Salvo chiusura anticipata, ci sarà tempo fino al 9 giugno per acquistare il titolo di Stato a quattro anni che il Tesoro ha riservato per i risparmiatori al dettaglio
Il Btp Valore prevede una cedola minima superiore a quella del Btp Italia, ma un’inflazione superiore alle attese potrebbe far propendere per quest’ultimo titolo
Dopo una prima giornata intensa, con domande per 5,432 miliardi di euro e 185mila contratti, il Btp Valore ha proseguito a buon ritmo anche martedì giugno: intorno alle ore 13 sono stati ordinati altri 3,3 miliardi e 120mila contratti. Salvo chiusura anticipata, ci sarà tempo fino al 9 giugno per acquistare il titolo di Stato a quattro anni che il Tesoro ha riservato per i risparmiatori al dettaglio. Le sue caratteristiche essenziali sono la cedola crescente divisa in due fasi e un premio fedeltà dello 0,5% che sarà pagato in scadenza solo per gli investitori che acquisteranno il titolo all’emissione e che lo manterranno in portafoglio fino alla scadenza, ossia per quattro anni. Le cedole minime garantite sono di 3,25% per i primi due anni e del 4% per i due anni successivi.
Quella del Btp Valore è la seconda grande chiamata che il Tesoro ha fatto da inizio anno per i piccoli risparmiatori, dopo il Btp Italia a cinque anni emesso lo scorso marzo. Abbiamo chiesto al consulente finanziario autonomo Giovanni Pedone (Pedone Consulting) qualche considerazione di confronto fra questi due titoli e il Btp tradizionale a quattro anni.
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Il Btp Valore può essere considerato un’alternativa adeguata per la gestione della liquidità, al paragone con il Btp di pari scadenza? Quali sono i suoi possibili “punti deboli”?
Il Btp Valore, di recente emissione, non può essere considerato una valida alternativa per la gestione della liquidità, per un discorso prettamente di durata finanziaria del titolo. Il Btp Valore ha un vita di 4 anni, una struttura tale da poter risentire particolarmente del rischio tassi: infatti, acquistando il Btp Valore si può andare incontro a discese dei prezzi molto più marcate rispetto a quanto si può ad esempio sperimentare acquistando, per finalità di gestione di liquidità, un Bot. Proprio il rischio tasso rappresenta il principale “punto debole” del titolo. Nell’ipotesi di ulteriore incremento dei tassi di interesse dagli attuali livelli già importanti, il Btp Valore potrebbe perdere “appeal” dal momento che gli investitori andranno a caccia di titoli con rendimenti più allineati alle mutate condizioni sui tassi. Se un risparmiatore intende acquistare il Btp Valore ed esclude di venderlo in anticipo, ha tutto l’interesse di portarlo a scadenza, dal momento che il Mef garantisce un rendimento aggiuntivo dello 0,5% sul rendimento complessivo ma solo appunto a scadenza.
Quali sono, al contrario, i vantaggi del Btp tradizionale, rispetto alla sua versione retail in emissione in questi giorni?
In realtà non vedo particolari vantaggi a favore del Btp tradizionale (sempre se confrontato con un pari scadenza del Btp Valore): se si analizza la struttura dei 2 titoli e si prendono in considerazione tutti i fattori incidenti sul rendimento finale a scadenza, il Btp Valore ha certamente un vantaggio rispetto al Btp tradizionale. Intanto acquistare in collocamento il Valore e portarlo a scadenza significa annullare la componente dei costi di transazione. Sempre nell’ipotesi di portare a scadenza i titoli, acquistando un Btp tradizionale oggi sul secondario significa rinunciare al premio fedeltà, un extra rendimento aggiuntivo non clamoroso ma da tenere in considerazione, specie se cominciamo a sommare questa componente con quella dei costi nulli di negoziazione.
Il meccanismo della cedola step-up, in quanto tale, è da considerarsi un pro o un contro?
Il fattore determinante sulla convenienza di una struttura step-up è l’inflazione. Lo scenario migliore per i titoli a tasso fisso o step-up è un contesto di discesa delle aspettative di inflazione tradotte successivamente in una dinamica di riduzione del costo del denaro da parte di Bce. In questo caso i prezzi di questi titoli salirebbero per la maggiore convenienza della rendita cedolare, al contrario performerebbero relativamente peggio i titoli a tasso variabile o indicizzati all’inflazione. Nell’attuale contesto dei mercati finanziari in relazione alle aspettative di inflazione (in discesa), il meccanismo delle cedole step-up sembrerebbe un pro.
Il Btp Italia, disponibile per l’acquisto sul mercato secondario, in quali circostanze può rivelarsi una scelta preferibile per l’investitore? La copertura dai futuri incrementi sul costo della vita può presentare qualche controindicazione?
Il Btp Italia è stato l’indiscusso protagonista dei portafogli degli investitori nel corso degli ultimi 2 anni. La struttura di indicizzazione ha assicurato la copertura del rischio inflazione con rendimenti importanti per i risparmiatori. Se non ancora presente in portafoglio, per l’investitore potrebbe essere una buona cosa diversificare lo stock di titoli di stato già presenti in portafoglio con una struttura di indicizzazione al costo della vita. Nel caso di contesti deflazionari, l’investimento nel Btp Italia garantisce il riconoscimento della cedola facciale, quindi abbiamo un minimo sotto il quale (anche con deflazione significativa) non si scende.
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Btp: l’opzione che può rendere di più
Fra le tre opzioni citate fin qui, qual è l’opzione che può essere considerata più ambiziosa in termini di rendimento?
Nell’ipotesi di ripresa delle spinte inflazionistiche, il Btp Italia è lo strumento che può dare maggiori soddisfazioni in termini di protezione dal carovita e quindi maggiori soddisfazioni in termini di rendimento. Sotto questa ipotesi, il Btp Valore perderebbe appeal nei confronti del Btp Italia, nonostante la struttura step-up il Valore potrebbe risentirne in termini di discesa dei prezzi. Attualmente le aspettative di inflazione nella zona Euro a 5 anni sono nei dintorni del 2,5%, quindi in discesa rispetto ai valori attuali rilevati da Istat: comprare il Valore potrebbe essere una buona scelta allocativa, purché si faccia un’attenta analisi del rischio concentrazione del rischio Paese Italia e, al tempo stesso, si faccia attenzione alle scadenze che ci si può permettere compatibilmente con i propri bisogni finanziari.