Banche, qualunque fusione avrà al centro Unicredit?

Teresa Scarale
Teresa Scarale
16.3.2021
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Dopo qualche settimana di tranquillità, torna ad accendersi in Italia la scintilla del risiko bancario, che dovrebbe ripartire dal secondo trimestre. L'aggregazione più appetibile, secondo gli analisti, ha sempre al cuore Piazza Gae Aulenti. La Borsa è concorde

I fari restano puntati sulla torre milanese di Piazza Gae Aulenti. Unicredit attende infatti per aprile la piena operatività del suo nuovo ceo, Andrea Orcel, noto per il fruttuoso esito di importanti operazioni di fusione

Gli analisti calcolano che, con un premio di almeno il 25% rispetto alle valutazioni attuali di Mediobanca e 700 milioni di costi di ristrutturazione, un'operazione di integrazione con Unicredit permetterebbe un miglioramento della posizione di capitale di quest'ultima di circa 40 punti base

Gli analisti di Intesa Sanpaolo (+1,28%) non escludono una integrazione Monte dei Paschi di Siena – Unicredit, ma vedono con maggior interesse per l'istituto presieduto da Pier Carlo Padoan «più interessante una potenziale integrazione con Banco Bpm»

Una cosa appare certa: Unicredit (+2,05 in chiusura di seduta a Piazza Affari) resta il fulcro di qualunque scenario di aggregazione. Tornano sul punto, con calcoli di convenienza, analisti e regolamentatori. Il primo è presidente del consiglio di vigilanza della Bce, Andrea Enria, da sempre acceso sostenitore del consolidamento bancario. «Nel tentativo di migliorare l'efficienza dei costi le banche dovrebbero considerare i possibili benefici di aggregazioni. L'approccio della Bce è di sostenere aggregazioni ben disegnate e ben realizzate», dice il funzionario alla Morgan Stanley Virtual European Financials Conference. «L'Italia e la Spagna sembrano essere i mercati più attivi in questo senso».
I fari restano puntati sulla torre milanese di Piazza Gae Aulenti. Unicredit attende infatti per aprile la piena operatività del suo nuovo ceo, Andrea Orcel, noto per il fruttuoso esito di importanti operazioni di aggregazione (fra cui, all'epoca, quella che diede vita alla stessa Unicredit).

Ma quale potrebbe essere la compagna ideale della nuova Unicredit? Molti, come gli analisti di Equita, la vedono in Mediobanca (+1,71%). «Dal punto di vista industriale riteniamo che l'integrazione possa essere sensata, in quanto darebbe forte impulso alla crescita della divisione corporate & investment banking di Unicredit, oltre a permettere di acquisire quote di mercato nel consumer banking e maggiore esposizione al wealth management, riducendo la volatilità dei risultati». Equita dice anche che dal punto di vista finanziario «sarebbe ipotizzabile attraverso un pagamento “per carta”» oppure «con l'aggiunta di una limitata componente in contanti, in modo da non diluire la posizione di capitale di una Global-Sifi come Unicredit post combinazione».

Gli analisti calcolano che, «con un premio di almeno il 25% rispetto alle valutazioni attuali di Mediobanca e 700 milioni di costi di ristrutturazione, l'operazione permetterebbe un miglioramento della posizione di capitale di Unicredit di circa 40 punti base». Leonardo Del Vecchio in tal modo risulterebbe primo azionista del nuovo soggetto, con circa il 6% del capitale.
Secondo altri (RedBurn) le sinergie di capitale potrebbero anche essere rilevanti «in quanto l'attuale deduzione della quota di Generali da Mediobanca potrebbe scomparire in una integrazione». Tuttavia Mediobanca potrebbe pretendere un premio elevato. In tal caso, per finanziare i costi di fusione sarebbe necessario «fare affidamento sull'avviamento». Inoltre, sottolinea il report di RedBurn, l'eventualità dell'acquisizione Mps (+0,85%) rende «meno probabile un'ipotetica fusione» Unicredit-Mediobanca. Si ricorda in questa sede che Leonardo Del Vecchio è fra i meno favorevoli a una combinazione Gae Aulenti – Rocca Salimbeni.

Gli analisti di Intesa Sanpaolo (+1,28%) non escludono una integrazione Monte dei Paschi di Siena – Unicredit, ma vedono con maggior interesse per l'istituto presieduto da Pier Carlo Padoan «più interessante una potenziale integrazione con Banco Bpm» (+3,74% a Piazza Affari). Una combinazione con Piazza Meda «rafforzerebbe il posizionamento commerciale [di Unicredit] in Lombardia» e inoltre «permetterebbe sinergie di costo», e avrebbe sul capitale della banca i benefici dalla trasformazione delle imposte differite di Banco Bpm in credito d'imposta. Sempre secondo Ca' De Sass, sarebbe meno appetibile un'operazione con Carige.

Per Bpm tuttavia resterebbe ancora appetibile Bper (+2,21% in chiusura di seduta), attualmente impegnata nell'integrazione degli sportelli di Ubi.
Caporedattore Pleasure Asset. Giornalista professionista, garganica, è laureata in Discipline Economiche e Sociali presso l'Università Bocconi di Milano. Scrive di finanza, economia, mercati dell'arte e del lusso. In We Wealth dalla sua fondazione

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