Le 50 pioniere del clima dei paesi emergenti hanno generato rendimenti totali per gli azionisti e per gli investitori superiori del 35% rispetto all’S&P
Ferrante Benvenuti, partner di Bcg: “Essere all’avanguardia nella sostenibilità può aprire le porte a nuove opportunità di crescita”
Quando si parla di sostenibilità, numeri alla mano, i mercati emergenti scontano un ritardo tanto notevole quanto naturale. Se si considera l’indice ambientale di Refinitiv, si nota infatti come le aziende delle aree in via di sviluppo ottengono un punteggio medio di soli 48 punti, a fronte dei 64 punti dei paesi del G20. Eppure, 50 big company vantano il potenziale per trainare i propri settori verso lo sviluppo sostenibile; senza sacrificare redditività e crescita, anzi.
In un nuovo report dal titolo The sustainability imperative in emerging markets, Bcg ha rilevato una forte correlazione fra i punteggi Esg (Environmental, social, governance) delle aziende dei mercati emergenti e le principali metriche finanziarie di valutazione, dimostrando come le pioniere del green godano non solo di una maggiore soddisfazione della clientela ma anche di un migliore accesso a mercati, capitali e talenti. Si tratta di 50 grandi aziende di 10 mercati emergenti a forte crescita – Argentina, Brasile, Cina, India, Indonesia, Messico, Russia, Arabia Saudita, Sudafrica e Turchia – con un fatturato annuo minimo di 750 milioni di dollari, utili positivi ante imposte e un fatturato internazionale di almeno 500 milioni di dollari o pari al 10% del loro fatturato totale. Non potendo applicare gli stessi criteri Esg a paesi in stadi diversi di sviluppo economico, Bcg ha elaborato il ranking considerando infatti metriche di business, affiancate dai rispettivi punteggi di sostenibilità negli indici Refinitiv, Msci, CsrHub e Cdp.
Fonte: S&P Global Ratings, Bcg analysis
Stando all’analisi, i pionieri del clima (anche definiti come “global challenger”) hanno superato alcune società dell’indice S&P per crescita dei ricavi, generando tra l’altro rendimenti totali per gli azionisti e per gli investitori che, cumulativamente, hanno superato di quasi il 35% l’indice azionario statunitense e il 105% rispetto all’indice Msci Emerging Markets dal 2017 al 2022. Per di più, nella maggior parte dei settori, hanno battuto i loro omologhi dei mercati emergenti. Confrontando i risultati finanziari delle 50 big della sostenibilità con quelli di oltre 4mila altre aziende delle aree in via di sviluppo con un fatturato annuo superiore al miliardo di dollari, è emerso infatti come nel settore dei consumi le prime abbiano registrato un tasso di crescita annuale composto (Cagr) del 14% dal 2016 al 2021 a fronte dell’11% delle seconde. Per le aziende energetiche pioniere del clima si parla del 20% a fronte del 14% delle colleghe meno sostenibili, mentre nel settore dei beni industriali si evidenzia un Cagr del 22% a fronte del 15% della controparte.
Fonte: Refinitiv Eikon; Bcg analysis
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“Essere all’avanguardia nella sostenibilità può aprire le porte a nuove opportunità di crescita”, osserva Ferrante Benvenuti, partner di Bcg. “Molte aziende si troveranno inevitabilmente in una posizione competitiva più forte, dato che i principali partner commerciali impongono condizioni severe sul contenuto dei beni e dei servizi importati e sulle modalità di produzione. Con l’entrata in vigore della carbon border tax dell’Ue, ad esempio, i produttori di industrie ad alta intensità di carbonio (come acciaio, chimica, cemento) godranno di un grande vantaggio in termini di costi a fronte di una particolare e tempestiva capacità di riduzione delle impronte di Co2 e allo sviluppo di sistemi di documentazione delle emissioni lungo tutta la catena di fornitura”. Secondo Benvenuti, condurre le geografie emergenti su un percorso di sviluppo che possa direttamente utilizzare tecnologie low carbon, rafforzando le condizioni abilitanti (partenariati, supporto alla creazione della normativa locale, investimenti mirati e sinergici con le operation in Ue, Usa e Cina), può portare ai benefici del processo di sviluppo. “Un circolo virtuoso che le economie sviluppate hanno il dovere di favorire come parte degli obiettivi per la sostenibilità globale”, conclude.