Se i mercati scamperanno il rialzo da 100 punti base, potrebbe verificarsi un’effimero recupero anche se la previsione di IG Italia resta ribassista sugli indici e rialzista sul dollaro nel medio/breve periodo, ha affermato IG Italia
Gli analisti di Goldman Sachs hanno affermato che i tassi sui fondi federali raggiungeranno un range fra il 4 e il 4,25%, dopo due ulteriori rialzi da mezzo punto nelle successive riunioni della Fed
Con un nuovo aumento dell’inflazione su base mensile da digerire, la Federal Reserve difficilmente potrà ammorbidire i toni al termine della sua riunione del 20 e 21 settembre. Ma la misura più drastica, un aumento da 100 punti base, non appare quella più probabile agli occhi degli analisti – anche se ha gradualmente guadagnato consenso.
Per la maggioranza degli osservatori, invece, si va verso un nuovo rialzo da 75 punti base. Sarebbe il terzo rialzo di fila con questa entità, storicamente non comune. Del resto un tasso d’inflazione all’8,3%, ultimo dato di agosto per gli Usa, resta un forte campanello d’allarme per la Fed. In particolare, ad agosto è accelarata l’inflazione di fondo, quel dato che sottrae dal paniere le componenti più ballerine e che, dunque, indica rialzi di prezzo più difficili da invertire e che probabilmente permarranno. Ad agosto, infatti, l’inflazione dovuta alla componente energetica si è ridotta: questo significa che i prezzi sono aumentati su altri fronti particolarmente rilevanti la Fed, come gli affitti e i servizi. In poche parole, i tassi non sono ancora riusciti a imprimere alcuna influenza di rilievo su quelle componenti dell’inflazione che, realisticamente, avrebbero potuto raffreddare.
“Le nostre attese sono fissate per un rialzo dei tassi di interesse di 75 punti base, portando il nuovo range dei tassi dal 2,25%-2,50% al nuovo 3%-3,25%. Crediamo che la Federal Reserve manterrà tuttavia toni molto hawkish nel comunicato stampa, nella conferenza stampa di Jerome Powell e nel materiale pubblicato ossia le proiezioni economiche e grafico dotplot”, ha commentato il senior market analyst di IG Italia, Filippo Diodovich, anticipando una revisione al ribasso per la crescita e una al rialzo sull’inflazione. Questi aggiornamenti in senso peggiorativo solleveranno l’interrogativo più importante: in che modo reagirà la Fed nelle prossime riunioni? Resterà determinata ad agire anche a costo di danneggiare pesantemente economia e mercati finanziari?
Secondo Diodovich un rialzo da 75 punti base sarebbe coerente con i dati macroeconomici, nonostante la pressione inflazionistica di fondo (6,3% sull’anno), perché una misura chiave, le aspettative sull’inflazione futura da parte dei consumatori, si sono notevolmente ridotte. “Nell’ultimo recente report della Federal Reserve di New York le aspettative dei consumatori sull’inflazione a 12 mesi sono scese dal 6,2% registrato a luglio al 5,7% della survey di agosto”, ha ricordato l’analista, “le attese per l’inflazione a tre anni hanno mostrato un calo dal 3,2% al 2,8% e quelle per l’inflazione a cinque anni dal 2,3% al 2%”.
Insomma: “Non c’è ragione quindi per reagire in maniera eccessiva“, ha concluso Diodovich, anche perché la reazione negativa sui mercati sarebbe immediata, mentre gli effetti della stretta sull’economia mostrano i propri effetti dopo diverso tempo. In effetti, le letture sull’inflazione americana ed europee hanno dato pochi segni di reazione, anche dopo una manciata di corposi rialzi (in tutto tre da parte della Bce e quattro da parte della Fed, che però si appresta ad approvare il quinto).
Cosa aspettarsi sui mercati
Se i mercati scamperanno il rialzo da 100 punti base, potrebbe verificarsi un’effimero recupero anche se la previsione di IG Italia resta ribassista sugli indici e rialzista sul dollaro nel medio/breve periodo “nella convinzione che la Fed continuerà a impegnarsi a fronteggiare l’inflazione in modo aggressivo con un livello dei tassi superiore al 4% a fine anno”.
Anche gli analisti di Goldman Sachs hanno affermato che i tassi sui fondi federali raggiungeranno un range fra il 4 e il 4,25%, dopo due ulteriori rialzi da mezzo punto nelle successive riunioni Fed. Durante questo percorso i “timori di una stretta eccessiva saliranno”, hanno affermato, ma scenderanno anche le paure che i consumatori continueranno ad aspettarsi aumenti dei prezzi anche in futuro. Una previsione che legittimerebbe richieste retribuitive superiori da parte dei lavoratori, innescando la temuta rincorsa fra prezzi e salari. Se le previsioni si realizzeranno la Fed avrà realizzato la stretta monetaria più consistente mai vista dagli anni Ottanta: quando, sotto la direzione di Paul Volcker, i tassi salirono di dieci punti percentuali trascinando gli Stati Uniti in una grave recessione. La sfida sarà non ripetere lo stesso copione, anche se nessuno crede che, per il presidente Jerome Powell e i suoi colleghi, sarà un compito facile.
Le altre banche centrali maggiori
All’indomani della decisione della Fed, il 22 settembre, è attesa la decisione della Banca d’Inghilterra, posposta di una settimana a causa del lutto reale, con l’aspettativa di un ulteriore rialzo da 50 punti base – il settimo ritocco dei tassi dal dicembre 2021. Un percorso opposto, invece, lo dovrebbe seguire la Banca del Giappone, che finora ha mantenuto un approccio accomodante. Secondo Bank of America e la totalità dei 49 economisti sondati da Bloomberg, i tassi giapponesi resteranno invariati e l’attenzione degli operatori si concentrerà su eventuali cambi di tono da parte del presidente Kuroda.