità e rinascita.
7000 Eichen si completò in cinque anni, alle porte di Documenta VIII nel 1987, dopo la morte di Joseph Beuys: fu infatti il figlio Wenzel a concluderne la realizzazione.
Sensation. Young British Artists (YBAs) from the Saatchi Gallery, The Royal Academy of Arts, Londra, 1997
All’interno dell’esposizione si ricordano opere come A Thousand Years di Damien Hirst (un pezzo di carogna chiusa in una teca con mosche che si nutrono, si riproducono e muoiono), Holy Virgin Mary di Chris Ofili, che inserì piccole sfere di sterco sulla tela e il ritratto di Marcus Harvey della pluriomicidia Myra Hindley. Nonostante le polemiche e gli scandali generati da molte delle opere esposte, Sensation rappresenta il primo episodio espositivo al grande pubblico per l’intera generazione di quegli artisti cinici e viscerali. L’esposizione, dopo la prima tappa alla Royal Academy di Londra, proseguì nelle sedi dell’Hamburger Bahnhof di Berlino e del Brooklyn Museum di New York.
Maurizio Cattelan, Untitled, Fondazione Nicola Trussardi, Piazza XXIV Maggio, Milano, 2004
Il parallelismo con ciò che successe nel 1970 a Christo, quando con il suo monumento volle celebrare i dieci anni del movimento Nouveau Réalisme, sorge spontaneo: dopo aver “impacchettato” il monumento a Vittorio Emanuele II in piazza Duomo, non fu risparmiato dalle critiche dei cittadini e dell’opinione pubblica, che costrinsero l’artista a trasferire l’operazione sul monumento dedicato a Leonardo in Piazza della Scala, che venne poi a sua volta distrutto nella notte da una ventina di giovani.
Il Palazzo Enciclopedico, 55ª Esposizione Internazionale d’Arte, Venezia, 2013
Distruggendo il paradigma epocale in base al quale gli artisti vengono raggruppati in base alla propria poetica, Gioni riunì una pluralità di operazioni “enciclopediche” che intrattenessero un legame esistenziale, vitale con pratiche non canonicamente definibili come artistiche. Il plastico del “Palazzo Enciclopedico” del dilettante italo americano Marino Auriti divenne così il fil rouge che permise di accostare e far dialogare una serie di elementi disparati per genesi e provenienza, accomunati dalla “passione enciclopedica”.
Marina Abramovic, The Life, Serpentine Gallery, 2019
Su questo versante, ancora una volta pioniera fra le mostre storiche che hanno rivoluzionato l’arte europea è stata Marina Abramovi? che avvalendosi delle potenzialità offerta da questa tecnologia già nel 2019 ha proposto per la Serpentine Gallery The Life, performance di 19 minuti che poteva essere fruita dai visitatori soltanto tramite visori HoloLens. Come commenta la stessa artista l’operazione è rivoluzionaria: “il fatto che il progetto possa essere ripetuto ovunque nel mondo mentre io non ci sono è strabiliante: posso essere presente in qualsiasi punto del pianeta”.
Muta inoltre la natura artistica della performance, da sempre legata all’istante effimero in cui viene percepita e all’interazione tra l’artista e il suo pubblico; essa diviene non soltanto riproducibile ovunque, ma vero e proprio oggetto da collezione. Uno dei tre esemplari di visori contenenti The Life e prodotti da Tin Drum è stato battuto il 20 ottobre 2020 all’asta Post-War and Contemporary Art Evening Sale Lot di Christie’s per 287,500 GBP, prima opera d’arte in realtà aumentata presente ad un’asta.