Veloce come un aereo, agile come un Ninja. Alla scoperta della Kawasaki GPz900R la regina delle maxi giapponesi degli anni Ottanta
Mentre Yamaha e Honda come due lottatori di Sumo se le davano di santa ragione nella corsa a diventare la prima casa motociclistica al mondo, più a sud lungo la costa orientale del Giappone, ad Osaka, silenziosa nella notte come un Ninja, la Kawasaki Heavy Industries si accingeva a produrre una moto che nel tempo sarebbe diventata il punto di riferimento per il mercato sportivo. La sua denominazione? Per il mercato internazionale GPz900R, per quello americano Ninja.
Tutto iniziò negli anni Ottanta, quando la Kawasaki, per reggere alla concorrenza sempre più agguerrita delle concorrenti nipponiche, iniziò a sperimentare varie soluzioni che prevedevano propulsori con 4 cilindri V e persino a 6 cilindri, sia in linea che a V. Sulla base di queste sperimentazioni arrivò nel 1983 la GPz900R. Si trattava di una moto potente ma al contempo leggera dalle linee aereodinamiche. Contava 115 cavalli per un peso di 228 kg. La rivoluzione stava nel motore. Seppur mantenendosi fedele al 4 cilindri della Z1 che aveva dominato gli anni Settanta – rispetto a questa la GPz900R aveva solo 5 centimetri in più – il nuovo propulsore era raffreddato non più ad aria, ma a liquido.
Il nome Ninja lo si deve probabilmente a Mike Vaughn, vicepresidente del marketing di Kawasaki Motor Corporation, distributore americano delle moto Kawasaki. Vaughn, il quale aveva ribattezzato la sua barca a vela Ninja, riteneva che chiamare la moto come gli iconici guerrieri giapponesi del sesto secolo che praticavano il Ninjitsu, l’arte dell’invisibilità, poteva essere una buona idea per il mercato americano. Bocciata dalla direzione giapponese nel 1979 – in quanto la direzione “vedeva il nome come avvilente” – la proposta di Vaughn fu avvallata più tardi proprio per la GPz 900 R.
Il debutto arrivò alla fine del 1983, quando più di 60 giornalisti furono invitati alla Laguna Seca Raceway per guidare e sperimentare quella che negli Stati Uniti sarebbe stata ribattezzata come Ninja. Fu subito amore a prima vista. Le prestazioni erano elevatissime, con la velocità massima che superava i 245 km/h. E in accelerazione era un vero dragster, stracciando sul quarto di miglio tutte le concorrenti. Tant’è che la GPz dava grandi soddisfazioni non solo su strada ma anche in pista. Nel 1984 sbaragliò la concorrenza conquistando al completo il Production TT all’Isola di Man: vincitore Geoff Johnson, secondo Phil Mellor, terzo Trevor Nation. La 900 fu seguita un anno dopo da un modello da 600cc. Da lì in avanti Kawasaki mandò in giro per il mondo le guerriere Ninja armate di motori di tutte le forme e dimensioni, dai più piccoli 250cc ai più grandi 300cc.
Il successo arrivò fino ad Hollywood. La prima Ninja per il suo fascino e prestazioni fu arruolata come co-protagonista nel film Top Gun sulla storia di Maverick, giovane pilota di aerei da combattimento della marina statunitense, interpretato da Tom Cruise. In più scene del film – distribuito dalla Paramount Pictures nel 1986 – Maverick era ripreso mentre sfrecciava a tutta velocità in sella alla sua Ninja sulla pista dell’aeroporto. La Ninja originale dovrebbe tornare presto sul palcoscenico nel sequel di Top Gun in uscita il prossimo inverno.
Mentre Yamaha e Honda come due lottatori di Sumo se le davano di santa ragione nella corsa a diventare la prima casa motociclistica al mondo, più a sud lungo la costa orientale del Giappone, ad Osaka, silenziosa nella notte come un Ninja, la Kawasaki Heavy Industries si accingeva a produrre una moto…
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