Gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma vengono “addestrati” dall’utilizzo del sistema da parte degli utenti
Chatgpt è il noto software di intelligenza artificiale relazionale, capace di simulare ed elaborare le conversazioni umane
Chatgpt: di cosa si tratta?
Chagpt è, al momento, probabilmente il più noto generatore di conversazioni (chatbot) basato su sistemi di intelligenza artificiale. Questo sistema, come noto, nell’ultimo periodo ha spopolato sui media e ha fatto parlare di sé, tanto per le opportunità che può offrire, ma pure per le derive apparentemente problematiche legate, in particolare, alla possibile messa in discussione di migliaia di posti di lavoro.
Questo sistema di conversazione impara facendo: in una certa misura, Chatgpt evolve nel tempo, “imparando” e “apprendendo” (arricchendo il suo patrimonio informativo) attraverso le numerose interazioni degli utenti che, mentre gli pongono domande e interrogativi, lo addestrano a rispondere sempre meglio e sempre più dettagliatamente.
In un certo senso, Chatgpt rappresenta il più diffuso, tra gli strumenti progrediti di intelligenza artificiale, a disposizione di utenti anche inesperti. Ad esso hanno accesso indifferentemente studenti, professori, scienziati, giornalisti, pensionati. Tutti asseritamente traendo, in modo diverso, beneficio dalla apparente interminabile fonte di conoscenza di questo sistema.
Al netto di tutta la questione che ruota attorno al dibattito su cosa sia davvero l’intelligenza artificiale, (alcune scuole di pensiero evidenziano come non si possa parlare di intelligenza in senso proprio, in quanto i sistemi di AI si muovono sul piano sintattico e non semantico), le questioni che ruotano attorno all’utilizzo, all’implementazione e alla diffusione di sistemi di intelligenza artificiale come questo sono di natura etica, scientifica, occupazionale e persino legale.
A tal riguardo, quanto a quest’ultimo punto, è appena il caso di mettere in evidenza quali sono le ragioni che in Italia hanno spinto il Garante per la Privacy ad impedire l’accesso degli utenti a ChatGpt.
L’interruzione di Chatgpt in Italia
Una delle questioni che hanno spinto il Garante per la Privacy a decidere di sospendere il servizio per il territorio italiano, attraverso un provvedimento d’urgenza, risiede nel fatto che OpenAI, l’organizzazione senza fini di lucro che sta dietro l’implementazione e diffusione di Chatgpt, è che i dati personali verrebbero trattati in modo non corretto.
Più nel dettaglio, il Garante con effetto immediato, disponendo contestuale istruttoria, ha disposto una limitazione provvisoria per Chatgpt fino a che questo non diventerà conforme con la disciplina sulla privacy.
Non solo, osserva il Garante, lo scorso 20 marzo Chatgpt aveva subito una perdita di dati (data breach) riguardanti le conversazioni degli utenti e le informazioni relative al pagamento degli abbonati al servizio a pagamento, ma, inoltre:
- non dispone di idonea informativa per spiegare agli utenti e a tutti gli interessati quali dati vengono raccolti da OpenAI
- è carente di sufficiente base giuridica volta a giustificare la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di “addestrare” gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma
- le informazioni fornite da Chatgpt relative al trattamento dei dati degli utenti non sempre corrispondono al dato reale, determinando quindi un trattamento di dati personali inesatto
- benché il servizio sia rivolto ai maggiori di 13 anni, vi è carenza di qualsivoglia filtro per la verifica dell’età degli utenti con il rischio di esposizione dei minori a risposte assolutamente inidonee rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza.
Quali conseguenze?
Per comprendere quali potrebbero essere le conseguenze relative all’ordinanza di sospensione temporanea del servizio, occorre primariamente comprendere quali sono i poteri del Garante della Privacy.
I Compiti del Garante sono definiti dal Regolamento (UE) 2016/679 (Gdpr) e dal Codice in materia di protezione dei dati personali.
Tra i principali compiti del Garante, si individua:
- potere di verifica che i trattamenti di dati personali siano conformi al Regolamento europeo e leggi e regolamenti nazionali
- esaminare i reclami dei cittadini per eventuali o ipotetiche violazioni della privacy
- segnalare, anche di propria iniziativa, al Parlamento e altri organismi e istituzioni l’esigenza di adottare atti normativi e amministrativi relativi alle questioni riguardanti la protezione dei dati personali
- formulare pareri su proposte di atti normativi e amministrativi.
In ragione di questi e altri compiti, il Garante può, tra le altre cose:
- prescrivere, ove necessario, ai titolari o ai responsabili dei trattamenti le misure da adottare per svolgere correttamente il trattamento nel rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali degli individui
- nel caso di trattamenti che violano le disposizioni del Regolamento, rivolgere ammonimenti al titolare e del trattamento o al responsabile del trattamento e ingiungere di conformare i trattamenti alle disposizioni del Regolamento
- imporre una limitazione provvisoria o definitiva del trattamento, incluso il divieto di trattamento; ordinare la rettifica, la cancellazione di dati personali o la limitazione del trattamento.
Ebbene, nel caso di specie, dopo aver imposto una limitazione temporanea del servizio, il Garante ha imposto, secondo quanto previsto nel Regolamento europeo, ad OpenAI di comunicare entro 20 giorni le misure intraprese in attuazione di quanto richiesto per conformarsi alla disciplina sulla privacy, pena una sanzione fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato globale annuo.
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