Per l’Italia, il quadro delle nuove previsioni è in chiaroscuro: rispetto alle precedenti stime la crescita del 2021 è stata rivista al rialzo di quattro decimali, al 6,2%. Tuttavia, per l’anno in corso il Fmi prevede ora una crescita italiana più moderata, non più del 4,2%, bensì del 3,8%
Per l’economia globale “la previsione è soggetta a un’elevata incertezza e i rischi sono complessivamente al ribasso”, ha avvertito la capo economista del Fondo, Gita Gopinath
I tre mesi che hanno diviso le due previsioni sono stati caratterizzati dalla nuova variante del covid, che ha colpito soprattutto gli Stati Uniti e la Cina, quest’ultima per via della politica di massimo contenimento dell’espansione del virus, nota come Zero-covid. Nel frattempo, negli Stati Uniti il tasso d’inflazione Cpi è passato dal 5,4% di settembre al 7% di dicembre, superando le previsioni della stessa Federal Reserve, che ha risposto anticipando le tempistiche per la chiusura del Quantitative easing e, dunque, per il rialzo dei tassi.
L’80% della revisione al ribasso sulla crescita mondiale è, quindi, attribuita al deterioramento delle previsioni negli Usa e in Cina (rispettivamente da +5,2% al +4% e da +5,6% al +4,8%). Per l’Italia, il quadro delle previsioni è in chiaroscuro: rispetto alle precedenti stime la crescita del 2021 è stata rivista al rialzo di quattro decimali, al 6,2%. Tuttavia, per l’anno in corso il Fmi prevede ora una crescita italiana più moderata, non più del 4,2%, bensì del 3,8%. Nel 2023 i tasso di crescita si ridurrà ulteriormente al 2,2%.
Anche per l’Eurozona le previsioni sull’andamento del Pil nel 2022 sono state limate di quattro decimali, al +3,9%, con un ulteriore rallentamento della crescita nell’anno successivo (+2,5%). Per quest’anno è previsto il recupero della Spagna, che dopo un 2021 un po’ in ritardo rispetto alla media europea dovrebbe veder balzare il suo Pil del 5,8%.
“La rapida diffusione della variante omicron ha portato a rinnovate restrizioni alla mobilità in molti Paesi e ad un peggioramento della carenza di manodopera. Le interruzioni dell’offerta pesano ancora sull’attività e stanno contribuendo all’aumento dell’inflazione, aggiungendosi alle pressioni della forte domanda e dei prezzi elevati di cibo ed energia”, ha affermato la capo economista del Fmi, Gita Gopinath, “inoltre, il debito record e l’aumento dell’inflazione limitano la capacità di molti paesi di affrontare le nuove interruzioni”.
La nuova variante del covid, che si è diffusa con una velocità senza precedenti, dovrebbe rientrare in modo altrettanto veloce, ha affermato il Fmi riprendendo quanto già anticipato, ad esempio, dall’Organizzazione mondiale della sanità. L’impatto economico negativo della omicron, dunque, andrà a concentrarsi prevalentemente nel primo trimestre del 2022; o, almeno, questa è la previsione formulata dal Fmi nel suo ultimo rapporto.
“La previsione è soggetta a un’elevata incertezza e i rischi sono complessivamente al ribasso”, ha avvertito Gopinath, citando nell’ordine:
- l’emergere di varianti più letali potrebbe prolungare la crisi;
- La strategia Zero-covid della Cina, che “potrebbe esacerbare le interruzioni dell’offerta globale”;
- Lo stress finanziario nel settore immobiliare cinese con il rischio che si diffonda al resto dell’economia
- “le sorprese di un’inflazione più alta negli Stati Uniti”, che, “potrebbero provocare una stretta monetaria aggressiva da parte della Federal Reserve e inasprire bruscamente le condizioni finanziarie globali;
- Infine, l’aumento delle tensioni geopolitiche
Il nuovo corso delle banche centrali: le conseguenze
Il Fmi ha sottolineato come il processo di uscita dalle politiche monetarie accomodanti sia ormai necessaria nei Paesi “come gli Stati Uniti”, in cui l’inflazione è estesa alla gran parte dei beni e dei servizi e la ripresa è forte. Nelle sue previsioni, l’Fmi ha messo in conto tre rialzi dei tassi dei fondi federali Usa nel corso del 2022. “E’ fondamentale comunicare bene la transizione politica verso un atteggiamento di irrigidimento per assicurare una reazione ordinata del mercato”, ha suggerito Gopinath. Questa nuova fase andrà a colpire, in primo luogo, i Paesi emergenti fortemente indebitati in moneta straniera. Con il rialzo dei tassi d’interesse, infatti, le valute pregiate come il dollaro tendono a diventare più “care”, rendendo così più costosa la restituzione del debito per quei Paesi che raccolgono tasse (o fatturano, nel caso delle imprese) in moneta locale e hanno obbligazioni finanziarie in valuta estera pregiata.
Le previsioni sull’inflazione
“I mercati emergenti e le economie in via di sviluppo con grandi prestiti in valuta estera e necessità di finanziamento esterno dovrebbero prepararsi a possibili turbolenze nei mercati finanziari, estendendo le scadenze del debito come possibile e contenendo i currency mismatch”, ha affermato Gopinath, “la flessibilità del tasso di cambio può aiutare il necessario aggiustamento macroeconomico. In alcuni casi, l’intervento sui cambi e le misure temporanee di gestione dei flussi di capitale possono essere necessarie per fornire alla politica monetaria lo spazio per concentrarsi sulle condizioni interne”. Nell’ottica di chi investe nelle economie emergenti, specialmente se in valuta locale, tutto questo suona come un invito alla prudenza per i prossimi mesi.