In questo avvio di 2022 il Ftse Mib è riuscito a limitare i danni, rispetto ai decisi ribassi sperimentati dall’S&P 500 e, ancor di più, dal Nasdaq Composite
Fra i titoli del Nasdaq 100 il più colpito è quello della società biotech Moderna Inc, fra le principali sviluppatrici di vaccini anti-Covid, con un rosso vicino al 37%
Scorrendo i nomi dei titoli più bersagliati dalle vendite da inizio anno appare chiara la direzione che gli investitori stanno prendendo in vista della stretta monetaria che la Federal Reserve potrebbe operare già dal prossimo marzo.
Fra i titoli del Nasdaq 100 il più colpito è quello della società biotech Moderna Inc, fra le principali sviluppatrici di vaccini anti-Covid, con un rosso vicino al 37%. Segue Netflix, con un ribasso del 34% dovuto alla prevista crisi dei nuovi abbonamenti nel 2022. Poco più avanti, compare il titolo Atlassian, proprietario della piattaforma di messaggistica aziendale HipChat, che ha ceduto quasi il 26%. Un destino analogo ha colpito anche il titolo della concorrente Zoom, che ha subito un calo vicino al 20%.
Quali sono stati, invece, i titoli che si sono mossi nella direzione opposta, mettendo a segno le migliori performance? Alcuni nomi sono particolarmente indicativi del nuovo orientamento degli investitori. Exxon Mobil, con un rialzo da inizio anno del 18% è nella top 5 dei migliori titoli dell’S&P 500; Halliburton, un’altra big del settore petrolifero, è terza con guadagno del 20,4%; sul secondo gradino del podio, con un rialzo del 21,4%, c’è Schlumberger, anch’essa fra le leader nei servizi per il settore oil&gas. Solo la Activision Blizzard, forte dell’annunciata acquisizione da parte di Microsoft, ha fatto meglio (+22,2%).
La spinta sui titoli petroliferi indica un previsione robusta sulla domanda di energia che caratterizza i periodi di espansione economica. Dall’altro lato, l’ottimismo sulla fine della fase più acuta della pandemia ha colpito le azioni legate ai vaccini, come Moderna, e quelle premiate dalla conversione di massa al lavoro a distanza (Zoom, Atlassian).
La ripartenza dell’economia non costituisce, di per sé, una novità delle ultime settimane. Per questo è facile leggere nelle rotazioni di portafoglio, e nell’aumento dei rendimenti dei bond, una chiara conseguenza del nuovo corso delle politiche monetarie – in particolare negli Stati Uniti. Lo scorso 5 gennaio i verbali dell’ultimo meeting della Federal Reserve hanno messo in luce come la maggioranza dei membri del comitato sia a favore di una politica monetaria decisamente più restrittiva. Gli Stati Uniti, del resto, hanno raggiunto un tasso d’inflazione del 7% lo scorso dicembre, il più elevato dal 1982, con un crescente contributo delle componenti del paniere non collegate all’energia o ad altri fattori transitori.
Mercoledì 26 gennaio la Federal Reserve renderà note le sue decisioni di politica monetaria, che potrebbero offrire nuovi dettagli su quando si procederà al primo rialzo dei tassi e se, nel corso dell’anno, ne seguiranno altri due o altri tre. Per il momento, sembra sicuro che il piano di acquisti netti di titoli andrà a concludersi entro marzo. In seguito, anche le tempistiche sul reinvestimento dei titoli in scadenza, fra quelli acquistati dalla Fed nel corso della pandemia, faranno capire agli investitori quanto severa sarà la stretta monetaria. Più a lungo i titoli saranno reinvestiti, più tardi si passerà alla contrazione del bilancio della banca centrale e, dunque, alla riduzione della liquidità nel sistema.