Aumenta la consapevolezza sul lascito solidale: l’82% degli over 50 sa cosa sia e ne ha sentito parlare (contro il 79% del 2022 e il 73% del 2021)
Di Nella: “Cosa si può lasciare? Una somma di denaro, un immobile, un oggetto di valore, finanche dei titoli o delle polizze”
5,5 milioni di italiani, over 50, hanno già previsto un lascito solidale nel loro testamento o sono orientati a farlo. Parallelamente però, secondo una recente indagine condotta da Walden Lab-Eumetra per il Comitato testamento solidale, aumentano gli indecisi (il 35% contro il 27% del 2022). Il deterrente? L’incertezza per il futuro: il 32% ha paura di sottrarre risorse agli eredi, mentre il 28% si dichiara preoccupato per la precarietà lavorativa di figli e nipoti. Ma qualcosa inizia a muoversi, dichiara Rossano Bartoli, portavoce del Comitato testamento solidale e presidente della Lega del Filo d’Oro.
“Stiamo assistendo a un vero e proprio cambiamento culturale”, dice Bartoli. “Possiamo dire che la generosità degli italiani non si è fermata neanche davanti agli eventi di questi ultimi 10 anni. Quanto al futuro, siamo consapevoli che c’è ancora del lavoro da fare, per superare qualche pregiudizio e diffondere sempre di più la cultura della solidarietà e del lascito”, aggiunge. In effetti, stando ai dati, sebbene l’82% degli over 50 afferma di sapere cosa sia un lascito solidale e di averne sentito parlare, c’è chi ritiene che a poter decidere di farlo sia solo chi non ha eredi diretti (secondo il 51% degli intervistati) e chi vanta grandi patrimoni (43%).
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Lascito solidale: cos’è e come funziona
Proviamo innanzitutto a dare una definizione. “Il testamento è un atto formale, sempre revocabile, con il quale una persona dispone di tutto o di parte del proprio patrimonio per il tempo in cui cesserà di vivere”, spiega a We Wealth Maria Grazia Di Nella, fondatrice e titolare dello Studio legale Di Nella. “Esistono tre tipologie di testamento: olografo, pubblico e segreto. Il testamento olografo viene scritto a mano dal testatore, deve avere una data certa e deve essere sottoscritto dal testatore stesso. Il testamento pubblico è ricevuto da un notaio alla presenza di due testimoni, mentre il testamento segreto può essere fatto anche con sostegni elettronici; l’importante, però, è che sia autografato dal testatore ogni mezzo foglio e alla fine di ogni foglio e poi consegnato ad un notaio sempre alla presenza di due testimoni”.
All’interno dei testamenti, continua Di Nella, è possibile prevedere dei lasciti solidali. Si tratta, in altre parole, della destinazione del proprio patrimonio ovvero di parte di esso a favore di una o più associazioni, organizzazioni no profit, enti benefici impegnate in attività umanitarie, sociali, culturali, scientifiche o di ricerca. “Attenzione però. I lasciti solidali non devono ledere la legittima poiché, in caso di lesione dei diritti degli eredi legittimari, tali disposizioni possono essere soggette ad azione di riduzione”, precisa l’esperta. “La legge italiana è molto tutelante nei confronti dei parenti più stretti, per cui ci sono categorie di eredi che non possono essere estromesse dall’eredità né lese nei loro diritto ereditari. Più è stretto il legame di parentela, maggiore è la parte di eredità che l’erede ha diritto di ricevere. Se il testatore è sposato ma non ha figli, il coniuge ha diritto ad almeno la metà del patrimonio; di conseguenza, sull’altra metà il testatore potrà prevedere un lascito solidale. Se oltre al coniuge ha un figlio, ciascuno ha diritto a un terzo e solo l’ultimo terzo potrà essere destinato al lascito solidale”, spiega Di Nella.
Cosa si può lasciare? Si parla di una somma di denaro, azioni, titoli di investimento, ma anche di un bene mobile (come un’opera d’arte o un gioiello), un bene immobile (come un appartamento) o una polizza vita. “In ogni caso, perché il lascito solidale sia valido, l’ente al quale si intende rivolgere il lascito deve essere indicato in modo preciso e altrettanto preciso deve essere indicato lo scopo del lascito”, spiega Di Nella. “Se per esempio si tratta di un’associazione che si impegna su vari fronti, bisogna specificare a quale scopo all’interno di quell’associazione si intende venga utilizzato il patrimonio donato”. Un ultimo aspetto da considerare, aggiunge l’esperta, è che i lasciti solidali non sono soggetti a imposte. Se però il lascito viene effettuato nei confronti di un ente che non ha la qualifica di onlus, l’esenzione di imposta potrebbe essere rivalutata. “Potrebbe infatti non usufruire dell’esenzione se nei cinque anni successivi al lascito l’organizzazione in questione non dimostra di aver utilizzato i soldi ricevuti per perseguire lo scopo per il quale il testatore glieli aveva lasciati”, conclude di Nella.