Il presidente in carica resta al comando, con il 27% dei consensi, seguito da una Le Pen in forte crescita (20%) e dal leader della sinistra radicale Jean-Luc Melenchon, al 15%
Secondo Goldman Sachs il futuro della Francia non si esaurirà con le presidenziali, visto che il rischio di una maggioranza parlamentare diversa da quella del presidente è un’eventualità possibile in vista delle elezioni legislative del prossimo giugno
Per il momento, il mercato azionario francese non sembra temere l’eventualità di una Le Pen presidente – che nel frattempo ha ulteriormente ammorbidito gli estremismi. In caso di ballottaggio, le sue chance di battere Macron sarebbero nettamente più elevate di quelle del 2017
Secondo la media dei sondaggi compilata da Politico, le intenzioni di voto al primo turno vedevano, alla vigilia del conflitto, un consenso del 25% per Macron, seguito da Marine Le Pen, leader de Rassemblement national (17%), e a poca distanza dall’outsider dell’ultra-destra Eric Zemmour (15%). Il 4 aprile, nel momento in cui scriviamo, lo scenario si è ricomposto, dopo un iniziale balzo di Macron al 30%.
Il presidente in carica resta al comando, con il 27% dei consensi, seguito da una Le Pen in forte crescita (20%) e dal leader della sinistra radicale Jean-Luc Melenchon, al 15%. L’interrogativo del primo turno elettorale, cui seguirà, con ogni probabilità, il ballottaggio sarà capire se, a concorrere contro Macron, sarà la destra della Le Pen o la sinistra di Melenchon entrambi proiettati verso l’alto nei sondaggi.
La prima notizia inaspettata di queste settimane è la relativa forza della Le Pen di fronte alla grossa perdita di credito internazionale di Vladimir Putin: la leader del Rn non ha minimamente risentito politicamente degli anni di vicinanza con il Cremlino e le costanti accuse di aver ricevuto finanziamenti da banche russe. La seconda è che, nel tentativo di normalizzare ulteriormente la sua immagine, Le Pen ha visto nel radicalismo di Zemmour più un alleato che non un ingombrante avversario nel medesimo spazio politico.
Il risultato è che, secondo le intenzioni di voto raccolte da Politico, in caso di ballottaggio le chance di Le Pen contro Macron siano notevolmente più elevate rispetto a quelle di cinque anni fa, con una ripartizione 55%-45% (nel 2017 era stata la seguente: 66,1%-33,9%). E’ probabile che questa maggiore competitività attribuita a Le Pen nel secondo turno abbia qualcosa a che vedere con la sua ulteriore de-diavolizzazione (“dédiabolisation”).
Nel suo primo e unico discorso pre-elettorale, Macron ha invitato gli elettori a non sottovalutare le chance di vittoria dei suoi avversari, evocando alla memoria l’esperienza traumatica della Brexit – che i sondaggi della vigilia avevano descritto come improbabile. “Non credete ai sondaggi o ai commentatori che dicono che è impossibile o impensabile” una vittoria della Le Pen, “la Brexit, come altre elezioni, sembravano improbabili ma sono accadute”. In verità, gli stessi sondaggi sembrano avvertire sull’eventualità di una sfida elettorale dall’esito tutt’altro che già scritto.
Elezioni francesi, cosa cambia per l’economia
Anche se Macron fosse confermato all’Eliseo, hanno fatto notare gli analisti di Goldman Sachs, le sfide del suo programma politico non sarebbero finite. Le elezioni legislative del 12-19 giugno, infatti, indicano un maggiore rischio di coabitazione – la condizione nella quale, nell’ordinamento francese, la maggioranza parlamentare (e il premier) non appartengono allo stesso partito del presidente della Repubblica. In questo caso, la maggioranza parlamentare potrebbe essere di segno più probabilmente conservatore e “costringerebbe il presidente a un compromesso sulla sua agenda interna”.
Secondo Goldman Sachs, “se Macron manterrà la sua maggioranza nella camera alta del parlamento francese, ci aspetteremmo un misurato consolidamento fiscale, con tagli alla spesa che supererebbero il valore dei tagli alle tasse”, come quella sulle eredità, “e ulteriori investimenti”. Nel caso in cui, invece, il centro-destra dovesse conquistare la maggioranza parlamentare la stretta fiscale sarebbe “più aggressiva, fornendo più spazio per i tagli alle tasse rispetto agli investimenti e che richiedere più ampi tagli alla spesa” (nel grafico in basso a sinistra le previsioni di GS sul saldo primario nei vari esiti elettorali).
Anche le previsioni sui tassi d’interesse dei titoli di stato francesi non sono molto diverse in questi due scenari che vedono Macron alla presidenza. Diverso sarebbe il discorso, invece, nelle ipotesi che vedono un candidato radicale all’Eliseo (grafico in basso a destra).
Considerando i programmi di Macron e Le Pen “le utilities, che puntano soprattutto sul nucleare, che trova nei due candidati grandi opportunità, così come l’edilizia, con le promesse di grandi investimenti (esempio le stesse costruzioni di centrali nucleari)”, ha dichiarato a We Wealth Gabriel Debach, market analyst di eToro, “gli aumenti salariali promossi dalla candidata La Pen potrebbero
invece rischiare di penalizzare i settori a maggior impiego di personale, quale la grande distribuzione, l’automobilistico e l’industriale”.
“Il settore della difesa (vedi Dassault Aviation, Airbus e Thales), in notevole rialzo dall’invasione della Russia, potrebbe ricevere una battuta d’arresto in caso di vittoria della Le Pen, con le sue dichiarazioni di fine del sostegno della Francia al comando militare della Nato”, ha aggiunto Debach.
Mercati, la paura-Le Pen che non c’è più
Un’eventuale vittoria della Le Pen alle presidenziali avrebbe un impatto sicuramente più moderato sui mercati rispetto a quello che avrebbe avuto un tempo: infatti, le proposte più estreme, come quella di abbandonare l’euro, sono state accantonate. E sul potenziamento dell’esercito, ora che il vento geopolitico è cambiato, si può dire che le storiche posizioni militariste del Rn siano diventate “mainstream”. Piuttosto, l’idea che Le Pen possa lavorare per un progetto di riforma ambizioso del Patto di Stabilità sembra sfidata dalla storica contrarietà del partito al progetto di una “unione sempre più stretta” con gli altri stati membri Ue.
“La vittoria di Macron potrebbe essere la più desiderata dai mercati, offrendo un segnale di continuità, soprattutto alla luce degli ottimi risultati economici ottenuti nel suo mandato”, ha dichiarato Debach, “tuttavia, ciò non vuol dire che una vincita della La Pen significherebbe il crollo dei mercati, pensiamo infatti all’inaspettata vittoria nell’elezione americana del 2016 di Donald Trump”.
Anche per Filippo Diodovich, senior market strategist di IG, gli investitori sperano nella riconferma di Macron, con “acquisti sul settore energetico, bancario e su quello del lusso – Discorso ben diverso, invece, in caso di vittoria di Marine Le Pen”. Secondo Diodovich, questo risultato “potrebbe avere ripercussioni negative sul sistema economico francese con una possibile introduzione di tariffe per le importazioni e rigide politiche contro l’immigrazione (mancanza di manodopera soprattutto nel settore delle costruzioni). Un successo di Marine Le Pen genererebbe a nostro avviso un forte calo sull’azionario francese”.
Mentre Le Pen nelle ultime settimane riconquistava posizioni nei sondaggi, la Borsa francese non ha intrapreso alcun itinerario alternativo rispetto a quello imboccato dalle azioni europee: nell’ultimo mese al 4 aprile il Cac40 ha guadagnato oltre il 10% contro il +9% dell’Euro Stoxx 600. Gli investitori, dunque, sembrano non aver realmente preso sul serio gli ammonimenti del presidente Macron scommettendo sul fatto che la continuità all’Eliseo sia già in cassaforte.