Rimandare a un domani indefinito la ricerca delle informazioni o delle professionalità esterne necessarie per avviare le proprie scelte di investimento potrebbe sembrare un’azione a costo zero. Ma non è così
Abbiamo parlato di procrastinazione con Enrico Maria Cervellati (Professore all’Università degli Studi Link, fondatore e CEO di EMC3 Solution, società di consulenza e formazione), esperto di finanza comportamentale
Cambiare rotta, di solito, è più faticoso rispetto a mantenerla fissa. Molte persone, prima di iniziare a investire o di abbandonare un piano finanziario insoddisfacente, restano bloccate. Il motivo, spesso, deriva da due diverse “trappole comportamentali”: la procrastinazione e la paura del rimpianto. La procrastinazione è la tendenza dannosa a rimandare i cambiamenti, quando ciò che appare conveniente nell’immediato non corrisponde alla decisione ottimale nel lungo periodo. Nella paura del rimpianto, invece, possono rientrare sia la paura di perdere l’affare (che avevamo trattato nella puntata precedente sull’imitazione delle mode) sia quella di prendere una decisione sbagliata. Anche in questo secondo caso, si rimane fissi sulle abitudini e sulle scelte finanziarie del passato.
Rimandare a un domani indefinito la ricerca delle informazioni o delle professionalità esterne necessarie per avviare le proprie scelte di investimento potrebbe sembrare un’azione a costo zero. Ma non è così. Nel caso più estremo, ma non per questo raro, si mantengono ferme sul conto corrente anche somme che, ragionevolmente, non ci serviranno nell’arco di anni. Per evitare il rischio di fare una mossa sbagliata, però, non si investe nulla.
Anche se mantenere la liquidità sembra una non-scelta priva di rischi, si tratta in realtà di una posizione finanziaria ben precisa. Le virtù della liquidità sono note: è immediatamente disponibile se ci serve e il suo valore non cambia con la stessa rapidità di un’azione o un’obbligazione. Il lato negativo è che, nel tempo, l’inflazione ne riduce il potere d’acquisto. Se la preferenza per la liquidità dura anni, e non qualche mese come avviene fra i professionisti che l’accumulano nelle fasi di mercato negative, la perdita è grande e, soprattutto, sicura. Anche quando l’obiettivo si limita a mantenere inalterato il valore del proprio risparmio, investire è necessario.
Rimandare gli investimenti per anni è una scelta perdente perché il mercato (e l’economia nel suo complesso) ha una storica tendenza di crescita. Perché rimandare, dunque? La sicurezza di schivare un futuro crollo finanziario può offrire una rassicurazione immediata. La tendenza all’immobilismo, poi, può colpire anche chi un portafoglio investito ce l’ha, ma è restio a cambiarlo anche quando ci sono ragionevoli motivi di intervenire. Magari si tengono in portafoglio titoli di aziende decadute che non torneranno mai più ai tempi d’oro (ricordate Yahoo?) solo perché non si vuole liquidare in perdita a nessun costo. Che si tratti dell’opportunità di resistenza a comprare o a vendere, l’inazione può rivelarsi controproducente.
Enrico Maria Cervellati: riconoscere e neutralizzare la procrastinazione
Abbiamo parlato di procrastinazione con Enrico Maria Cervellati (Professore all’Università degli Studi Link, fondatore e CEO di EMC3 Solution, società di consulenza e formazione), esperto di finanza comportamentale – quel ramo della ricerca che studia come alcune tendenze psicologiche influenzano il comportamento degli investitori. In particolare, abbiamo approfondito la procrastinazione tipica di chi non riesce a visualizzare i comportamenti ottimali a lungo termine che, spesso, comportano la rinuncia del proverbiale “uovo oggi” per ottenere la “gallina” domani.
Perché procrastiniamo? E perché procrastiniamo anche scelte importanti come sottoscrivere un fondo di previdenza complementare?
Le ragioni sono tante. La prima è che tendiamo a dare più importanza al presente che al futuro. Il motivo è evolutivo, il nostro antenato delle caverne quando riusciva a catturare la preda la mangiava subito, perché poi si decomponeva, ma anche perché non sapeva quando sarebbe riuscito a catturarne un’altra. Al tempo aveva senso, ma oggi non abbiamo questi problemi, andiamo al supermercato, al bar, al ristorante. Non abbiamo più problemi di reperimento del cibo – almeno nei Paesi “sviluppati” – ciononostante, continuiamo ad abbuffarci come se dovessimo aspettare di abbattere il prossimo mammut. Altre volte lo facciamo per gratificarci, soprattutto quando abbiamo sfruttato molto le nostre risorse personali, cognitive o di altra natura: in questo caso si parla in gergo di ego depletion (“esaurimento dell’ego”). Un esempio? Arriviamo a casa distrutti dopo un’intensa giornata di lavoro; ci eravamo detti che saremmo andati a fare una corsetta, ma il divano ci fissa insistentemente, desideroso di accoglierci tra i suoi braccioli. E rimandiamo il nostro buon proposito.
Concedersi gratificazioni immediate, che sia un piacere della tavola o mantenere uno stile di vita oneroso trascurando la pianificazione è sempre sbagliato?
Se non si esagera, le gratificazioni di breve termine ci possono stare. Meno, invece, il non capire che ci vorremo viziare anche in futuro, che vorremo mantenere un certo stile di vita anche più avanti negli anni, quando avremo anche più tempo a disposizione. Quando non andremo più in tenda in vacanza, ma magari in un hotel quattro stelle lusso, in un villaggio all inclusive.
Si rischia di sottovalutare il rischio di vivere “troppo a lungo” perché un certo stile di vita possa essere mantenuto, dunque?
Non sto parlando solo e tanto di longevity risk, cioè del rischio di “sopravvivere ai nostri soldi” per cui dobbiamo cercare di accantonare, risparmiare e investire per raggiungere i nostri obiettivi una volta in pensione, ma di pianificazione della longevità ovvero di longevity opportunity. D’altra parte si cita spesso l’ideogramma cinese che ci dice che rischio e opportunità sono la faccia della stessa medaglia. Guardiamo anche le incredibili opportunità che ci offre la longevità, perché vivremo sempre più a lungo e sempre più in salute, ma avremo bisogno di soldi per vivere al meglio, per mantenere o anche incrementare, il nostro tenore di vita.
Tornando al punto di partenza del ragionamento è necessario prendere decisioni, per raggiungere obiettivi come questo. Come sconfiggere l’immobilismo?
I meccanismi dell’inerzia e della procrastinazione sono potenti, ma ci sono anche i correttivi. Spesso passano attraverso un cambiamento di abitudini o la consapevolezza di aver bisogno di ricorrere a un professionista, come ho fatto io stesso lavorando con una fantastica professional organizer. Non mancano poi libri, app, strumenti vari per combattere la procrastinazione, che possiamo utilizzare al grido di hacking procrastination.