- Nel primo giorno del suo secondo mandato da presidente, Donald Trump ha firmato una serie di ordini esecutivi sul clima
- Durante il primo mandato del tycoon, caratterizzato a sua volta da un forte sostegno all’energia fossile, l’Etf iShares Global Clean Energy è cresciuto del 306%
- Debach (eToro): “Mantenere una posizione lunga nell’energia pulita potrebbe rivelarsi una strategia saggia per chi guarda al futuro con ottimismo”
“Trivellare, baby, trivellare”. La frase ripetuta da Donald Trump in ogni comizio elettorale, diventata uno slogan della sua radicale agenda sull’ambiente, torna a risuonare all’alba del suo insediamento alla Casa Bianca. Nel primo giorno da 47esimo presidente degli Stati Uniti, il tycoon ha assestato una serie di duri colpi alla lotta alla crisi climatica. In primis, annunciando il ritiro dall’Accordo di Parigi, il trattato internazionale adottato nel 2015 da circa 200 paesi per limitare il riscaldamento globale ben al di sotto di 2 gradi rispetto ai livelli preindustriali. Una decisione che giunge proprio “mentre gli Stati Uniti sperimentano ancora una volta le conseguenze devastanti degli eventi metereologici estremi”, osserva il Forum per la finanza sostenibile in un post su LinkedIn. “Siamo di fronte a un paradosso: si aggrava la crisi climatica e, contemporaneamente, diminuisce il consenso sociale e politico nei confronti delle politiche di mitigazione e adattamento”, prosegue la nota.
Trump abbandona l’Accordo di Parigi
La fretta del miliardario nel ratificare l’ordine esecutivo ha contribuito a sollevare una nube di timori. E non è stata l’unica mossa di questo tipo. Trump ha dichiarato infatti che eliminerà il ruolo del consigliere per il clima introdotto da Joe Biden, sostituendolo con uno “zar dell’energia” che ridurrebbe la burocrazia per i produttori di petrolio e gas. Inoltre, lunedì la Casa Bianca ha annunciato di voler prendere provvedimenti contro gli “enormi parchi eolici” che, a loro dire, degraderebbero “paesaggi naturali e non al servizio dei consumatori americani”. Il tutto mentre lo scorso anno è passato alla storia come l’anno più caldo mai registrato e il primo a superare la soglia degli 1,5° gradi in più rispetto all’era preindustriale, fissata proprio dagli Accordi di Parigi.
La clean energy sopravvivrà a Trump bis?
Fatte queste premesse, ci si domanda se gli investimenti sostenibili sopravvivranno al Trump bis e, più precisamente, se il settore dell’energia pulita abbia ancora senso come tema di investimento. “È vero, stiamo assistendo a un cambio epocale negli Stati Uniti e a incertezze in Europa, come evidenziato dall’inchiesta del quotidiano olandese De Telegraaf sui fondi dell’Unione europea destinati alle lobby green, ma questi eventi non dovrebbero scoraggiare completamente gli investitori”, osserva Gabriel Debach, market analyst di eToro intercettato da We Wealth.
Energie rinnovabili più efficienti
“I recenti tagli dei tassi d’interesse non hanno (ancora) favorito il settore green, maggiormente indebitato e orientato a flussi di cassa futuri. Tuttavia, ci sono altre forze positive in gioco”, dichiara l’esperto. La transizione verso energie pulite è un processo globale e di lungo termine, anche se potrebbe incontrare rallentamenti nel breve periodo. “Questo processo è sostenuto da una crescente consapevolezza ambientale – oggi in difficoltà ma non per questo dimenticata – e da impegni di sostenibilità a livello internazionale. Inoltre, le innovazioni tecnologiche stanno rendendo le energie rinnovabili sempre più efficienti e competitive, un aspetto da non sottovalutare”, prosegue Debach. Certo, altre fonti come il nucleare stanno attirando maggiore interesse, ricorda l’analista. Tuttavia, la richiesta di energia pulita rimarrebbe forte, spinta dalla necessità di ridurre le emissioni e dall’aumento della consapevolezza ambientale.
L’effetto del primo mandato Trump
Negli ultimi dodici mesi, a titolo esemplificativo l’Etf iShares Global Clean Energy ha registrato un deflusso cumulativo di circa 733,70 milioni di dollari “segno di una tendenza degli investitori a ridurre le loro posizioni, probabilmente a causa della performance negativa e delle incertezze nel settore”, fa presente Debach. Evidenziando però come questa situazione potrebbe presentare un’opportunità per gli investitori a lungo termine. Durante il primo mandato di Trump, caratterizzato a sua volta da un sostegno all’energia fossile, l’Etf iShares Global Clean Energy è cresciuto del +306%. A titolo di confronto, nello stesso periodo l’S&P 500 ha segnato un +70%. Nonostante la posizione anti-clima del tycoon, alla fine la clean energy ha sovraperformato la Borsa americana, oltre che l’Energy Select Sector Spdr Fund (-29%), prevalentemente fossile.
Come investire nella clean energy adesso
“Altri tempi, certamente, ma attenzione a conclusioni affrettate: il passato dimostra che il settore delle energie pulite può performare bene anche in contesti politici sfavorevoli”, dice Debach. “Anche se il supporto finanziario tramite i tassi d’interesse non è stato quello sperato, esistono altre leve che possono influenzare positivamente il comparto. Mantenere una posizione lunga nella clean energy potrebbe rivelarsi una strategia saggia per chi guarda al futuro con ottimismo. Le aspettative più basse potrebbero, in questo contesto, rivelarsi un vantaggio. Un’ottica di diversificazione gioca sempre a favore, soprattutto quando la correlazione tra i settori è negativa, offrendo una protezione contro le fluttuazioni del mercato e potenzialmente migliorando il rendimento complessivo del portafoglio”, suggerisce l’esperto.