- Una ricerca di Cdp e Bva Doxa mostra come il 50% di coloro che hanno un’età compresa tra i 18 e i 34 anni dichiari di conoscere la finanza sostenibile, ma solo per sentito dire
- Asmundo: “Il cambio di equilibri post-elezioni europee dello scorso anno ha innescato la revisione di una serie di priorità della Commissione europea”
La crisi climatica è in cima ai rischi mondiali. Secondo l’ultimo Global risks report del World economic forum, i rischi ambientali offuscano l’orizzonte sia nel breve che nel lungo periodo, con eventi meteorologici estremi, scomparsa della biodiversità e collasso degli ecosistemi, cambiamenti critici dei sistemi terrestri e scarsità di risorse naturali in cima alla classifica dei maggiori rischi per i prossimi 10 anni. E a subirne gli effetti saranno soprattutto i giovani. Giovani che, numeri alla mano, manifestano al momento una conoscenza parziale della finanza sostenibile.
Investimenti sostenibili: quanto ne sanno i giovani?
Una ricerca di Cdp e Bva Doxa mostra infatti come il 50% di coloro che hanno un’età compresa tra i 18 e i 34 anni dichiari di conoscerla, ma solo per sentito dire. Appena il 4% sostiene di essere ben informato, mentre il 25% afferma di non averne mai sentito parlare. Una percentuale, quest’ultima, che sale al 40% se si considera chi ha tra i 14 e i 17 anni. “Eppure, i cittadini italiani sono tra i più convinti sostenitori in Europa della necessità di fare dell’adattamento ai cambiamenti climatici una priorità nazionale”, dichiara Francesco Bicciato, direttore generale del Forum per la finanza sostenibile, intervenuto in occasione di un incontro con la stampa sulle prospettive normative e di mercato della finanza sostenibile per il 2025. “Più in generale, il 97% degli italiani ritiene importante che il Paese si adatti ai cambiamenti climatici”, precisa Bicciato, citando un’altra analisi di Eib e Bva Doxa.
Tra l’altro, l’Europa fa da apripista sul fronte degli investimenti green. I più recenti dati di Morningstar mostrano come i fondi sostenibili abbiano raggiunto i 3.200 miliardi di masse gestite nel 2024 a livello mondiale, in crescita dell’8% rispetto al 2023 e del 400% sul 2018. E proprio al Vecchio Continente si deve circa l’84% della raccolta globale. “Tra l’altro, se a livello mondiale il 78% degli asset manager e l’80% degli asset owner intende aumentare gli investimenti sostenibili nei prossimi due anni secondo il Morgan Stanley Institute for Sustainable Investing, noi possiamo dire lo stesso sull’Italia”, interviene ancora Bicciato. “Da una serie di interviste individuali con i nostri soci maggiori, emerge la medesima tendenza”, afferma il direttore generale.
Il calendario 2025 delle regole per chi investe
Ma ci sono una serie di novità di cui gli investitori potrebbero dover tenere conto quest’anno. “Il 2025 sarà un anno caldo sul fronte normativo in tema di finanza sostenibile”, afferma Alessandro Asmundo, senior policy officer del forum. “Il cambio di equilibri post-elezioni europee dello scorso anno ha innescato la revisione di una serie di priorità della Commissione europea, anche se è ancora difficile sapere quanto effettivamente muteranno”, aggiunge l’esperto, lanciando uno sguardo alle ultime novità di policy e a quelle in arrivo tra il primo e il secondo semestre. “Dal 1° gennaio tutte le imprese non finanziarie che rientrano nel perimetro della Corporate sustainability reporting directive (o Csrd, la direttiva sulla rendicontazione societaria di sostenibilità, ndr) pubblicheranno i propri Kpi di allineamento alla Tassonomia Ue rispetto a tutti gli obiettivi climatici e ambientali”, ricorda Asmundo.
“Il 26 febbraio dovrebbe essere pubblicato il primo degli Omnibus simplification package dell’Unione europea, mentre al 21 maggio è fissata la chiusura del periodo di transizione per aggiornare la nomenclatura dei fondi Esg (Environmental, social, governance)”, prosegue l’esperto. Quanto al secondo semestre, tra marzo e giugno sono attese una serie di consultazioni su ulteriori standard tecnici relativi all’European green bond standard. “Dovrebbe inoltre essere pubblicata una proposta di revisione della Sustainable finance disclosure regulation (anche nota come Sfdr, l’acronimo del regolamento relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari, ndr) all’interno della quale dovrebbe rientrare un sistema di categorizzazione dei prodotti di investimento”. Ma con tempistiche diverse rispetto a quelle finora previste. “Sappiamo che era attesa inizialmente intorno alla metà dell’anno, ma ci aspettiamo uno slittamento a fine 2025, a valle dei vari interventi omnibus. A dicembre si concluderà tra l’altro anche il periodo di transizione dedicato ai benchmark climatici prodotti da paesi terzi”, conclude Asmundo.