Complessivamente, il 78% dell’evasione fiscale deriva da evasione dell’Iva e dell’Irpef da lavoro autonomo
La propensione all’evasione dell’Irpef da impresa e lavoro autonomo continua ad aumentare
In questi ultimi giorni si fa un gran parlare di alcune misure fiscali ed economiche che il Governo intende implementare nel brevissimo termine.
In particolare, tra le tante cose emerse anche da ultimo nella presentazione della Nadef da parte del Ministro Giorgetti, si è fatto riferimento all’intento di:
- ritoccare la soglia limite prevista per l’utilizzo del contante, portandola sino a 3.000 euro
- riformare i meccanismi del Superbonus
- prevedere una sorta di “tregua fiscale” per consentire a cittadini e imprese di regolarizzare la propria posizione con il fisco
- promuovere una riduzione graduale del cuneo fiscale per il tramite della riforma Irpef, con la progressiva introduzione del quoziente familiare e l’allargamento della flat tax. Misura, questa, che verrà estesa a 100 mila euro.
Ebbene, considerando che potrebbero avere un impatto (più o meno diretto):
- sul tax gap, vale a dire il divario tra le imposte – contributi sociali versati e le imposte – contributi che dovrebbero essere state versate in un regime di perfetto adempimento
- sulla propensione all’evasione, vale a dire il rapporto in percentuale tra l’ammontare del tax gap e il gettito teorico.
queste misure andrebbero lette alla luce degli allegati alla Nadef 2022; documenti questi che contengono le stime dei livelli di evasione per i principali tributi.
L’evasione fiscale in Italia
Come messo in evidenza in un report dell’Osservatorio per i Conti Pubblici (Ocpi) di recente pubblicazione, nel 2019 l’evasione è scesa per la prima volta a 99 miliardi; meno 4 miliardi rispetto all’anno precedente.
Tuttavia, non sembra conoscere contrazioni la tendenza a non dichiarare i redditi da lavoro autonomo e da impresa soggetti a Irpef: la propensione all’evasione continua ad aumentare, con circa il 68 per cento delle imposte non pagate e una perdita di gettito di 32 miliardi di euro nel 2019.
Per il 2022, le stime provvisorie pubblicate suggeriscono che il tax gap dovrebbe superare quello del 2020, con una propensione all’evasione, relativa all’Irpef, stimata al 68,7 per cento.
L’economia sommersa
In Italia, a quanto risulta dalla documentazione Nadef e dalle analisi elaborate da Ocpi, il sommerso discende in particolare da:
- dichiarazioni sul fatturato
- dichiarazioni sui costi delle unità produttive
- utilizzo di input da lavoro.
In una prospettiva territoriale, mette in luce Ocpi, l’incidenza dell’economia non osservata registra il valore più alto nel Mezzogiorno (18,2 per cento del complesso del valore aggiunto), con al suo interno la Calabria che presenta il massimo peso dell’economia non osservata tra le regioni Italiane (20,2 per cento); mentre il Centro e il Nord mostrano valori più contenuti; rispettivamente il 13 e 10,2 per cento.
Quali sono le misure fiscali recenti che hanno contenuto l’evasione?
Alcune tra le più recenti misure introdotte sul fronte fiscale hanno permesso di contenere la crescita del fenomeno dell’evasione.
Tra le risposte più idonee a contrastare l’evasione vi è:
- lo split payment, ovvero il versamento dell’Iva allo Stato effettuato direttamente dal cliente e non dal venditore
- la fatturazione elettronica
Al contrario, una misura che in buona parte ha favorito l’aumento dell’evasione si è rivelata essere quella che nel 2019 ha ampliato il regime forfetario con l’introduzione di una flat tax con un’aliquota base al 15 per cento (5 per cento per i primi 5 anni di attività) e l’esenzione da Irap e Iva destinata alle partite Iva che fatturano fino a 65 mila euro annui.
Se per un verso, sottolinea Ocpi, questa misura ha favorito l’emersione di redditi, dall’altro ha incentivato il fenomeno dei c.d. falsi minimi, ovvero coloro che per rientrare nel regime forfettario dichiarano fatturati inferiori a quelli reali quando questi eccedono la soglia dei 65 mila euro.