- L’indice dei prezzi al consumo dei mercati emergenti ha in media smaltito più della metà dell’impennata post-2020. La maggior parte del lavoro rimanente da fare spetta alle banche centrali dell’America Latina e dell’area Ceemea
- Corea e Taiwan restano all’avanguardia nella ripresa delle esportazioni regionali e globali, beneficiando degli investimenti globali nell’intelligenza artificiale. Per l’India si prevede che manterrà una crescita media del 6%
Nell’ultimo anno la crescita dei mercati emergenti si è complessivamente rafforzata. A trainarne la corsa, secondo l’ultimo Em macro navigator di Goldman Sachs, sono stati principalmente due fattori: una moderata ripresa del settore manifatturiero (in particolare in Asia orientale) e condizioni finanziarie più stabili, sebbene tutt’altro che allentate. Uno scenario che ha indotto la banca d’affari a confermare le sue previsioni su una crescita complessiva del pil reale dei mercati emergenti del 4% per quest’anno, a un ritmo più che doppio rispetto ai mercati sviluppati (1,8%). Ma quali Borse ne beneficeranno?
Per rispondere a questa domanda, Goldman Sachs ha innanzitutto analizzato come l’indice dei prezzi al consumo dei mercati emergenti abbia in media smaltito più della metà dell’impennata post-2020. La maggior parte del lavoro rimanente da fare spetta alle banche centrali dell’America Latina e dell’area Ceemea (Europa centrale e orientale, Medio Oriente e Africa). Il ciclo di allentamento monetario è iniziato in modo un po’ più timido alla fine del 2023 per poi ampliarsi all’inizio del 2024, ma secondo Goldman Sachs ci vorrà la seconda metà dell’anno perché molte delle restanti banche centrali dell’area Ceemea e dell’Asia salgano a bordo. “Sebbene il calo dell’inflazione abbia aperto spazi per tagli dei tassi in diverse economie emergenti, la crescita relativamente forte potrebbe aver ridotto l’urgenza di farlo”, si legge nel rapporto. Inoltre, per molti policy maker, l’atteggiamento “tassi alti più a lungo” della Federal Reserve è stato un ulteriore deterrente all’allentamento.
L’impatto delle mosse della Fed sui mercati emergenti
Pertanto, i tagli previsti da Goldman Sachs sono in una certa misura subordinati all’avvio di un ciclo di allentamento della Fed. Senza dimenticare l’incertezza legata alle elezioni statunitensi, che potrebbe indurre alcuni policymaker a mantenere una posizione attendista fino all’inizio del 2025. La sensibilità dei tassi dei mercati emergenti alle mosse della Fed, rivelano gli analisti, è tra l’altro particolarmente evidente in alcune economie asiatiche, dove la stabilità dei tassi di cambio fa spesso parte – più o meno esplicitamente – del mandato delle rispettive banche centrali. Recentemente, Goldman ha condotto un’analisi delle reazioni delle banche centrali nei mercati emergenti utilizzando tecniche di machine learning, evidenziando come la sensibilità complessiva alle politiche della Fed sia aumentata significativamente nell’ultimo decennio (come si evince dal grafico sottostante). Al contrario, la sensibilità all’inflazione interna risulta più modesta e quella alla crescita è quasi inesistente.
5 Borse per investire sui mercati emergenti
Fatte queste premesse, gli analisti di Goldman Sachs restano positivi sui titoli azionari di diversi mercati emergenti. “L’elemento di spicco è stato il rally della Cina, grazie a basse valutazioni e all’ottimismo nei confronti del piano di sostegno al settore immobiliare”, scrivono. “Le azioni quotate in Cina e Hong Kong hanno registrato un rally rispettivamente del 30% e del 22% dai minimi di inizio 2024. I nostri strategist restano sovrappesati sulle azioni cinesi di classe A e sulle azioni di Corea, India, Indonesia e Sudafrica”, aggiungono. Analizzando infine i singoli mercati emergenti, la banca d’affari spiega che l’economia cinese continua a presentare una pronunciata divergenza tra i vari settori. “Il lato forte è rappresentato dalle esportazioni (in crescita a due cifre in termini di volume rispetto al 2023) che stanno beneficiando di una serie di fattori tra cui il modesto miglioramento della domanda di beni esteri, la competitività dei prezzi e gli investimenti passati in settori chiave per la crescita come i veicoli elettrici e l’energia pulita”, osservano gli analisti. Di conseguenza, dicono, l’industria è forte mentre l’edilizia abitativa rappresenta ancora la componente più debole dell’economia.
Corea e Taiwan restano invece all’avanguardia nella ripresa delle esportazioni regionali e globali, beneficiando degli investimenti globali nell’intelligenza artificiale. Per l’India si prevede che manterrà una crescita media del 6%. Quanto al tema tassi, Goldman Sachs stima che Corea e Thailandia saranno tra le prime a tagliare nel terzo trimestre, mentre la maggior parte delle altre si unirà a loro nel quarto trimestre. Per l’America Latina “c’è ancora del (duro) lavoro da fare”, scrivono gli autori del rapporto. “Per il 2024 prevediamo che l’inflazione si avvicini ai livelli target, che i tassi scendano gradualmente ma che le politiche monetarie restino in territorio restrittivo”, spiegano. Dopo la tenuta del 2023, si prevede infine che l’attività si modererà nelle economie più grandi (Brasile e Messico), si deteriorerà ulteriormente in Argentina (a causa di quello che viene definito un “grave aggiustamento macro-fiscale”) e si fermerà nelle piccole economie andine (Cile, Colombia e Perù).