- Il Pentagono ha aggiunto Tencent e Catl nella lista nera delle aziende che collaborerebbero con le forze armate di Pechino
- Noci (Polimi): “È chiaro che la Cina stia attraversando una fase delicata, dal punto di vista geopolitico, tecnologico e industriale”
In attesa dell’insediamento di Donald Trump, arriva un nuovo affondo di Washington sui colossi cinesi del tech. Il Pentagono ha recentemente aggiunto Tencent e Catl nella lista nera delle aziende che collaborerebbero con le forze armate di Pechino. L’elenco – pubblicato il 7 gennaio in Gazzetta ufficiale – è stato descritto dal Dipartimento della difesa a stelle e strisce come un modo per contrastare “la strategia di fusione militare-civile” della Terra del Dragone. La mossa è stata denunciata da Pechino come una “repressione ingiustificata” e un ostacolo “allo sviluppo di qualità”. La reazione non si è fatta attendere in Borsa, con ribassi che hanno coinvolto non solo le due società ma anche Xiaomi, a sua volta nella black list statunitense dal 2021. E non si tratta dell’unico tema al tavolo per chi investe o intende investire nei mercati cinesi quest’anno.
Cina: un motore votato all’export
“È chiaro che la Cina stia attraversando una fase delicata, dal punto di vista geopolitico, tecnologico e industriale”, racconta a We Wealth Giuliano Noci, docente di strategia e marketing alla School of Management del Politecnico di Milano e prorettore del polo territoriale cinese dell’ateneo. “Dal punto di vista geopolitico perché è un paese esportatore. Ha bisogno di Stati Uniti ed Europa, ma i conflitti in corso e il sistema di alleanze che sta intessendo stanno mettendo a rischio i suoi mercati di sbocco. Quindi una prima sfida che qualificherà il 2025 della Cina sarà capire se riuscirà a trovare una qualche forma di dialogo per sostenere questo motore sostanzialmente votato all’export”, osserva l’esperto.
Il secondo elemento è un elemento di natura economica, connesso a quella che Noci definisce come “una grossa crisi di fiducia interna”. La domanda interna si aggira al momento infatti intorno al 35% del prodotto interno lordo, a fronte di picchi nell’ordine del 70-80% per paesi come gli Stati Uniti. “Occorrerà capire se il Partito comunista cinese riuscirà a varare misure che favoriranno un rilancio della domanda interna”, afferma Noci. “La terza grande sfida sarà vedere se il Paese riuscirà a fare quel salto verso la tecnologia e l’innovazione che è chiamato a fare, perché non può più essere mediamente considerato a basso costo del lavoro”, prosegue l’esperto.
Cina, come sarà il 2025 sui mercati?
Fatte queste premesse, secondo l’esperto la Cina potrebbe essere tentata di svalutare la moneta, rischiando tuttavia da un lato di incentivare l’export e dall’altro di generare inflazione. Ragion per cui una variabile fondamentale sarà “un’attenta gestione monetaria”. Quanto ai valori di mercato, il mercato cinese al momento è a sconto dal punto di vista delle quotazioni di Borsa. “Ciononostante, non mi sento di dire che ci siano grosse opportunità e non è detto che ci saranno, perché il futuro è incerto”, sostiene Noci. “Credo che il quadro potrebbe diventare un po’ più chiaro a inizio marzo, quando si terranno le assemblee del Partito e del Congresso del popolo. A quel punto, potremmo capire se l’orizzonte sarà sereno o si avvicinerà una perturbazione”, conclude l’esperto.