Altri aspetti riguardano poi le caratteristiche della transazione: si predilige sempre un rapporto con una controparte conosciuta o almeno che l’operazione sia conclusa di persona e non riconducibile a una catena di intermediari di cui non si conosce l’identità. Un prezzo di vendita significativamente più elevato o inferiore rispetto alla tipologia di opera posta in vendita può contribuire a destare sospetti, al pari di modalità di pagamento inusuali (bitcoins), evidenti conflitti di interesse, particolari condizioni personali del venditore (in corso di separazione coniugale). Infine, non da ultimo, la circolazione in ambito internazionale costituisce un passaggio fondamentale e irrinunciabile al fine di garantire la massima sicurezza possibile circa il buon esito dell’operazione e la ragionevole certezza di evitare brutte sorprese.
Competenza e multidisciplinarietà fanno la differenza
Ma quali sono le competenze essenziali al buon esito della trattativa? Sotto il profilo delle competenze da mettere in campo, che spesso richiedono il coinvolgimento di professionisti di più giurisdizioni, un’accurata due diligence legale si presenta oggi sempre più come un’operazione che richiede una sinergia tra diverse specializzazioni e l’apporto di più esperti nell’ambito di un lavoro di team.
Il quadro normativo al quale fare riferimento è complesso e comprende norme nazionali (civili, penali, fiscali, amministrative), convenzioni internazionali (sulla circolazione dei beni e contro il traffico illecito), regolamenti e direttive dell’Unione europea (su importazione, esportazione e restituzione dei beni), codici etici nazionali e internazionali (ICOM, Confederazione internazionale dei negozianti di opere d’arte – Cinoa). In concreto, quali attività comporta una due diligence legale su opere d’arte?
Autenticità e provenienza
In sede di due diligence è sempre opportuno condurre attente verifiche su tutta una serie di documenti e informazioni che, unitamente all’analisi compiuta in sede di due diligence storico-artistica, consentano di avere un quadro chiaro sulla autenticità e la provenienza dell’opera. Utili sono la raccolta di bibliografie storiche, studi scientifici, valutazioni e perizie storico-artistiche rilasciate da esperti indipendenti accreditati da enti terzi. A livello internazionale, ad esempio, sono stati messi a punto standard, anche in ambito artistico, che coadiuvano il lavoro peritale come per il Royal Institution of Chartered Surveyors, organizzazione fondata a Londra nel 1868, che nel 1946 ottiene, da Giorgio VI, l’accreditamento della Corona inglese, e che al suo interno ha istituito un gruppo “Art & Antiques”, dedicato alla valutazione dei patrimoni artistici. Sempre in accordo con esperti del mondo scientifico, la raccolta di analisi scientifiche dei materiali può aiutare a verificare il periodo in cui l’opera è stata realizzata. Tali analisi sono condotte da laboratori o centri di ricerca accreditati (es. Opificio delle Pietre Dure). Si tenga presente che le expertise non suffragate da indagini scientifiche hanno valore di opinione dell’esperto basato sulla conoscenza della storia dell’arte: la “connoisseurship” espressa nella expertise è sempre confutabile con una successiva e nuova attribuzione a diverso autore dell’opera stessa.
Si è a buon punto qualora l’opera sia corredata dai certificati di autenticità rilasciati dall’artista in vita o dalla fondazione di riferimento; a maggior ragione se l’opera è anche pubblicata sui cataloghi ragionati. Questo consente di attribuire l’opera all’artista e di richiederne l’archiviazione qualora questo passaggio non sia già avvenuto. Le fondazioni infatti documentano nei propri archivi l’opera dal momento della sua creazione in tutti i passaggi di proprietà successivi. La provenienza da una determinata collezione incide sul valore dell’opera: maggiore sarà il valore sul mercato ove la provenienza sia riconducibile a una illustre collezione, come comprovato dai risultati delle aste. Non da ultimo, la documentazione relativa alle mostre dove l’opera è stata esposta e a eventuali prestiti museali tracciano il percorso che l’opera ha fatto nel panorama artistico internazionale, l’importanza dei curatori che se ne sono occupati, la critica autorevole che ha espresso giudizi. Infine, le informazioni estratte dalle banche dati disponibili relative ad opere e beni culturali (es. Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti dei Carabinieri, Art Loss Register) facilitano l’individuazione di criticità legate a operazioni illecite (cose provenienti da furto o da illecita sottrazione). Naturalmente desteranno sospetti non solo la carenza di certificazioni di autenticità, ma anche la circostanza che l’opera presenti restauri inaspettati, una catena di provenienza dubbia ovvero sia nota la presenza di falsi sul mercato del medesimo autore. E’ utile sapere che per i beni archeologici occorre provare la provenienz in data antecedente il 1909 – data di entrata in vigore della legge che stabilisce norme per l’inalienabilità delle antichità e delle belle arti (legge 20 giugno 1909, n. 364) – anche tramite documenti di esportazione (attestati di libera circolazione, licenze di esportazione), atti testamentari in cui si dà atto della presenza delle opere, pubblicazioni su cataloghi di aste, fotografie e corrispondenza familiare in cui l’opera è rappresentata o raccolta.
Titolo d’acquisto
Per quanto riguarda la validità del titolo d’acquisto, specie se il vendi- tore non è direttamente l’artista che ha creato l’opera, la due diligence può riguardare, tra gli altri, l’esame di documentazione amministrativa (fatture di vendita o di acquisto), l’esistenza di atti di successione o testamenti (ove l’opera sia acquisita in eredità) o di atti di donazione (ove l’opera non sia stata acquistata sul mercato ma sia pervenuta mediante un atto di liberalità), l’esistenza di vincoli e gravami sull’opera.
Origine e natura dell’opera
Nella due diligence legale in arte rilevano altresì le informazioni sull’origine e sulla natura dell’opera e le caratteristiche della transazione. Qui la due diligence riguarda, a seconda dei casi, ad esempio:
- per i beni archeologici, la loro provenienza, al fine di escludere acquisti di beni frutto di scavi clandestini e/o provenienti da territori particolari (es. Iraq, Siria);
- la verifica dei limiti o dei divieti posti al commercio e/o all’esportazione di talune categorie di beni dal Paese di provenienza (es. avorio). Particolare attenzione occorre prestare alle epoche storiche che han- no segnato la sottrazione di opere d’arte: in Europa, tra il 1933 e il 1948, per la “Nazi Looted Art”, in Europa dell’Est e in Unione Sovietica du- rante il Comunismo, tra il 1949 e il 1990, a Cuba durante la Rivoluzione, tra il 1953 e il 1959.
Circolazione internazionale
Quanto alla circolazione internazionale, si dovrà in taluni casi valutare l’acquisto alla luce del rispetto delle norme relative all’importazione e all’esportazione dei beni culturali. E’ noto infatti che, secondo la legge italiana, è vietata l’uscita definitiva dei beni dichiarati di interesse culturale (art. 13 del Codice dei beni culturali e del paesaggio), mentre per le opere create da artisti non più viventi e la cui esecuzione risalga a oltre 70 anni, con un valore eccedente 13.500 euro si dovrà ottenere l’autorizzazione dal competente Ufficio esportazione (art. 65 del Codice). Pertanto, la due diligence dovrà verificare non solo l’eventuale esistenza di un vincolo (tipicamente una dichiarazione di interesse culturale), ma anche se l’opera sia uscita in precedenza dall’Italia priva della autorizzazione necessaria, ovvero sia stata importata da un altro Paese in violazione di norme che ne impediscono l’esportazione. Per fare solo un esempio, si consideri che nell’ipotesi di importazione temporanea in Italia, l’avvenuto rilascio di un certificato di avvenuta spedizione o di avvenuta importazione, garantisce per cinque anni l’uscita dall’Italia del medesimo bene, facendo venir meno la necessità di munirsi di un attestato di libera circolazione o di una licenza di esportazione. La verifica di tale circostanza costituisce pertanto l’oggetto di un opportuno accertamento in sede di due diligence sulla provenienza e sul valido trasferimento del bene.
Profili penali: quali responsabilità in caso di mancata o incompleta due diligence?
È importante ricordare che una corretta e approfondita due diligence con riguardo ai profili sopra delineati (autenticità e provenienza, origine, importazione/esportazione) permette di mettersi al riparo da eventuali responsabilità e sanzioni penali. L’acquirente, inaltreparole, dovrà richiedere tutte le informazioni che permettano di concludere che il bene non proviene da reato (ricettazione, contraffazione, illecita esportazione, scavo illegittimo, ecc.).
In relazione ai profili di circolazione internazionale del bene, ad esempio, ad un mancato rispetto della normativa sull’esportazione dei beni culturali può conseguire una confisca del bene, che può essere disposta anche nei confronti dell’acquirente che sia consapevole della passata illecita esportazione o che ne sarebbe potuto venire a conoscenza attraverso una due diligence più accurata.
I profili fiscali non sono da sottovalutare
La multidisciplinarietà che caratterizza l’attività condotta dal team è confermata dal fatto che la due diligence su opere d’arte può riguardare non solo gli aspetti giuridici, ma anche fiscali come, ad esempio, nel caso di dissoluzione di un trust i cui beni consistenti in opere d’arte vengano distribuiti tra i beneficiari, la verifica della applicazione delle norme su talune imposte dirette (successione e donazione) o indirette (IVA).
Le linee guida di Responsible Art Market
In ragione di una accresciuta complessità del mercato dell’arte, sono state assunte diverse iniziative volte a fornire agli operatori del mercato e alle istituzioni interessate strumenti utili per eseguire la due diligence prima di acquisire un pezzo.
Responsible Art Market (RAM), associazione non-profit con sede a Ginevra ha intrapreso un’azione in questo senso volta a rendere edotti gli operatori sui rischi del sistema dell’arte, di fornire linee guida pratiche e una piattaforma per lo scambio di best practice. RAM ha pubblicato le sue line guida, incluso un “toolkit” che si compone di una “check list”, di “red flags” e di verifiche da eseguire per mitigare tali inconvenienti, adottando un “risk-based approach” nel corso di una completa due diligence sul cliente, sull’opera e sulla transazione.
Obbiettivo: il buon fine dell’operazione
In definitiva appare oggi sempre più opportuno il ricorso a una serie di verifiche e di valutazioni preventive che integrano la nozione di due diligence nel senso descritto, al fine di evitare i rischi a cui si può essere esposti in una transazione eco-nomi- ca riguardante le opere d’arte e i beni culturali. Che si tratti, di acquisti, donazioni, vendite di beni mobili o immobili, ovvero di operazioni più complesse quali investimenti in arte o prestiti garantiti da opere d’arte o, ancora, della gestione di intere collezioni, il buon fine dell’operazione non può non passare attraverso il vaglio di un team di esperti che, avvalendosi di criteri e strumenti quali quelli ad esempio suggeriti dal toolkit di RAM, possono fornire al cliente assicurazioni circa l’assenza di elementi di rischio.
Che poi la due diligence legale coincida con il rispetto degli standard sempre più frequentemente suggeriti da codici di condotta delle categorie professionali interessate, e/o imposti da norme nazionali, europee ed internazionali vigenti in materia, costituisce un ulteriore, definitivo elemento a favore della scelta di uno strumento che privilegia il metodo della prevenzione rispetto alle incognite della successiva cura.