La minaccia di un’estensione del conflitto fuori dai confini dell’Ucraina, che sarebbe potuta scattare in caso di intervento diretto della Nato o con nuove azioni da parte della Russia, sembra essersi ridotta nelle due settimane segnate dal recupero dei maggiori indici azionari
Secondo il consulente ed analista Edoardo Fusco Femiano è ancora presto per poter dire, sulla base dell’analisi tecnica, se il fondo della crisi ucraina sia già stato toccato sui mercati, dal momento che la “price action non è ancora tipica delle fasi di market bottom”
Un’Ucraina che accetti di non entrare nella Nato sembra una condizione necessaria, ma non sufficiente per la risoluzione del conflitto, dal momento che restano aperti i nodi sullo status giuridico della Crimea e del Donbass, che la comunità internazionale attribuisce al territorio ucraino, nonostante il distaccamento di fatto avvenuto fra il 2014 e il mese scorso.
La minaccia di un’estensione del conflitto fuori dai confini dell’Ucraina, che sarebbe potuta scattare in caso di intervento diretto della Nato o con nuove azioni da parte della Russia, sembra comunque essersi ridotta nelle due settimane segnate dal recupero dei maggiori indici azionari.
Nel corso dell’ultimo fine settimana, inoltre, è iniziata ad emergere la possibilità che parte delle sanzioni occidentali potranno essere rimosse, qualora Mosca decida di muoversi nella direzione di una pace duratura. Su questo punto si è espressa la ministra degli Esteri britannica, Liz Truss, in un’intervista al Telegraph:
“Quello che sappiamo è che la Russia ha firmato diversi accordi che semplicemente non rispetta. Quindi ci devono essere leve dure. Naturalmente, le sanzioni lo sono”, ha detto Truss, “le sanzioni dovrebbero essere rimosse solo con un completo cessate il fuoco e un ritiro, ma anche a fronte dell’impegno che non ci saranno ulteriori aggressioni. E inoltre, c’è l’opportunità di avere sanzioni di risposta se ci sarà un’ulteriore aggressione in futuro. Questa è una vera leva che penso possa essere usata”.
Già il 16 marzo scorso il Segretario di Stato americano, Antony Blinken, aveva dichiarato che le sanzioni statunitensi contro la Russia “non sono progettate per essere permanenti” e che potrebbero “essere rimosse” qualora la Russia dovesse cambiare il suo comportamento e ritirarsi dall’Ucraina in modo “irreversibile”, garantendo che “questo non possa accadere di nuovo… tra un anno o due anni o tre anni”.
Mentre le sanzioni potrebbero cambiare corso in seguito all’esito dei negoziati, consentendo di nuovo a banche ed imprese di tornare a fare commerci con la Russia la scelta strategica di sostituire le forniture energetiche potrebbe restare un’eredità duratura della guerra russo-ucraina.
I mercati finanziari, nel frattempo, hanno iniziato a muoversi come se il peggio fosse già passato, nonostante i combattimenti sul terreno continuino a mietere vittime. Sia l’Euro Stoxx 600 sia l’S&P 500 si trovano al di sopra dei livelli precedenti all’invasione russa dell’Ucraina.
“Sugli indici azionari, la maggior forza relativa è espressa dall’S&P 500, che ora scambia sopra resistenze dinamiche significative, seguito dal Dow Jones. Più indietro il Nasdaq e gli indici europei, i più penalizzati dallo scoppio del conflitto ucraino e ancora lontani da aree di prezzo realmente costruttive”, ha commentato Edoardo Fusco Femiano, fondatore di DLD Capital Scf, nella sua nota di fine settimana.
“In generale gli investitori hanno prediletto i settori più difensivi della parte azionaria, come conferma la sovraperformance del comparto low volatility degli ultimi sei mesi, nonostante la perdita di forza relativa delle recenti sedute”.
Secondo Fusco Femiano è ancora presto per poter dire, sulla base dell’analisi tecnica, se il fondo della crisi ucraina sia già stato toccato sui mercati, dal momento che la “price action non è ancora tipica delle fasi di market bottom”. Per il momento, “l’elemento di maggior rassicurazione è il deciso abbassamento della volatilità, con l’indice Vix che, dopo essersi nuovamente avvicinato ad area 40 due settimane orsono, si è riportato intorno ad area 20 e vicino alla media mobile a 200 giorni”. Questo indica che gli investitori, per i prossimi 30 giorni, non si aspettano più le turbolenze viste nelle scorse settimane.
“Ulteriori rassicurazioni sulla solidità di questo rimbalzo devono spingerci a riallocare rapidamente la nostra esposizione a favore del trend di lungo periodo”, è il suggerimento del consulente, mentre “il ritorno di segnali di fragilità nel breve ci suggerirebbero di mantenere un’esposizione difensiva”.