Secondo le stime di Moody’s, qualora i consumatori spendessero circa un terzo dei loro risparmi in eccesso, la produzione globale potrebbe aumentare di poco più di due punti percentuali tra il 2021 e il 2022
Solo negli Stati Uniti le famiglie hanno accumulato oltre 2mila miliardi di risparmi extra. Ma quasi due terzi sono detenuti dal 40% più ricco della popolazione. Un aspetto che potrebbe frenare il rimbalzo della spesa
In Italia, intanto, la combinazione tra crisi dei consumi e spostamento delle quote di mercato a vantaggio dell’online pone ancor oggi a rischio chiusura 70mila attività commerciali. Di cui 35mila collocate in centri e gallerie commerciali
Secondo le ultime stime di Moody’s raccolte dal Financial Times, nell’ultimo anno sono rimasti “congelati” nelle tasche dei consumatori 5,4 trilioni di dollari. Un surplus, rispetto al 2019, pari a oltre il 6% del prodotto interno lordo globale. E che potrebbe rappresentare un vero e proprio “tesoretto” per la ripresa, aprendo la strada a un forte rimbalzo degli acquisti.
Stando alla Global consumer confidence survey di The conference board, infatti, la fiducia dei consumatori ha raggiunto livelli record nel primo trimestre del 2021, con l’ampliamento delle campagne vaccinali, l’allentamento delle restrizioni sui viaggi e gli stimoli economici messi in campo da governi e banche centrali. Si parla di un rialzo dell’indice dai 98 punti registrati nel quarto trimestre dello scorso anno a 108 punti, il livello più elevato dal 2005 e in crescita in 49 dei 65 mercati esaminati. Una fiducia che, secondo Moody’s Analytics, potrebbe liberare due punti percentuali di produzione globale in più tra il 2021 e il 2022, qualora i consumatori decidessero di spendere circa un terzo dei loro risparmi in eccesso. Grazie alla combinazione tra una “significativa domanda repressa” e “un eccesso di risparmio traboccante”, spiega Mark Zandi, chief economist della società statunitense.
Sebbene lo scorso anno l’economia globale abbia subito il più grande calo della produzione della storia moderna, i redditi delle famiglie sono stati ampiamente protetti da stimoli governativi senza precedenti nella maggior parte delle economie avanzate, portando i tassi di risparmio a toccare i livelli più elevati del secolo in corso. Solo negli Stati Uniti, le famiglie hanno accantonato più di 2mila miliardi di risparmi extra, prima che il piano da 1,9 trilioni di Joe Biden entrasse in azione. Secondo Silvia Ardagna, economista di Barclays interpellata dal quotidiano economico-finanziario, nel corso dell’anno è attesa dunque un’accelerazione “abbastanza rapida della spesa delle famiglie” nei paesi a stelle e strisce, e in misura “più contenuta” nel Regno Unito, anche se un rallentamento della campagna vaccinale potrebbe incidere negativamente su tutta l’area euro nei prossimi due trimestri.
Certo, precisa il Financial Times, la crisi ha colpito in modo diseguale i risparmiatori. E ad accumulare sono state soprattutto le famiglie ad alto reddito. Dati Morningstar Consult rivelano come oltre un terzo delle più ricche tra Cina, Australia, Italia, Russia e Stati Uniti ritenga sia
un buon momento per fare grandi acquisti, ma non vale lo stesso per le famiglie più povere che, al contrario, riportano condizioni finanziarie peggiori rispetto a un anno fa. Tra l’altro, secondo l’economista Jan Hatzius di Goldman Sachs, quasi due terzi dei risparmi in eccesso negli Stati Uniti sono nelle mani del 40% più ricco della popolazione, un aspetto che potrebbe frenare il rimbalzo della spesa visto che potrebbero decidere di “mantenere (piuttosto che spendere) la maggior parte” del tesoretto. Un’analisi confermata anche da Adam Slater, capo economista di Oxford Economics, secondo il quale questi risparmi potrebbero essere trattati “come un aumento della ricchezza piuttosto che una quota aggiuntiva di reddito”, non incidendo di fatto sui consumi.
Confesercenti: a rischio chiusura 70mila attività
Intanto, in Italia, la situazione continua a pesare sull’intero comparto del commercio al dettaglio, affossato anche dal boom dell’e-commerce. Stando a un’analisi di Confesercenti, la combinazione tra crisi dei consumi e spostamento delle quote di mercato a vantaggio dell’online pone ancor oggi a rischio chiusura 70mila attività, in assenza di una decisa inversione di tendenza. Un crollo che potrebbe riguardare soprattutto le 35mila imprese di centri e gallerie commerciali. Nel primo bimestre, infatti, gli acquisti presso la grande distribuzione e le piccole superfici hanno conosciuto un calo rispettivamente del 3,8 e del 10,7% (contro un’impennata delle vendite online del 37,2%).
“Le misure di restrizione, per le modalità con cui continuano a essere attuate, stanno determinando una strutturale e non governata redistribuzione delle quote di vendita verso il canale online”, scrive l’associazione, chiedendo che “anche i centri commerciali” vengano inseriti nel piano delle riaperture. “L’obbligo di chiusura nel fine settimana, che rappresenta il 40% delle vendite di queste attività, è un cataclisma sul comparto. Un divieto che ignora gli alti standard di sicurezza, dall’areazione al controllo degli ingressi, disposti da centri e gallerie, e che genera una perdita di almeno 1,5 miliardi di euro per ogni weekend, in buona parte a vantaggio del canale di distribuzione online”.
Secondo le stime di Moody’s, qualora i consumatori spendessero circa un terzo dei loro risparmi in eccesso, la produzione globale potrebbe aumentare di poco più di due punti percentuali tra il 2021 e il 2022Solo negli Stati Uniti le famiglie hanno accumulato oltre 2mila miliardi di risparmi extra. M…