Quando si pensa alla Cina, si immaginano distese di fabbriche e uffici, tutti circondati da una fitta nebbia e dallo smog. Effettivamente, non ci sono molti dubbi sulle infinite fabbriche che si possono vedere all’orizzonte, eppure il cielo sopra Pechino è tornato ad essere azzurro. È forse un segnale per il futuro economico del Paese?
Sicuramente il rallentamento dell’economia, il minor numero di cantieri attivi, la riduzione dell’inquinamento e il dominio assoluto dei veicoli elettrici sulle strade stanno davvero facendo la differenza.
Nell’ultimo anno è stato fin troppo semplice ignorare il Paese della Grande Muraglia, con molti investitori stranieri che hanno deciso di spostare i loro capitali su altri mercati emergenti, eppure questo non è sufficiente a spegnere l’economia cinese. La Cina è destinata a rimanere nell’olimpo del mercato, continua ad essere la seconda più grande economia al mondo, con una vasta base di consumatori nazionali e ampissime opportunità di investimento.
E se il cielo blu non bastasse, la Grande Muraglia ormai è tornata pienamente illuminata, grazie a quattro soli che stanno spingendo verso la ripartenza dell’economia cinese.
Il governo sostiene il mercato
Nonostante sia stato necessario del tempo, sembra che il governo di Pechino abbia deciso di scendere in campo e investire sulla ripresa dell’economia del Paese. “Se il governo riuscisse a fissare una soglia minima per il calo dei prezzi delle case, potrebbe contribuire a sbloccare i risparmi delle famiglie, a rilanciare la crescita economica e a migliorare il sentiment degli investitori e del mercato interno”, spiegano gli esperti di Capital Group.
Chiaramente nessuno ha la bacchetta magica, tanto meno Xi Jinping, ma questo non significa che l’aria di cambiamento non sia già arrivata. Sicuramente la Cina dovrà abituarsi a convivere con un prodotto interno lordo più basso, tra il 3% e il 5% per i prossimi anni, ma nel frattempo sono molte le società quotate che sono tornate ad offrire valutazioni interessanti dopo il tragico crollo post-covid.
Focus sulla qualità
Se fino a qualche anno fa l’obiettivo delle società cinesi era quello di crescere ad ogni costo, ora sembra che questa mentalità sia stata sostituita da una propensione per la qualità, con il focus sull’allocazione del capitale.
In questo periodo molto complicato, le aziende hanno avuto modo di analizzare i propri limiti e le proprie fragilità, così ora stanno tagliando i costi, abbandonando le attività non redditizie e restituendo, allo stesso tempo, più denaro agli azionisti. Le società di piattaforme internet sono un chiaro esempio di questo: Tencent ad esempio, gigante dei social media, prevede di raddoppiare le dimensioni del suo programma di riacquisto a circa 13miliardi di dollari e di aumentare i dividendi del 42%.
“Nel complesso, se le società cinesi manterranno un flusso di cassa libero positivo e daranno seguito ai dividendi e ai riacquisti, potrebbero ottenere un profilo più equilibrato dei rendimenti azionari nei prossimi anni”, sottolineano da Capital Group.
Dal produttore al consumatore: la patria dei veicoli elettrici
Se c’è un’industria che in Cina non si è mai fermata, questa è quella dei veicoli elettrici. Auto di alta qualità, ottime performance e totem di ricarica ad ogni angolo, seguendo il consumatore dalla creazione delle auto alla loro messa su strada.
Se il gigante Byd non fosse stato abbastanza, anche Xiaomi e Huawei sono entrati nella mischia. Il terzo produttore di smartphone al mondo, per esempio, in tre anni ha costruito un modello di EV da zero, realizzando un impianto in grado di produrre più di 120mila auto all’anno – un obiettivo ancora irraggiungibile per Apple.
Nonostante gli incredibili passi avanti nell’innovazione, forse è meglio – per ora – essere clienti piuttosto che azionisti dell’industria automobilistica cinese. Infatti, la brutale guerra dei prezzi tra le diverse case automobilistiche era già complessa prima che Huawei e Xiaomi entrassero nel mercato e ora è difficile vederne la fine.
Consumatori prudenti, ma non fermi
In Cina i consumatori hanno deciso di prendersi una pausa dalle spese folli, puntando sulla prudenza e stando molto attenti ai prezzi. In una simile situazione, le piattaforme di e-commerce che spesso offrono offerte dell’ultimo momento, hanno avuto la possibilità di sbocciare. Solo quest’anno i consumi sono ufficialmente ripresi, superando anche i livelli pre-pandemia del 2019.
La stessa cosa non si può dire per il mercato dei beni di lusso che continua a zoppicare, il traffico nei negozi e nei centri commerciali è infatti diminuito. I consumatori, soprattutto i più giovani, hanno spostato i loro acquisti pazzi in Giappone, dove la debolezza dello yen offre opportunità molto interessanti.
Insomma, volente o nolente, la Cina rimarrà al centro della catena di fornitura globale ancora per molti anni e non sarà semplice toglierle uno dei posti nell’olimpo del mercato globale. “Riteniamo – concludono gli esperti – che gli investitori debbano adattarsi alla nuova realtà, che prevede una crescita del pil più contenuta (3%-5%) per la Cina e una modalità di ristrutturazione del mercato immobiliare del Paese, ma non per questo meno interessante”.