Perché il factor investing
Prima di tutto, un passo indietro. Il factor investing, o investimento fattoriale, permette di valutare la relazione che intercorre tra titoli connotati da particolari attributi e le caratteristiche di rischio/rendimento associate a tali attributi. Per fare un esempio, il fattore “value” riconosce la relazione esistente tra l’asset, gli utili societari e il prezzo delle sue azioni; il fattore “quality” sottolinea invece gli effetti di una crescita persistente degli utili sulla quotazione azionaria, con un occhio rivolto alla possibilità di mantenere lo stesso livello di crescita anche in futuro. La scelta mirata e diversificata di più fattori all’interno di un portafoglio consente di perseguire risultati specifici.
In aggiunta a ciò, ha sottolineato White, l’applicazione di criteri Esg integrati nel processo di investimento fattoriale permette di ridurre i rischi a lungo termine e ottenere migliori risultati, conciliando l’obiettivo di rendimenti finanziari e risultati extra-finanziari.
Una strategia azionaria globale, fattoriale e sostenibile può aiutare a mitigare le situazioni di incertezza
In termini operativi, ha aggiunto l’esperto di Axa IM “le considerazioni Esg entrano nei nostri portafogli in tre modi: puntando su metriche ottimizzate come l’intensità idrica e di carbonio; escludendo titoli o settori dannosi o controversi, e infine attraverso prassi attive di voto e di engagement. Siamo convinti”, ha aggiunto l’esperto di Axa IM, “che una gestione attiva debba andare oltre la semplice compravendita
di azioni societarie. Ciò significa essere attivi come titolari delle azioni detenute in portafoglio, votando alle assemblee societarie e dialogando attivamente con il management e con gli altri investitori, per farsi promotori di cambiamento”.
Portafoglio azionario fattoriale
Concepita in tale ottica, la strategia Global Factors – sustainable equity di Axa IM è stata in grado di sfruttare la fase di instabilità legata alla crisi da coronavirus dividendo le performance di mercato in tre fasi. La prima, quella pre-crisi, è stata caratterizzata da una crescita lenta e progressiva e si è concentrata sulla selezione di titoli di migliore qualità (con una crescita degli utili forte e stabile), nonché sulle azioni meno soggette alle fasi di volatilità. Il tutto, sempre con una forte attenzione all’analisi e all’applicazione di criteri Esg.
La seconda fase, quella del sell-off, ha visto registrare nel complesso alcune discese. Grazie alla consistente esposizione su settori più difensivi e alla resilienza dei titoli in portafoglio, la strategia è stata in grado di tenere, incassando perdite più contenute rispetto al resto del mercato.
La terza fase, quella del rimbalzo, ha infine permesso di cavalcare la ripresa dei mercati, merito anzitutto del posizionamento in attività ben performanti di alta qualità.
Globale, fattoriale, sostenibile
In conclusione, in un contesto dove la volatilità continuerà a caratterizzare i corsi borsistici di breve termine e in cui la ripresa del 2021 potrebbe segnare una svolta epocale per alcuni tipi di attività, una strategia azionaria globale, fattoriale e sostenibile può aiutare a mitigare le situazioni di incertezza, anche legate ai ritorni aziendali.