Il 69% degli intervistati ritiene che in futuro gli asset privati avranno un ruolo più importante nella strategia di portafoglio
Il 42% degli investitori istituzionali stanno valutando la possibilità di investire direttamente nelle operazioni sui mercati non quotati per contenere le commissioni
Oltre al private equity e debt quali sono gli altri fattori che andranno a pesare sull’outlook degli istituzionali nel 2021? Stando a quanto emerso dal report sono 5 i punti di attenzione:
1) Volatilità: il lato positivo dell’aumento della volatilità è che, in un contesto dominato da questo fattore, il 52% degli investitori istituzionali si aspetta anche per il prossimo anno una maggiore dispersione, o variazione nella performance tra i diversi investimenti, aspetto questo in grado potenzialmente di fornire l’opportunità di sovraperformare i propri benchmark. Il 79% ritiene infatti che il contesto di mercato nel 2021 sarà favorevole alla gestione attiva e il 67% pensa che l’investimento attivo sarà in grado battere gli indici di riferimento
2) Industria passiva: Il 58% degli investitori istituzionali ritiene che l’uso diffuso di investimenti passivi abbia semplicemente portato il mercato a ignorare i fondamentali. Il 71% teme inoltre che i significativi movimenti (afflussi e deflussi) sui fondi indicizzati non facciano altro che esacerbare la volatilità di mercato e, nella misura in cui tutto ciò è trainato dagli investitori retail, il 63% degli istituzionali non crede che dagli investitori retail possano aggiungere al mercato significativi segnali in termini di prezzo.
3) Politica monetaria: il 78% degli intervistati ritiene che sui mercati la politica monetaria delle banche centrali conti più dell’esito delle elezioni politiche. Molti però ritengono che le decisioni politiche, compresi i tagli dei tassi e gli stimoli fiscali forniti dai governi, porteranno a un aumento delle tasse (65%), abbiano incrementato il rischio di una crisi finanziaria (53%) e ridotto la capacità dei governi di rispondere a crisi future (52%).
4) Incertezza politica: l’incertezza politica globale ha sconvolto i mercati nei quattro anni trascorsi dal referendum sulla Brexit e dall’elezione di Trump. Otto istituzionali su dieci concordano sul fatto che l’attuale clima politico suggerisca l’emergere di contendenti con un indirizzo più populista e il 77% immagina un aumento dei disordini sociali. Allo stesso tempo, il 69% si aspetta un’escalation delle tensioni di natura geopolitica.
5) mercati con alti rischi: nel 2021 i tassi di interesse negativi sono al primo posto tra i possibili rischi di portafoglio (53%) e l’82% degli investitori istituzionali riconosce oggi come i tassi bassi abbiano di fatto distorto le valutazioni di mercato. Più della metà (53%) prevede un aumento del volume dei titoli a rendimento negativo il prossimo anno. Percentuale analoga (52%) quella che individua nella volatilità uno dei principali rischi di portafoglio, soprattutto perché il 65% prevede un aumento della volatilità dei mercati azionari l’anno prossimo e il 55% una maggiore volatilità sul fronte valutario. Sette su dieci (71%) concordano sul fatto che gli investitori istituzionali stiano assumendo una dose di rischio eccessivo nella ricerca di rendimento.
“Con la pandemia, la politica e le economie globali a un punto di svolta, gli investitori istituzionali stanno posizionando i propri portafogli per navigare nel contesto di volatilità a breve termine, anticipando al contempo gli impatti di lungo termine dei massicci interventi economici e di mercato. La prudenza degli investitori riflette la profonda preoccupazione per le conseguenze durature delle misure estreme necessarie ad attutire lo shock finanziario della pandemia. Essi tuttavia intravvedono anche la possibilità di trovare opportunità di valore attraverso una gestione attiva, un’allocazione ponderata del portafoglio e una corretta diversificazione”, conclude Antonio Bottillo, Country head ed executive managing director per l’Italia di Natixis Investment Managers.