Settembre al vaglio stagionale: dove andranno i mercati?

Lorenzo Magnani
Lorenzo Magnani
30.8.2021
Tempo di lettura: '
I mercati azionari sono al bivio: a settembre prevarrà la stagionalità negativa o l'outlook di mercato positivo emerso dopo la conferenza di Jackson Hole?

Settembre per i mercati azionari è un mese dalle performance negative: si tratta a livello storico del peggior mese di tutti

Secondo Market Watch la presa di profitto degli investitori e la chiusura dell'anno fiscale per i fondi comuni d'investimento non giustificano la stagionalità negativa di settembre

Per Nicolò Nunziata di Marzotto Sim Wall Street, nonostante la stagionalità avversa, questo settembre, sull'onda delle parole di Jerome Powell potrebbe essere chiudere in territorio positivo

La fine dell'estate spesso non è un buon periodo per Wall Street, anzi. Con il rientro dalle ferie sovente gli indici azionari tendono a tingersi di rosso. Settembre, a ben vedere, è infatti il peggiore mese di tutti in termini di performance: questione di stagionalità. Gli investitori prendono profitto e gli istituzionali vendono azioni in vista dell'anno fiscale. Sarà così anche quest'anno o prevarranno altri fattori? We Wealth lo ha chiesto a Nicolò Nunziata strategist azionario di Marzotto Sim.
Secondo l'analista, tra le due la seconda. Se effettivamente settembre è un mese dalle vacche magre, i mercati quest'anno si approcciano all'autunno in forma smagliante. “Il mese di settembre è esattamente come quello di gennaio. Succede che dopo le feste l'investitore, soprattutto se viene da un periodo particolarmente positivo, è probabile che prenda profitto. A settembre poi segue ottobre con la chiusura dell'anno fiscale negli Stati Uniti e dunque la vendita per ragioni fiscali delle azioni che sono andate peggio. Da novembre in poi invece si osserva una stagionalità molto buona e, al netto di eventi esogeni al mercato, non vi sono ragioni per vendere” spiega Nunziata che osserva come gli investitori istituzionali che conoscono questa dinamica tendono ad arrivare abbastanza scarichi a settembre, per ricomprare nella debolezza di ottobre e infine beneficiare della spinta di fine anno.
Tuttavia, come detto, le cose quest'anno potrebbero andare diversamente. Jackson Hole sembra avere tranquillizzato i mercati, con Wall Street che venerdì ha chiuso, per poi riaprire lunedì, in territorio positivo.“Il discorso di Powell è stato bullish per l'azionario e i risky assets, con il presidente della Fed che ha affermato che l'inflazione è temporanea e che i tassi per il momento non aumenteranno. Al contempo verrà avviato il tapering, di cui tuttavia entità e tempistiche non sono ancora del tutto note” continua Nunziata che sottolinea come gli Stati Uniti sono in pieno quantitative easing, con un programma d'acquisto mensile da 120 miliardi di dollari. “L'outlook dunque poco cambia: tassi bassi, ripresa economica e quantitative easing. È uno scenario ideale per i mercati, che per il momento considerano il covid ragionevolmente sotto controllo a seguito del vaccino. Non sono così sicuro che settembre sarà così negativo quest'anno. Per tre/sei mesi la issue di politica monetaria a meno di un'esplosione dell'inflazione non si dovrebbe porre”.

E anche se settembre dovesse chiudere in territorio negativo non sarà colpa della stagionalità, o almeno da quella così spiegata dagli analisti. Secondo Market Watch, sito di informazione economico finanziaria, infatti le due ragioni che sostengono la teoria del “settembre rosso” non trovano riscontro nella realtà. Se infatti fosse vero il “behaviorial bias” per cui gli investitori a fine estate decidano di prendere profitto si dovrebbe osservare lo stesso fenomeno differito di sei mesi nell'emisfero meridionale: cosa che non accade. In Sudafrica, per esempio, l'estate va da dicembre a marzo. Guardando le performance del FTSE Sudafrica dal 1988, aprile risulta essere il migliore mese di tutti. Anche la teoria per cui i fondi comuni scaricherebbero azioni già a settembre in vista della chiusura dell'anno fiscale non è sufficiente a spiegare i mesti risultati di settembre. Infatti non si nota una significativa differenza di rendimenti generati prima del 1986 e dopo il 1986, anno in cui tutti i fondi d'investimento sono stati obbligati ad adottare lo stesso anno fiscale.
Laureato in Finanza e mercati Internazionali presso l’Università Cattolica di Milano, nella redazione di We Wealth scrive di mercati, con un occhio anche ai private market. Si occupa anche di pleasure asset, in particolare di orologi, vini e moto d’epoca.

Cosa vorresti fare?

X
I Cookies aiutano a migliorare l'esperienza sul sito.
Utilizzando il nostro sito, accetti le condizioni.
Consenti