Nel 2021 il fatturato dell’industria made in Italy ha messo a segno un +5,4% sul 2019 a prezzi costanti e un +11,2% a prezzi correnti
L’invasione dell’Ucraina ha mescolato le carte in tavola, con lo shock energetico che sta impattando in maniera significativa lungo tutta la filiera
Dopo aver vissuto una fase di intensa ripresa lo scorso anno, arrivando a superare anche i livelli di fatturato pre-covid, l’industria manifatturiera italiana ha dovuto fare i conti con l’inasprimento delle tensioni internazionali. Con la guerra russo-ucraina che ha finito per mutare radicalmente il contesto operativo. Un quadro che ha spinto Intesa Sanpaolo e Prometeia, nel nuovo Rapporto analisi dei settori industriali del mese di maggio, a rivedere al ribasso le stime sulla crescita.
Fatturato oltre i 1.000 miliardi nel 2021
Nel 2021 il fatturato dell’industria made in Italy ha messo a segno infatti un +5,4% sul 2019 a prezzi costanti e un +11,2% a prezzi correnti superando la cifra record dei 1.000 miliardi di euro. A spingere la ripresa è stato principalmente il mercato interno, specie gli investimenti in costruzioni. Quanto alla domanda estera, invece, la “carenza di input intermedi e i colli di bottiglia nella logistica internazionale non hanno impedito all’export italiano di beni manufatti di evidenziare una crescita in doppia cifra (+12,9% tendenziale a prezzi costanti)”, si legge nel rapporto. “Oltre la metà di tale risultato si deve al contributo dei vicini mercati europei, ma non sono mancate performance molto positive negli Stati Uniti e in Asia, diffuse dal punto di vista settoriale”.
L’impatto della guerra russo-ucraina
L’invasione dell’Ucraina ha contribuito tuttavia a mescolare le carte in tavola, con lo shock energetico che sta “impattando in maniera significativa lungo tutta la filiera”, osservano i ricercatori. Anche perché l’Unione europea dipende fortemente da Mosca in termini di gas naturale e in generale dai territori coinvolti nel conflitto in termini di materie prime e semilavorati metallurgici, dipendenza che ha innescato una fiammata dei costi di approvvigionamento. In questo contesto di incertezza, a rallentare sono anche gli investimenti in macchinari e mezzi di trasporto, mentre mantengono una certa dinamicità quelli in costruzioni (anche grazie al contributo del Piano nazionale di ripresa e resilienza).
La revisione delle prospettive di crescita
Di conseguenza, Intesa Sanpaolo e Prometeia hanno rivisto al ribasso le stime di crescita per l’anno in corso per il manifatturiero italiano. Si parla di un +1,5% di incremento tendenziale del fatturato deflazionato (contro il +4,9% stimato nel precedente rapporto del mese di ottobre) e di un +17,9% tendenziale a prezzi correnti (contro il +6,9% di ottobre). A incassare la maggiore contrazione delle stime di crescita sono i produttori di beni durevoli, vale a dire mobili (con una stima di fatturato deflazionario stazionario sul 2021 in termini tendenziali), elettrodomestici (-0,8%) e autoveicoli e moto (-0,9%). Non restano esenti dalle revisioni anche sistema moda (+1,7% tendenziale), largo consumo (+1,5%) e alimentare e bevande (+0,3%). Sul versante opposto restano positive le stime su prodotti e materiali da costruzione (+5% tendenziale il fatturato deflazionato 2022), meccanica (+3,8%), elettrotecnica (+3,2%) ed elettronica (+2,4%).